13′ Tavoletta [D] “Ibruum (Abramo)”

Sinossi della 13′ Tavoletta  del Libro Perduto di Enki
[D] “Ibruum (Abramo)”

Questo è ora il racconto della profezia che Galzu fece in sogno a Enlil: riguardava la supremazia di Marduk, come scegliere un uomo che sopravvivesse a una calamità.

Dopo che Marduk divenne Amon, la sovranità si disintegrò nella Seconda Regione, al suo posto regnarono disordine e confusione.
Dopo la distruzione di Agade, nella Prima Regione c’era disordine, la confusione regnava.
Nella Prima Regione la sovranità era in subbuglio, si spostava dalle Città degli Dèi alle Città degli Uomini.
La sovranità si spostava a Unug–ki, Lagash, Urim, Kish, Isin e in luoghi lontani.
Poi Enlil, consultandosi con Anu, depose la sovranità nelle mani di Nannar.
La sovranità venne garantita per la terza volta a Urim, nella cui terra stava l’Oggetto Celeste Luminoso.
A Urim, Nannar nominò re un Giusto Pastore, Ur–Nammu era il suo nome.
Ur–Nammu decretò l’uguaglianza nelle terre, pose fine a violenza e a lotte, in tutte le terre abbondava la prosperità.
Fu a quei tempi che di notte Enlil ebbe una visione: gli apparve l’immagine di un uomo, era risplendente come i cieli.
Quando si avvicinò e si fermò accanto al letto di Enlil, Enlil riconobbe in lui Galzu, l’uomo dai capelli bianchi!
Teneva nella mano sinistra una tavoletta di lapislazzuli; su di essa erano disegnati i cieli stellati.
I cieli erano divisi nei dodici segni delle costellazioni, Galzu li indicò con la mano sinistra.
Galzu spostò il dito dal Toro all’Ariete; per tre volte ripetè il gesto.
Poi, nella visione, Galzu parlò a Enlil e così gli disse:
II tempo giusto di benevolenza e pace sarà seguito da atti malvagi e da spargimento di sangue.
In tre porzioni celesti, l’Ariete di Marduk sostituirà il Toro di Enlil.
Colui che si è da solo proclamato Dio Supremo, avrà la supremazia sulla Terra.
Si verificherà una calamità senza precedenti, decretata dal Fato!
Come al tempo del Diluvio, si deve scegliere un uomo giusto e degno.
Grazie a lui e al suo seme, l’Umanità Civilizzata sarà conservata così come era nelle intenzioni del Creatore di Tutte le Cose!
Così Galzu, emissario divino, disse a Enlil nel corso della visione.
Quando Enlil si risvegliò dalla visione notturna, non vi erano tavolette accanto al suo letto.
Si è trattato forse di un oracolo celeste oppure ho immaginato tutto nel mio cuore? Così si chiedeva Enlil.
A nessuno dei suoi figli, nemmeno a Nannar, neppure a Ninlil raccontò della visione.
Fra i sacerdoti nel tempio di Nibru–ki, Enlil chiese l’aiuto dei saggi celesti.
Il sommo sacerdote gli indicò Tirhu, un sacerdote oracolo.
Discendeva da Ibru, nipote di Arbakad, era la sesta generazione di sacerdoti di Nibru–ki.
Avevano contratto matrimoni misti con le figlie reali dei re di Urim.
Vai tu stesso al tempio di Nannar a Urim, osserva i cieli per il tempo celeste: di settantadue anni della Terra è il conto di una Porzione Celeste, annota attentamente il passaggio di tre di esse!
Questo disse Enlil a Tirhu, il sacerdote, gli fece contare il tempo come da profezia.

Mentre Enlil rifletteva sulla visione e sui segni premonitori, Marduk andava di terra in terra.
Annunciava alla gente della sua supremazia, il suo scopo era quello di raccogliere seguaci.
Nelle terre del Mare Superiore e nelle terre confinanti con Ki–Engi, Nabu, figlio di Marduk, incitava la gente; progettava di conquistare la Quarta Regione.
Scontri si verificavano fra gli abitanti dell’ovest e gli abitanti dell est.
I re formavano schiere di guerrieri, le carovane cessarono di viaggiare, furono innalzate mura intorno alle città.
Sta accadendo proprio quanto aveva profetizzato Galzu! Così si diceva Enlil in cuor suo.
Enlil pose il suo sguardo su Tirhu e sui suoi figli, di nobili origini.
Questo è l’uomo da scegliere, indicato da Galzu! Così Enlil si disse.
Senza rivelare la sua visione a Nannar, Enlil così gli disse:
Nella terra fra i fiumi, da dove era giunto Arbakad, fonda una città come Urim.
Una dimora lontano da Urim edificala per te e per Ningal.
Nel suo centro poni un santuario e nomina suo custode il Sacerdote Principe Tirhu.
In rispetto delle parole di suo padre, Nannar fondò la città di Harran, nella terra di Arbakad.
Inviò Tirhu, affinché fosse sommo sacerdote nel suo santuario, la sua famiglia lo seguì.
Quando furono completate due Porzioni Celesti delle tre profetizzate, Tirhu si recò ad Harran.
A quel tempo nelle terre occidentali Ur–Nammu, la Gioia di Urim, cadde dal suo carro e morì.
Sul trono di Urim gli successe suo figlio Shulgi; Shulgi era pieno di viltà e aveva sete di battaglie.
A Nibru–ki si unse come sommo sacerdote, a Unug–ki cercò le gioie della vulva di Inanna.
Non riconoscente a Nannar, arruolò nel suo esercito guerrieri che provenivano dalle regioni montuose.
Con il loro aiuto invase le terre occidentali, ignorò l’inviolabilità del Centro Controllo Missione.
Mise piede nella sacra Quarta Regione, si proclamò Re delle Quattro Regioni. Per la profanazione Enlil era furioso, Enki parlò a Enlil dell’invasione: I sovrani della tua regione hanno superato ogni limite!
Così amareggiato disse Enki a Enlil. Marduk è l’ispiratore di tutti i guai!
Così Enlil ribatté a Enki. Tenendo ancora per sé la visione, Enlil rivolse la propria attenzione a Tirhu. Su Ibru–Um, il figlio maggiore di Tirhu, Enlil posò il suo sguardo esigente. Ibruum era un discendente di prìncipi, coraggioso e a conoscenza dei segreti sacerdotali.
Gli ordinò di andare a proteggere i luoghi sacri, a proteggere l’ascesa e la discesa dei carri. Non appena Ibruum ebbe lasciato Harran, proprio in quella città giunse Marduk. Anche lui aveva osservato le profanazioni, le considerava come i dolori del travaglio per la nascita di un Nuovo Ordine.

Da Harran, ai confini di Sumer, progettò il suo attacco finale Da Harran, situata al margine dei domini di Ishkur, diresse il sollevamento degli eserciti. Quando furono trascorsi ventiquattro anni terrestri del suo soggiorno ad Harran, Marduk, agli altri dèi, di qualsiasi discendenza, rivolse un accorato appello. Confessando le sue trasgressioni, ma insistendo sul suo potere, così disse loro: Oh, dèi di Harran, oh, grandi dèi che giudicate, apprendete i miei segreti! Indossando la cintura ricordo le mie memorie: sono il divino Marduk, un grande dio, nei miei domini conosciuto come Ra.
Fui mandato via per le mie colpe, tra le montagne ho vagato, per molte terre ho vagabondato.
Da dove sorge il Sole fino a dove tramonta ho vagato, alla terra di Ishkur sono venuto.
Ventiquattro anni sono rimasto ad Harran, ho cercato un oracolo nel suo tempio.
Riguardo al mio trono e al mio Dominio, in quella terra chiesi: Fino a quando?
I tuoi giorni di esilio sono terminati! Così mi ha rivelato l’oracolo nel tempio.
Oh grandi dèi, che determinate il fato, lasciate che io decida il futuro della mia città.
Esagila, il mio tempio, che sia una dimora eterna, insediate un re a Babili.
Nella mia dimora tempio si riuniscano gli dèi Anunnaki, che accettino il mio patto!
Con queste parole Marduk, facendo una confessione e un appello, annunziò agli altri dèi la propria venuta.
Gli dèi Anunnaki furono disturbati e infastiditi dalla sua richiesta di sottomissione.

CONTINUA ==> Sinossi della 13′ Tavoletta  del Libro Perduto di Enki [E] “Il Vento di Ur”

==> LIBRO PERDUTO DI ENKI

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