Sinossi della 10′ Tavoletta del Libro Perduto di Enki
[B] “Il Diluvio”
Questo è ora il racconto del Diluvio che infuriò sulla Terra e di come gli Anunnaki fuggirono via e di come Ziusudra sopravvisse all’interno della sua barca.
Per giorni interi prima del Giorno del Diluvio la Terra rombava, gemeva, come se soffrisse.
Per notti intere prima che la calamità si avventasse sulla Terra, Nibiru nei cieli era una stella risplendente.
Poi di giorno calò il buio, di notte la Luna sembrava essere stata ingoiata da un mostro.
La Terra iniziò a tremare, agitata da una forza di attrazione fino ad allora sconosciuta.
Nel chiarore dell’alba una nube scura sorse dall’orizzonte.
La luce della mattina si trasformò in oscurità, come se fosse velata dall’ombra della morte.
Poi esplose il suono del rombo di un tuono, i lampi accesero i cieli.
Partiamo! Partiamo! Utu dette il segnale agli Anunnaki.
Rannicchiati nelle barche celesti, gli Anunnaki furono sollevati verso il cielo.
Da Shurubak, distante diciotto leghe, Ninagal scorse il fulgore delle eruzioni.
Chiudi! Chiudi il portello! Ninagal urlò a Ziusudra.
Insieme tirarono giù la botola che chiudeva il portello.
La barca era a tenuta stagna, completamente sigillata; al suo interno non un raggio di Sole vi penetrava.
Quel giorno, quel giorno indimenticabile, con un tremendo boato il Diluvio ebbe inizio.
Nella Terra Bianca, nelle viscere della Terra, le fondamenta della Terra tremavano.
Poi con un rombo, pari a migliaia di tuoni, la coltre ghiacciata scivolò via dalle sue fondamenta.
Era spinta via dalla forza di attrazione invisibile della rete di Nibiru, nel mare del sud si andava a schiantare.
Una lastra di ghiaccio si frantumava contro un’altra.
La superficie della Terra Bianca si sgretolava come il guscio rotto di un uovo.
All’improvviso un’onda di marea si sollevò, il muro d’acqua raggiunse i cieli.
Una tempesta, con una violenza mai vista prima, iniziò a ululare dal cuore della Terra.
I suoi venti spingevano il muro d’acqua, l’onda di marea volgeva verso nord.
II muro di acqua correva verso nord, ormai già minacciava le terre dell’Abzu.
Da lì viaggiò poi verso le terre abitate, invase l’Eden.
Quando l’onda di marea, il muro di acqua, raggiunse Shurubak, l’onda di marea sollevò dagli ormeggi l’imbarcazione di Ziusudra.
La sballottò e, come un abisso d’acqua, la ingoiò.
Pur se completamente sommersa, la barca resistette, nemmeno una goccia di acqua penetrò al suo interno.
Fuori l’onda della tempesta colse di sorpresa la gente, come in un duello mortale la sconfisse.
Nessuno fu in grado di vedere il suo vicino, il terreno svanì, tutto venne ingoiato dalle acque.
Tutto ciò che un tempo era stato sul terreno fu spazzato via dalle acque impetuose.
Prima che il giorno finisse, il muro di acqua, acquistando velocità, ingoiò le montagne.
Nelle loro barche celesti gli Anunnaki orbitavano intorno alla Terra.
Affollando gli scompartimenti, si rannicchiarono contro le paratie esterne.
Si sforzavano di vedere cosa accadeva alla Terra, proprio lì sotto di loro.
Dalla barca celeste nella quale era, Ninmah gridò come una donna in travaglio:
Le mie creature riempiono le acque come libellule annegate in uno stagno.
Ogni forma di vita è stata spazzata via dall’ondata del mare in tempesta! Così piangeva e gemeva Ninmah.
Anche Inanna, che era con lei, piangeva e gemeva.
Tutto ciò che è sotto di noi, tutto quanto aveva vita si è tramutato in argilla!
Così piangevano Ninmah e Inanna; piangevano, lasciando libero sfogo al loro dolore.
Nell’altra barca celeste gli Anunnaki erano umiliati alla vista della furia irrefrenabile.
Con sgomento in quei giorni furono testimoni di una forza più grande della loro.
Avevano fame dei frutti della Terra, avevano sete dell’elisir fermentato.
I giorni andati, ahimè, si sono trasformati in argilla! Così si dicevano gli Anunnaki.
Dopo l’immensa ondata di marea, che spazzò la Terra, le chiuse dei cieli si aprirono e una pioggia torrenziale si abbatté sulla Terra.
Per sette giorni le acque che venivano dall’alto si mescolarono alle acque nella Grande Terra Inferiore.
Poi il muro di acqua, avendo raggiunto il suo limite, cessò l’attacco.
Ma per quaranta giorni e quaranta notti le piogge continuarono a cadere dai cieli.
Dai loro punti di osservazione gli Anunnaki guardarono in basso: laddove un tempo c’era terra asciutta, ora si stendeva un mare di acqua.
Laddove un tempo le montagne svettavano verso il cielo, ora le loro cime spuntavano come isole nel mare.
E tutto ciò che viveva sulla terraferma perì nella valanga delle acque.
Poi, come al Principio, le acque si riunirono nei loro bacini.
Rollarono avanti e indietro, giorno dopo giorno; il livello dell’acqua si abbassò.
Poi quaranta giorni dopo che il Diluvio aveva imperversato sulla Terra, anche le piogge si arrestarono.
Dopo quaranta giorni Ziusudra aprì il portello della barca, per capire dove si trovava.
Era un giorno luminoso, soffiava una brezza gentile.
Tutta sola, senza nessun altro segno di vita, la barca dondolava in un mare sconfinato.
L’umanità e ogni forma vitale erano scomparse dalla faccia della Terra.
Nessun altro oltre a noi è sopravvissuto, ma non vi è terraferma sulla quale posare il piede!
Questo disse Ziusudra ai suoi familiari, seduto in preda allo sconforto.
In quel momento Ninagal, nominato da Enki, diresse la barca verso le vette gemelle di Arrata.
Costruì una vela e condusse la barca verso il Monte della Salvezza.
Ziusudra era impaziente; fece uscire gli uccelli che erano a bordo.
Li mandò in ricognizione, per vedere se c’era terra asciutta, se c’era vegetazione.
Inviò una rondine, inviò un corvo; entrambi fecero ritorno alla barca.
Fece volare fuori una colomba, con un ramoscello nel becco alla barca tornò!
Così Ziusudra seppe che la terra asciutta era emersa dalle acque.
Dopo alcuni giorni la barca si arenò contro alcune rocce:
Il Diluvio è finito siamo giunti al Monte della Salvezza! Così Ninagal disse a Ziusudra.
Aprendo il portello a chiusura stagna, Ziusudra emerse dalla barca. Il cielo era sereno, il Sole splendeva, una brezza leggera soffiava.
In fretta esortò moglie e figli a uscire all’aperto.
Lodiamo il dio Enki, il dio Enki ringraziamo! Così disse loro Ziusudra.
Insieme ai suoi figli raccolse delle pietre, con loro eresse un altare.
Poi sull’altare accese un fuoco, fece un fuoco con incenso aromatico.
Scelse un agnello, uno senza macchia, per il sacrificio.
E sull’altare offrì in sacrificio l’agnello a Enki.
Fu allora che Enlil, dalla sua barca celeste inviò un messaggio a Enki:
Dalle barche celesti scendiamo sulla vetta a bordo dei Turbini di Vento del Monte Arrata.
Potremo così valutare la situazione, stabilire il da farsi!
Mentre gli altri, a bordo delle barche celesti, continuavano a orbitare intorno alla Terra, Enlil ed Enki nei Turbini di Vento discesero sulla vetta dell’Arrata.
I due fratelli si vennero incontro sorridendo, con gioia si abbracciarono.
Poi Enlil fu incuriosito dall’odore del fuoco e della carne arrosto. Cos’è questo? Così chiese urlando al fratello.
Qualcuno è forse riuscito a sopravvivere al Diluvio?
Andiamo a vedere! Gli rispose docilmente Enki.
Nei loro Turbini di Vento volarono verso l’altra vetta dell’Arrata.
Scorsero l’imbarcazione di Ziusudra, discesero nei pressi dell’altare da lui eretto.
Quando Enlil scorse i superstiti, fra i quali anche Ninagal, la sua furia non ebbe limiti. Tutti i Terrestri dovevano perire! Così urlò con collera. Infuriato così si rivolse a Enki: era pronto a uccidere il fratello con le sue stesse mani.
Non è un semplice mortale, è mio figlio! Urlò allora Enki additando Ziusudra. Per un momento Enlil esitò. Hai infranto il giuramento!
Così disse poi urlando a Enki. Ho parlato alla parete di canne, non a Ziusudra! Così gli rispose Enki.
Raccontò poi a Enlil della visione avuta in sogno. A quel punto, avvisati da Ninagal, Ninurta e Ninmah toccarono terra a bordo dei loro Turbini di Vento. Dopo aver udito il racconto degli eventi, Ninurta e Ninmah non mostrarono alcuna collera. La volontà del Creatore di Tutte le Cose deve dunque essere che l’Umanità sopravviva! Così disse Ninurta a suo padre. Ninmah toccò la sua collana di cristalli, dono di Anu, e su di essa giurò: Giuro che l’annientamento dell’Umanità non si ripeterà mai più! Con toni più dolci, Enlil prese per mano Ziusudra ed Emzara, sua sposa, così li benedisse: Crescete e moltiplicatevi, e del vostro seme riempite la Terra!
Così ebbero fine i Tempi Antichi.