L’ORO NELLA BIBBIA
Ci sono nell’Antico Testamento vicende che si vanno componendo sotto gli occhi dei lettore e che si presentano nella loro completezza solo dopo ripetute letture.
Così succede per i passi in cui si parla dell’oro, il prezioso minerale. Questa espressione appare in 493 versetti.
La sua presenza è distribuita in vari libri e numerosi capitoli la cui lettura lascia una sensazione strana, una sorta di convinzione che vi sia un che di non detto, di sottaciuto. Si ha l’impressione che nei testi sia contenuto un qualcosa di non dicibile perché sarebbe eclatante e soprattutto inaccettabile per i lettori di un libro considerato sacro e portatore dell’infallibile parola divina.
Eppure qualcosa non convince: l’oro è importante, viene accumulalo e usato, ma forse non tutto e in un modo non così chiaro come il testo vorrebbe far credere.
Già dal secondo capitolo della Genesi si parla di questo metallo, quando viene spiegato dove si trova l’Eden, e ciò nei pressi dei 4 fiumi, Eufrate, Pishon, Ghihon, e Hiddekel: Genesi2,11 “Il nome del primo è Pishon, ed è quello che circonda tutto il paese di Havila, dov’è l’oro; 12 e l’oro di quel paese è buono; quivi si trovan pure il bdellio e l’ònice.”
(Genesi 13,2 – 24,22/34/53 – 41,42 – 44,8)
Nell’Esodo, quando Mosè e il suo popolo si preparano a partire e lasciare definitivamente l’Egitto, Yahweh fa un’osservazione e impartisce una disposizione precisa; dice che non li farà partire “a mani vuote”, ma soprattutto ordina Esodo 3,21 “E farò sì che questo popolo trovi favore presso gli Egiziani; e avverrà che, quando ve ne andrete, non ve ne andrete a mani vuote;
22 ma ogni donna domanderà alla sua vicina e alla sua casigliana degli oggetti d’argento, degli oggetti d’oro e dei vestiti; voi li metterete addosso ai vostri figliuoli e alle vostre figliuole, e così spoglierete gli Egiziani’.
11,2 “Di’ dunque al popolo, che ciascuno dal suo vicino e ciascuna dalla sua vicina si facciano dare oggetti d’argento e oggetti d’oro.”
In sostanza, per un viaggio che ufficialmente doveva durare tre soli giorni, Yahweh fa in modo che il suo popolo esca dal paese con un carico d’oro e di altri metalli. Lui ovviamente sapeva bene che l’uscita sarebbe stata definitiva, in realtà lo sapevano tutti, per cui ci poniamo alcune domande sulle incongruenze di questa situazione:
• Se gli Ebrei, come vuole fare credere la Bibbia, erano schiavi, come potevano pensare di chiedere e ottenere dai propri persecutori oro e altri oggetti fatti di metalli vari? Data l’evidente impossibilità di averlo con semplice richiesta, non è forse corretto pensare che abbiano venduto i loro beni facendosi pagare con oggetti di metallo prezioso?
• Ma gli schiavi possiedono beni liberamente vendibili?
• Questo commercio poteva essersi intrattenuto con il basso popolino o non dobbiamo piuttosto pensare che a disporre di oro in varie forme fossero le classi egizie agiate?
• Se così era, perché la Bibbia non dà conto della reazione degli egizi, che pare abbiano tranquillamente e miracolosamente (?) assecondato le richieste di quella gente che stava per partire?
• Perché caricarsi di un simile peso nella prospettiva di dovere fuggire e avendo la certezza di essere inseguiti?
• Perché caricarsi di un tale peso in prospettiva di fare un viaggio in una landa disabitata nella quale non vi erano certo possibilità d’intrattenere scambi commerciali tali da giustificare un simile accumulo? (Vedremo tra breve la quantità di oro di cui sono arrivati a disporre).
• A che cosa doveva servire dunque?
In Esodo 12 si dice chiaramente che gli Israeliti fecero come Yahweh aveva ordinato e: 35-36 “Or i figliuoli d’Israele fecero come Mosè avea detto: domandarono agli Egiziani degli oggetti d’argento, degli oggetti d’oro e de’ vestiti… Così spogliarono gli Egiziani.”
“Così spogliarono gli Egiziani.” e una volta ottenuto il permesso di partire, si pongono in viaggio e vivono quel famosissimo evento sempre presentato come straordinario e miracoloso.
La massa dei fuggitivi attraversa così il mare di canne [yam suf] in cui si impantanano gli inseguitori, prosegue il cammino e, conseguita la certezza della definitiva libertà, inizia l’organizzazione del campo, degli spostamenti, della vita quotidiana in quell’ambiente nuovo e probabilmente di non facile vivibilità.
Yahweh da parte sua non perde tempo, impartisce una serie di norme atte a regolare, che impone la convivenza e inizia la raccolta dell’oro ordinando al popolo, tramite di Mosè, di fare un’offerta a suo favore.
Per la verità la successione degli eventi relativi alle requisizioni forzose, o donazioni più o meno volontarie, non è sempre chiarissima, ma ciò che conta è la sostanza dell’intera operazione nel suo complesso.
Yahweh chiede espressamente oro, argento e bronzo;
Esodo 25,1 “L’Eterno parlò a Mosè dicendo: Di’ ai figliuoli d’Israele che mi facciano un’offerta;
3 E questa è l’offerta che accetterete da loro: oro, argento e rame;”
richiesta ripetuta in Es 35,5 “Prelevate da quello che avete, un’offerta all’Eterno; chiunque è di cuor volenteroso recherà un’offerta all’Eterno: oro, argento, rame;”
fino a che la quantità consegnata non viene dichiarata sufficiente Es 36,7 “Poiché la roba già pronta bastava a fare tutto il lavoro, e ve n’era d’avanzo.”
Nel frattempo però succede un fatto che il testo non descrive ma capiamo che fa irritare l’Elohim, o forse potremmo dire che Yahweh crea l’occasione per irritarsi: egli rimprovera il popolo, lo definisce di “dura cervice” e gli ordina di privarsi degli ornamenti.
Esodo 33,5 “Infatti l’Eterno avea detto a Mosè: ‘Di’ ai figliuoli d’Israele: Voi siete un popolo di collo duro; s’io salissi per un momento solo in mezzo a te, ti consumerei! Or dunque, togliti i tuoi ornamenti, e vedrò com’io ti debba trattare”
La raccolta dell’oro da parte di Yahweh era evidentemente un esigenza costante.
Vari brani ne descrivono gli utilizzi; dal capitolo 25 al 30 dell’Esodo Yahweh spiegherà come utilizzare tutto quest’oro
(Esodo 25,11/12/13/17/18/24/25/26/28/29/31/36/38/39 26,6/29/32/37/ 28,5/6/8/11/13/14/15/20/22/23/24/26/27/33/34/36 30,3/4/5/ 31,1/4/)
Es 25,23 e segg.: «Farai una tavola per la presentazione dei pani… la ricoprirai d’oro puro e le farai un bordo d’oro… e farai delle traversine e farai a esse un bordo doro… farai quattro anelli d’oro… farai le stanghe in legno d’acacia e le ricoprirai doro… farai in oro puro i piatti, le coppe, le anfore e le tazze…».
Es 25, 31 e segg.: «Farai un candelabro d’oro puro…».
Tutti questi arredi, con le suppellettili annesse, erano destinati alla dimora di Yahweh e al suo utilizzo personale: dovevano essere disponibili ogni volta che decideva di stabilirvisi per un qualche periodo.
Comprendiamo quindi che l’oro aveva una valenza speciale, non certo limitata al suo puro valore di scambio commerciale.
Peraltro non ci sono nell’Antico Testamento testimonianze che documentino scambi con altre popolazioni tanto intensi da giustificare un tale accumulo di ricchezza.
Possiamo intanto pensare che la requisizione del metallo prezioso, unitamente a quella delle altre suppellettili realizzate in argento o bronzo, abbia garantito il raggiungimento di un obiettivo importante: sottrarre la ricchezza a quella gente, concentrarla nelle mani della struttura di comando e togliere così ogni velleità e possibilità concreta di secessioni o abbandoni. Senza valori con cui scambiare le merci come avrebbero potuto procurarsi cibo, granaglie, pagare il transito nei territori occupati da altri, garantirsi autonomamente l’accesso a pascoli o pozzi che non fossero sotto il controllo diretto di Mosè cui erano con ogni probabilità concessi da suo suocero?
Spogliati di tutto non potevano andarsene, erano costretti a seguire quella ricchezza concentrata nella dimora di Yahweh da cui essi dipendevano ((Vaticano???!!!!))
Ma questo potrebbe essere solo uno dei motivi che portò alla spogliazione del popolo.
Non dobbiamo dimenticare che le proprietà tipiche di quel metallo ne possono spiegare anche in altro modo l’importanza: è duttile, malleabile, incorruttibile, non arrugginisce, inalterabile, omogeneo, buon conduttore di calore e di elettricità, non facilita lo sviluppo di batteri sulla sua superfìcie.
Ne possiamo quindi comprendere la scelta preferenziale da parte di un essere come Yahweh che aveva, tra le altre, la necessità di vivere in un ambiente che fosse il più asettico possibile, data la sua natura assolutamente diversa ed estranea rispetto al popolo.
Una diversità che comportava rischi non indifferenti, come ben sa chiunque si rechi a fare viaggi in paesi in cui l’igiene non corrisponde ai canoni cui è abituato.
Per onorare Yahweh fu costruita una dimora stabile e fìssa: il Tempio di Gerusalemme, dove al suo interno era conservata l’Arca dell’Alleanza, e che era slamente a lui riservata. Essa doveva essere rivestita con il prezioso metallo, come ci ricordano alcuni passi biblici:
I Re 6,19/22 “Salomone stabilì il santuario nell’interno, in fondo alla casa, per collocarvi l’arca del patto dell’Eterno…Salomone lo ricoprì d’oro finissimo; ..e ricoprì pur d’oro tutto l’altare che apparteneva al
santuario.”
Segue 6,28/30/32/35
Tobia 13,17: “Le porte di Gerusalemme saranno ricostruite di zaffiro e di smeraldo e tutte le sue mura di pietre preziose. Le torri di Gerusalemme si costruiranno con l’oro e i loro baluardi con oro finissimo. Le strade di Gerusalemme saranno lastricate con turchese e pietra di Ofir.”
• I Re 7,48/49/50/51/ e 2Cr 4,20 e segg.: «Salomone fece preparare tutte le suppellettili del tempio… l’altare d’oro, la tavola d’oro per i pani, i candelabri… i fiori, le lampade, gli smoccolatoi, le patere, i coltelli, i vassoi, le bacinelle, i mortai, gli incensieri, i bracieri, anche i cardini per i battenti erano d’oro… e di oro erano anche le porte interne che conducevano nella navata e nella parte più interna del tempio».
Si trattava forse di creare una specie di camera metallica in cui l’Arca, che abbiamo visto essere probabilmente un generatore o conduttore elettrico, potesse essere contenuta in una sorta di isolamento? Non lo sappiamo, ma l’oro, usato persino e inopinatamente per i cardini delle porte, induce a riflettere.
Per eventuali approfondimenti tecnici rimandiamo ad autori come Volterri, bat Adàm, Barbiero, i cui lavori sono citati in Bibliografìa; noi rimaniamo nel deserto, per tentare di capire le intenzioni di quel “Dio”.
Tornando quindi alla vicenda della fuga dall’Egitto e della permanenza nel Sinai, ci domandiamo:
• Quanto oro hanno accumulato gli Israeliti quando hanno spogliato gli Egiziani, come dice la Bibbia?
La risposta ci è fornita da Es 38,24: “Tutto l’oro che fu impiegato nell’opera per tutti i lavori del santuario, oro delle offerte, fu ventinove talenti e settecentotrenta sicli, secondo il siclo del santuario.”
Il talento aveva un peso variabile dai 34 fino ai 43 kg; ancora più difficoltoso è determinare con precisione il peso del siclo, che poniamo convenzionalmente intorno ai 10 grammi.
Abbiamo dunque 29 talenti di 38 kg circa (un peso medio tra i 34 e i 43) e 1775 sicli di 10 grammi, per un totale approssimativo di 1120 kg di oro!
Sono fuggiti dall’Egitto portando con sé più di una tonnellata d’oro che era anche molto scomodo da stoccare e trasportare, perché non era compattato in lingotti ma lavorato in monili, vasellame e utensili vari.
A questo dobbiamo aggiungere più di 100 talenti d’argento e più di 70 talenti di bronzo, per un totale complessivo (oro, argento e bronzo) di circa 7600 kg: 7 tonnellate e mezza di metalli che quella gente si portava nel deserto in attesa del suo utilizzo.
Metalli regolarmente contabilizzati: nulla doveva sfuggire al controllo del potere esercitato da Yahweh, Mosè e Aronne.
L’importanza dell’oro Yahweh si vede anche in Giosuè quando Dio manda il successore di Mosè a conquistare Gerico:
Giosuè 6,19 “Ma tutto l’argento, l’oro e gli oggetti di rame e di ferro saranno consacrati all’Eterno; entreranno nel tesoro dell’Eterno”.
24 Poi i figliuoli d’Israele diedero fuoco alla città…presero soltanto l’argento,
l’oro e gli oggetti di rame e di ferro, che misero nel tesoro della casa dell’Eterno.
L’ennesimo sterminio comandato dal “Dio Giusto e Onnipotente”, con la conseguente raccolta dei tesori.
Ma di versetti che riguardano l’ORO, la Bibbia ne è piena (http://www.laparola.net/ricerca.php?frase=oro&versione=C.E.I.&brano=gen1%3A1-ap22%3A21&nBraniInizio=51&nBraniFine=100 ), a volte sembra quasi che ne sia ossessionata e come al solito di questo la Chiesa non ce ne parla o al massimo si limita a metaforizzare il suo valore.
Ma cosa centra l’oro con un “Dio” trascendentale fatto di “Spirito” e “Gloria”? A cosa gli serve questo materiale prezioso se a lui interessa solo la nostra Anima??
Forse se proviamo a leggere la Bibbia per com’è senza dargli interpretazioni ecclesiastiche, e ci aggiungiamo un pò di storia antica, riusciremo a capire che “forse” quel “Dio” che ci esalta la Chiesa non è il vero Dio, ma è solo un personaggio antico che ha combattuto per conquistare qualche territorio.
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