I GATTI NELL’ARTE DI TUTTO IL MONDO

I GATTI NELL’ARTE DI TUTTO IL MONDO

I GATTI NELL’ARTE DI TUTTO IL MONDO

Quale, tra i numerosi piccoli felini selvatici che vivono in Europa, Asia, Africa o America, avrà dato origine al gatto domestico? In quale periodo sarà avvenuta la domesticazione? La risposta a queste domande non è ancora sicura: vi sono infatti moltissime ipotesi.

FOSSILE GATTOAlcuni Fossili attestano la presenza del gatto in tempi antichissimi. Ossa di gatto risalenti a 10.000 anni fa, per esempio, sono state ritrovate assieme a quelle di altri animali in una grotta sui Monti Sandia, nel Nuovo Messico. Reperti archeologici di 8.000 anni fa, venuti alla luce nell’Anatolia sud-occidentale, ci dimostrano che a quell’epoca tra l’uomo e il gatto vi era già amicizia. La paleontologia, tuttavia, può accertare la presenza di un animale in un certo periodo, ma non aiuta a stabilire quando iniziò l’addomesticamento.

Arte orientale

In Oriente i gatti hanno sempre goduto di molta considerazione da parte degli artisti, dalla Persia e dall’India fino alla Cina divennero simboli di potere e comando. Man mano che si diffondeva verso est il gatto domestico conquistava un posto nell’arte.

Gatto dell’Antico Egitto.egitto.okkio

statuetta bronzea 722-332 a.C,
statuetta bronzea 722-332 a.C,

Le prime rappresentazioni pittoriche sono quelle che lo immortalano nelle vesti di una divinità, nell’antico Egitto, e da qui probabilmente trae origine il suo atteggiamento altezzoso e impertinente. 
 Animale sacro nell’Antica civiltà Egizia, il gatto veniva venerato e rappresentato, bellissimo e regale, in numerosi manufatti ed opere d’arte. Sono tante le antiche statuette feline provenienti dall’Antico Egitto: alcune di queste erano oggetti votivi, altre delle vere e proprie urne per piccole mummie di gatti. Quella in foto è una statuetta bronzea databile al periodo 722-332 a.C, conservata oggi al Museo Egizio di Torino.La dea Bast, conosciuta anche come dea Bastet, era il simbolo della femminilità nell’antico Egitto.

La dea Bastet o Bast era un’antica divinità della mitologia egizia raffigurata generalmente con il corpo di donna e la testa di gatto: una divinità dai tratti solari, simbolo della vita, della fecondità e della maturità, venerata per la sua forza e la sua agilità. Per ottenere un favore dalla dea Gatta gli Egizi avevano la consuetudine di offrire del pesce prelibato al proprio gatto, che amavano tenere in casa, vezzeggiato e trattato con ogni riguardo.

Talmud Babilonese

Non ci è giunta nessuna testimonianza di pitture o sculture Assiro Babilonesi che attestino o neghino l’esistenza dei gatti in quel periodo: sono stati rappresentati cani, tori e leoni, ma non c’è traccia di questi felini. Solo l’ antico Talmud Babilonese, uno dei testi sacri dell’ Ebraismo, redatto in aramaico nelle accademie rabbiniche della Mesopotamia, tra il III e il V secolo, tra i suoi insegnamenti civili e religiosi parla delle ammirevoli qualità dei gatti e ne incoraggia l’allevamento “per aiutare a mantenere pulite le case”.

Arte Araba

MUEZZAI musulmani tenevano il gatto in grande considerazione perché animale di Maometto, secondo un’antica leggenda. Le immagini dei gatti provenienti dal Medio Oriente sono molto rare perché l’Islam non ammette il concetto di arte figurativa. Nei dipinti di anonimi artisti ottomani del Trecento sono raffigurati gatti domestici in scene della Bibbia ma in ruoli secondari. Nell’arte orientale i gatti più ritratti sono quelli bicolore e gli squama di tartaruga con bianco, probabilmente perché i preferiti dai viaggiatori dell’epoca.

In Indiashashthi gatto

In India il gatto è simbolo di nobiltà e ricchezza. La maggior parte delle opere artistiche che ritraggono questi felini sono di natura religiosa, come ad esempio un’opera che ritrae la dea della fertilità Shashthi  a cavallo di un gatto.

In Thailandia

I thailandesi hanno sempre amato i gatti tanto che dipingevano magnifiche scene su papiri per illustrarne la varietà di colori e forme. Le numerose copie manoscritte dei Cat Book Poems, risalenti al Cinquecento, rappresentano gatti pointed e dai tanti colori.
Cat Book PoemsDurante la Dinastia Sung (960/1279) i gatti comparvero per la prima volta nell’arte cinese come simbolo di corte e prestigio, come nell’opera “Commedia Primaverile” in un giardino Tang che raffigura micetti che giocano tra i fiori. Nel Cinquecento il gatto diventò un soggetto comune negli smalti e nelle lampade di porcellana.

gatti giapponeIn GiapponeCatsTokaidoKUNIYOSHI

Nei dipinti e nelle xilografie dell’antico Giappone compaiono i gatti a squama di tartaruga in compagnia di bellissime donne. L’artista più rappresentativo fu Utagawa Kuniyoshi (1797/1861) che dipinse gatti con estrema precisione, la sua opera più celebrè Cinquantatre stazioni di Tokaido, dove ogni stazione è rappresentata da un gatto.

Nell’arte Americana

Nelle opere americane il gatto non era che una figura secondaria presente occasionalmente in quadri d’arte popolare. Daniel Merlin (Francia, 1861-1933)Ma l’inizio del Novecento segnò una nuova era, gli artisti americani scelsero spesso proprio i felini come soggetti delle loro opere. In America verso la fine dell’Ottocento il gatto non è più simbolo di paganesimo ma diventa simbolo di bellezza e modernità. I gatti sono ritratti nelle opere spesso in compagnia di bambini. L’opera più famosa a tema felino è Cats and Kittens di Daniel Merlin (Francia, 1861-1933) che raffigura una scena domestica con una gatta e i suoi cuccioli.

Nell’arte Europea

In epoca greco-romana i gatti passarono in secondo piano dopo leoni e tigri.

Cipro

E’stata scoperta una tomba risalente al 7.500 a. C. nella quale fu seppellito un gatto selvatico accanto a un essere umano.

Erotodo e Antica Grecia

gatto greciaNell’ antica Grecia il ruolo del gatto non fù mai così importante come quello del leone o del cane. Il gatto si ritagliò però un piccolo spazio nella letteratura greca di Erotodo (484-430 a. C.) che lo descrisse con senso favolistico e gusto estetico. Erotodo raccontò anche l’arrivo e la diffusione dei gatti in Grecia grazie ad abili mercanti che li rapirono agli egiziani causando non pochi incidenti diplomatici tra i due paesi. Persi i privilegi ed il suo ruolo divino, arrivando in Grecia il gatto venne apprezzato più come animale curioso, da compagnia, ma non come animale da utilità, poichè per la caccia ai topi si preferivano le piccole e fameliche donnole, solo più tardi si capì che il gatto poteva essere più adatto a questo scopo.

Antica Roma

Se i Greci furono i primi ad importare il gatto dall’Egitto, i Romani lo conobbero molto più tardi, ma ne seppero apprezzare subito le doti sia come animale da lavoro che da compagnia. In particolare negli scavi di Ercolano e Pompei, importanti città di epoca romana, sono stati rinvenuti resti di ogni genere di animale, ma non del gatto a dimostrazione che i felini, animali arguti, fuggirono alle prime avvisaglie del terremoto, mettendosi in salvo. Ma la loro esistenza è testimoniata dal ritrovamento di un mosaico che raffigura un gatto mentre afferra un volatile.

gatto pompei
Gatto della Casa del Fauno

 

Su un pannello musivo rinvenuto della casa del Fauno di Pompei, risalente al II secolo a.C., oggi al Museo Archeologico di Napoli, un piccolo gatto, in una forma antica di natura morta, azzanna un volatile per divorarlo. Piccolo e agile, il felino di epoca romana sta in realtà rubando dalla dispensa la cacciagione, ma è qui rappresentato con occhi dolci e con tenerezza che suggeriscono l’amore e l’indulgenza per il gatto, ormai già animale domestico.

Antica Francia

Gatto e nimismatica 1I GATTI NELL'ARTE DI TUTTO IL MONDONumismatica: Medaglia francese del 1968 con gatto. Sul dritto è rappresentato il muso di un gatto in basso rilievo visto di fronte. Sul retro è raffigurato un gatto in primo piano che doma un cobra. Sullo sfondo si stagliano le piramidi con i due simboli del sole e della luna e la scritta “Ami du Soleil Venu de la Nuit des Temps”.

Alcune tradizioni del Nord Europa prevedevano il seppellimento di gatti,vivi, nelle fondamenta della casa, in modo che il loro spirito potesse poi vegliare su chi abitava all’interno delle mura e in Polonia erano arsi vivi durante alcune cerimonia nuziali, come simbolo di buon augurio.


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FONTE ==>> http://www.tuttosuigatti.it/arte.html
FONTE ==>> http://www.veterinariogennaro.it/news.php?id=36
FONTE ==>> http://www.fanpage.it/i-gatti-piu-famosi-della-storia-dell-arte/
FONTE ==>> http://web.tiscali.it/acquabranda/origini_e_storia_del_gatto.htm

I GATTI NELLE EPOCHE

I GATTI NELLE EPOCHE

I GATTI NELLE EPOCHE

Origine del gatto domestico

Il gatto domestico ha origini africane ed è autorevole membro dei Felidi, probabile risultato dell’incrocio tra il Felis Sylvestris e il Felis Lybica. Appartiene ai mammiferi, all’ordine dei carnivori, alla famiglia dei felini, al genere Felis, alla specie Felis catus. Quando si insediò nell’Egitto dei Faraoni il gatto aveva sulle spalle cinquanta milioni di anni di vita e di esperienza ma di tutta la famiglia dei Felidi è il solo rappresentante ad aver accettato di convivere con l’uomo. Per questo il nome scientifico del gatto è “Felis domestica”. Una volta che l’uomo ne ha capito l’utilità il gatto è diventato presenza importante nella società, soprattutto per la caccia ai topi, portatori di epidemie.

50 Milioni di Anni Fa

MiacisCinquanta milioni di anni fa viveva un animale selvatico dal corpo allungato e dalle zampe corte denominato dalla scienza Miacis. Questa specie era l’antenato del gatto, del cane e dell’orso. Da una ramificazione di questa famiglia, oggi estinta, si è sviluppato il genere Felis al quale appartiene il gatto. Dal gruppo di questi Felidi e con la conseguente sua evoluzione si è sviluppato un felino chiamato Dinictis, un autentico gatto simile a quello moderno, ma di proporzioni più grandi, dalla forte dentatura e dal cervello non molto sviluppato. Attraverso lo studio di alcuni reperti si fa risalire la comparsa del Gatto Dinictis in alcune aree della terra a circa 10 milioni di anni fa, ancor prima dunque dell’apparizione dell’uomo, del cane, del cavallo, del bue, del maiale. Quando però questi animali iniziarono a far parte della vita dell’uomo nella preistoria, del gatto non si percepiva ancora la presenza. Il gatto continuava ad evolversi autonomamente, in modo indipendente senza lasciarsi schiavizzare. Nel momento in cui nel corso dei secoli il gatto si è avvicinato all’uomo lo ha fatto ad alto livello da “signore di corte”.

25 Milioni di Anni Fa

Smilodon_fatalis_SergiodlarosaCompare lo Smilodon detto anche “gatto con i denti a sciabola”, animale considerato antenato del gatto anche se somigliante di più ad una tigre che ad un gatto per la sua lunghezza superiore anche al metro. In Nord America furono trovati molti scheletri di Smilodon, esemplare di mammifero con denti grossi e cervello piccolo, diretto discendente dell’evoluzione dei “Titanotheres”, mammiferi del primo Cenozoico.

18 Milioni di Anni Fa

Pseudaelurus-11

Lo “Smilodon” si evolse in “Pseudaelurus”, molto più simile nell’aspetto al gatto dal quale derivò poi il primo animale moderno del genere Felis da cui discendono tutti i gatti: “l’Acinonyx“.

10 Milioni di Anni Fapallas

Nelle foreste iniziarono a vedersi felini come il leone, le tigri ed i leopardi mentre tra i primi gatti moderni comparve il Martelli, oggi estinto, e il gatto di Pallas”, esemplari con un corpo simile a quello degli attuali gatti con un cervello grande.

Tra i 900.000 ed i 600.000 Anni Fa

Nelle foreste c’era il Felis Silvestris, gatto selvatico europeo, dal carattere riservato e selvatico. Con le glaciazioni si spinse verso le regioni più interne diminuendo le sue dimensioni. Con il ritirarsi dei ghiacci questo gatto rimase isolato nei vari continenti. In Africa diventò Gatto del Deserto e Gatto Selvatico Africano, in Asia Gatto del Deserto Cinese e Gatto della Giungla. Mentre il gatto selvatico Europeo rimase a debita distanza dall’uomo, il gatto selvatico africano, Felis Lybica, iniziò ad avvicinarsi anche ai centri abitati, ragion per cui si pensa sia il gatto selvatico africano, originario della valle del Nilo, il progenitore dell’attuale gatto domestico.Tra i 900.000 ed i 600.000 Anni Fa

Nel 3000 a.C.

Questo antico animale intraprende il suo alto e dignitoso rapporto con l’uomo, facendosi persino divinizzare dagli antichi egizi. Gli antichi Egizi erano convinti che alcune divinità assumessero le sembianze del gatto e i grandi sacerdoti dal comportamento del gatto traessero messaggi divini. Era il Felis Lybica, il primo esemplare non ancora del tutto civilizzato ma molto vicino ad esserlo. Gli fu attribuito un nome onomatopeico “Mau”. Nel III millennio a.C. nasce l’Identità Domestica del gatto.

Dall’Egitto, alla Grecia, all’Europa, all’Asia

Tramite i contatti commerciali con gli Egizi il gatto fu conosciuto dai Greci. Allora in Europa i topi venivano combattuti dalle donnole e dalle puzzole, animali selvatici poco gradevoli.
Quando si scoprirono le qualità del gatto, bello, domestico, pulito, inodore e ottimo cacciatore, in Grecia lo avvolsero con entusiasmo. Siccome gli Egizi non vendevano i gatti perché considerati divini, i Greci furono costretti a rubarne cinque o sei coppie per portarle in patria.
Dopo qualche anno furono in grado di vendere gatti ai Romani, ai Galli, ai Britanni.
Dall’Egitto così il gatto arrivò in tutta Europa e in Asia.
In Giappone il gatto fu apprezzato per la sua bellezza e come simbolo di pace e fortuna. Anche gli Arabi ben presto iniziarono ad accogliere il gatto con stima e rispetto. Amato e divinizzato dagli Egizi, tenuto in alta considerazione estetica e spirituale in Asia, utilizzato e difeso in Europa, il gatto era tuttavia atteso da un periodo drammatico: il Medioevo.
In questo periodo venne coinvolto in stragi e persecuzioni perché considerato simbolo del Demonio e delle streghe.

Il Gatto e la Superstizione nel Medioevo

Gatti medioevoDurante il Medioevo i gatti furono solitamente temuti e odiati, soprattutto a causa delle loro abitudini notturne e solitarie, per le quali si credeva fossero degli inviati del demonio sulla terra. Nella mentalità popolare i gatti, soprattutto se neri, erano considerati animali satanici al servizio di streghe e fattucchiere. Questo accostamento con l’occulto e la stregoneria è stato responsabile di molti atti di crudeltà e persecuzione nei confronti dei gatti che subirono ingiustamente atroci sevizie e torture di ogni sorta, condividendo spesso il martirio con i loro padroni.

Nel ‘700

Demonizzato dalla Chiesa cattolica fin dal Medioevo il gatto dovette aspettare il Settecento per occupare un posto di rilievo nell’arte europea.
In epoca medievale infatti il gatto era visto come simbolo del maligno e compare in miniature di origine pagana più che cristiana. Nell’arte cristiana il gatto simboleggia l’inganno e il peccato come raffigura il Ghirlandaio e il Tintoretto nelle loro rappresentazioni dell’Ultima Cena dove il gatto si trova ai piedi di Giuda. Nella xilografia “Adamo ed Eva” di Durer il gatto viene associato ad Eva come simbolo di malvagità e peccato. Nel Settecento cambia lo stereotipo del gatto come immagine del peccato e compare nelle nature morte di J.B. Chardin dove viene evidenziata la golosità e l’opportunismo dei gatti. Nelle contemporanee stampe di W. Hogart vengono mostrati gli abusi fatti sui gatti dall’uomo. Il Tiepolo invece ne sottolinea la sensualità e frivolezza. Leonardo da Vinci prima e J.B.Oudry dopo raffigurano il gatto con estremo realismo e precisione. (( PER VEDERE LE OPERE CLICCA QUI))

Nell’800

PRIMA ESPOSIZIONE GATTI LONDRA 1871Nel 1800, superate le stragi del Medioevo, comincia il riscatto del gatto che torna ad essere un animale da compagnia, compagno dell’uomo e apprezzato per la sua bellezza e regalità tanto che ebbero inizio anche le Prime Esposizioni, la prima a Londra il nel 1871.
L’Ottocento vede emergere l’interesse per i ritratti di gatti soprattutto tra i pittori olandesi così come l’attenzione per il loro comportamento. La sensualità del felino sarà invece al centro della pittura degli impressionisti come Renoir e Manet, ad esempio nell’opera Olympia dove una prostituta è raffigurata accanto al gatto.

Nel ‘900

david-hockney-mr-and-mrs-clark-and-percy (1)Nel Novecento rinasce l’attenzione dell’arte verso il mondo felino. Gli espressionisti come F. Marc esasperano e stilizzano alcuni aspetti del comportamento dei gatti mentre in opere di P. Picasso vengono messe in luce le doti da predatore. Pittori surrealisti come l’inglese Leonora Carrington sono attratti dal fascino mistico del gatto. Marc Chagall combina invece l’arte popolare russa con le influenze di Parigi dando una interpretazione più personale. Il gatto più famoso dell’arte contemporanea è il bianco protagonista di “Mr and Mrs Clark and Percy”, opera molto amata dal pittore britannico David Hockney.


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FONTE ==>> http://www.tuttosuigatti.it/arte.html
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GATTI E ARTE

GATTI E ARTE

GATTI E ARTE

I gatti sono apparsi nella storia dell’arte sin dall’antichità. La simbologia associata al felino ed i suoi significati positivi o negativi, le superstizioni e i misteri legati a lui sono cambiati nel corso dei secoli, ma la rappresentazione dell’animale non è mai mancata, forse perché in fondo, oggi come ieri, i gatti piacciono tanto e piacciono a tutti.

Augusto_sfondo_trasparenteLa Gatta dell’Imperatore Ottaviano Augusto

Nell’anno 10 a. C. l’ imperatore romano Ottaviano Augusto mentre stava dettando ai suoi liberti le sue memorie, si abbandonò ad una insolita manifestazione di ammirazione per la sua gatta:

“La mia gatta dal pelo lungo e dagli occhi gialli, la più intima anima della mia vecchiaia, il cui amore per me è sgombro da pensieri possessivi, che non accetta obblighi più del dovuto….E’ mia pari come pari agli dei, non mi teme e non se la prende con me, non mi chiede di più di quello che sono felice di dare…. Com’è delicata e raffinata la sua bellezza, com’è nobile e indipendente il suo spirito; com’è straordinaria la sua abilità di combinare la libertà con una dipendenza restrittiva”.

La gatta di Maometto 600MUEZZA

Maometto, profeta dell’Islam, possedeva una bellissima gatta di nome Muezza alla quale era molto affezionato e che gli riposava sempre accanto. La leggenda narra che un giorno la gatta si fosse addormentata sulla manica dell’abito del profeta; Quando la campana suonò l’ora della preghiera e Maometto si dovette alzare, non volendo svegliarla, preferì tagliare il lembo della sua veste sul quale Muezza era sdraiata e si recò a pregare.

Il Gatto di Otranto

Gatto di otrantoUn Mosaico raffigurante un gatto rossiccio si trova nella Cattedrale di Otranto. Esso fa parte di un ciclo che decora interamente il pavimento dell’edificio religioso, voluto nel 1163/1165 dal vescovo della città ed eseguito dal monaco Pantaleone
L’esecuzione del Gatto di Otranto perde quella perfezione raggiunta con i romani e dimenticata a seguito delle orde barbariche, a vantaggio di una resa più semplicistica e stilizzata. L’animale è stato in alcuni punti “umanizzato”: le zampette sembrano mani, gli occhi sembrano quelli di un uomo, addirittura su due zampe indossa un paio di calzature.

I Gatti in uno studio di Leonardo da Vincigatti da vinci

Nel Rinascimento il gatto riacquisì la sua dignità come animale da compagnia nell’ambito di una rivalutazione a carattere scientifico di tutti gli animali. Anche Leonardo da Vinci, agli inizi del XVI secolo, dedicò parte della sua geniale attenzione agli atteggiamenti e al comportamento dei gatti lasciandoci uno studio molto affascinante. Nei suoi disegni rappresentò il gatto in tutte le sue movenze ed espressioni svelandone nel contempo carattere e temperamento e definendolo un capolavoro della natura.

Trittico del Giardino delle Delizie – Hieronymus Bosch.

Trittico del Giardino delle Delizie – Hieronymus BoschUn po’ grottesco e buffo, il gatto del pittore fiammingo Bosch ha appena catturato un rettile e lo porta via stringendolo tra i denti. Il felino boschiano abita il Paradiso Terrestre: l’artista lo rappresenta infatti nell’Eden del Trittico del Giardino delle Delizie (1480-1490), al Museo Prado di Madrid, proprio vicino alle figure di Adamo, Dio ed Eva, a rappresentare probabilmente la tentazione, in quanto nel Medioevo il gatto era associato a figure diaboliche.

Annunciazione – Lorenzo Lotto.Annunciazione – Lorenzo Lotto

Il gatto con la schiena inarcata nel dipinto di Lorenzo Lotto del 1534, oggi conservato a Recanati, evoca un essere diabolico e negativo: infatti il felino, al gesto di Annunciazione dell’arcangelo Gabriele, fugge a nascondersi, il che simboleggia la sconfitta del male. Al contempo è innegabile che qui il gatto funga anche da elemento ironico e familiare all’interno della scena sacra.

Natura morta con gatto e pesce –  Jean-Baptiste-Siméon Chardin.Natura morta con gatto e pesce

Il gatto dipinto da Chardin nel 1728 è un discreto e attento ladruncolo, che nella tipica atmosfera elegante del pittore francese sta per rubare un grosso trancio di pesce. Il felino qui torna ad essere inserito nella realtà di tutti i giorni: Chardin, maestro delle nature morte, ricercava la bellezza negli aspetti comuni e quotidiani; non è una caso che molti suoi dipinti rappresentino felini.

Olympia – Eduard Manet.

Edouard Manet OlympiaNero con gli occhi gialli, provocatorio e inquietante è il gatto rappresentato ai piedi di Olympia, la prostituta dipinta da Manet nel 1863 sulla tela delle collezioni del Musée d’Orsay. Il quadro rappresenta un’eccezione in quanto il felino è visto di nuovo come attributo demoniaco, simbolo in questo caso dell’estrema libertà e della famelicità della donna.

Bambina con gatto (Julie Manet) – Pierre Auguste Renoir.Bambina con gatto (Julie Manet)

Nel 1887 Renoir dedica un ritratto alla nipote del collega pittore Manet. In questa tela del Musée d’Orsay il gatto è finalmente e totalmente riabilitato: già dal ‘600 infatti, con le dovute eccezioni, il gatto diventa tipico animale domestico da compagnia e nel 1800 le sue rappresentazioni pittoriche rendono pienamente quest’idea. Il micio di Julie Manet, che lei abbraccia disteso sul suo grembo, è buffo, tenerissimo, dal pelo morbido e dal carattere dolce: quasi sorride e fa le fusa, avrebbe avuto un successo strepitoso sui social network!

Chat noire – Théophile-Alexandre Steinlen.Chat noire – Théophile-Alexandre Steinlen

Non può mancare, nella lista dei gatti più famosi della storia dell’arte, il celeberrimo Chat Noir, la più inflazionata immagine artistica dedicata al felino. È bizzarro scoprire che l’autore di questa immagine Théophile-Alexandre Steinlen era uno sfegatato gattofilo e per questo aveva realizzato la litografia (1896) che pubblicizzava il cabaret parigino del Gatto Nero e la sua tournée, creando quella che è diventata un’icona per gli amanti dei gatti e per gli amanti di Parigi.

The King of Cats – Balthus.The King of Cats – Balthus

Tra gli artisti notoriamente appassionati di felini, ai primi posti va di certo Balthus, che in numerosissimi suoi quadri ha rappresentato gatti, sempre protagonisti o co-protagonisti delle sue scene domestiche dall’atmosfera sospesa. Emblema di questa passione è probabilmente il suo autoritratto con gatto, intitolato “The King of Cats” (1935),  dove l’artista rappresenta se stesso a figura intera ed un gattone ai suoi piedi in cerca di coccole.
Brown-The-adolescent-cat2Artisti come Joan Brown (1939/1990) dipingono il gatto dandogli un ruolo centrale nelle opere, come in “The Adolescent Cat”, dove compare uno sbarazzino gatto rosso come simbolo metafisico più che rappresentazione di stile decorativo. Donald, il suo gatto tigrato, compare in molti dipinti di A. Warhol, uno dei massimi esponenti della Pop Art, come nell’opera Sam dove il gatto è viola!

Il gatto Sam – Andy Warhol.IL-PRESEPE-DI-ANDY-WARHOLil gatto sam - andy warhol

Infine non si può dimenticare Warhol che nella sua casa di New York aveva ben 25 gatti, tutti di nome Sam. Tanti sono i disegni che l’artista ha dedicato ai suoi felini, rappresentati con colori vivaci e accesi ed in stile un po’ naif. Così tanto amava questo animale da inserirlo anche in contesti insoliti, ad animare in modo buffo e dolce alcune iconografie tradizionali, come per esempio quella della Natività 1957.

La Nebulosa” Occhio di Gatto”

cats-eye-nebula-1098160_960_720La Nebulosa “Occhio di gatto” è una nebulosa planetaria visibile nella costellazione boreale del Dragone a circa 3000 anni luce dalla Terra. Strutturalmente è una delle più complesse nebulose attualmente conosciute: il nucleo centrale contiene al suo interno varie strutture simmetriche che lo fanno assomigliare all’iride di un gatto e fanno pensare che l’oggetto stellare che occupa la posizione della pupilla sia in realtà una stella binaria.


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