Gli dèi della Bibbia
Negli elenchi di divinità mesopotamiche, compilati dagli Assiri intorno al 1000 aC, figurano circa 2000 nomi; altrettanti se ne contano in Egitto.
A volte le nuove e le vecchie divinità si sono fuse in una sola figura, a volte si sono “specializzate” differenziandosi in più figure, hanno cambiato nome o hanno moltiplicato le proprie competenze.
Per fare un solo esempio, Inanna (Ishtar), una delle principali divinità sumerico-assiro-babilonesi, era considerata la dea del sesso, delle prostitute, dell’amore, della fecondità femminile, della guerra, delle tempeste, del tuono, dei magazzini, della lana, della carne, del calendario, della pioggia, della fertilità, dei datteri, della morte, dei disastri, degli incendi, della gioia e delle lacrime, dell’amicizia e dell’ostilità.
Mai prima del cristianesimo, che si sappia, un popolo ha cercato di imporre ad altri i propri dèi; al contrario, gli dèi stranieri sono stati aggiunti a quelli tradizionali. Così è stato anche nella regione di Canaan, dove gli Israeliti erano presenti probabilmente prima del 1200 aC ed avevano adottato i culti di alcune importanti divinità: il dio-toro era presente in Egitto (col nome di Apis) ed in tutto il Vicino Oriente (come immagine di Baal e di Yhwh).
In Canaan il dio El è descritto come un vecchio, padre dell’umanità e di tutte le specie, dotato a volte di due grandi corna di toro.
El è anche uno dei nomi del dio della Bibbia ebraica (tradotto in italiano con Dio); le sue immagini come dio-toro sono chiamate “vitelli”, ma si riferiscono anche ad Yhwh e forse ad Api.
Il sommo sacerdote Aronne costruisce un vitello d’oro, gli erige un altare e proclama che “domani sarà festa in onore dell’Eterno” (cioè di Yhwh, Esodo 32,5)
Il re Geroboamo istituisce il culto di due “vitelli” d’oro nei templi di Dan e di Betel, con sacerdoti e festa annuale: “O Israele, ecco i tuoi dèi, che ti hanno fatto uscire dal paese d’Egitto! (…) e il popolo andava fino a Dan per presentarsi davanti a uno di quei vitelli.” (1Re, 12:28-30).
Il culto del “vitello” venne mantenuto anche dal virtuoso re Jeu, che”non abbandonò i vitelli d’oro che erano a Betel e in Dan”. Da notare che fu premiato da Yhwh: “perché ti sei compiaciuto di fare ciò che è giusto ai miei occhi (…) i tuoi figli – fino alla quarta generazione – siederanno sul trono di Israele” (2Re, 10:28-30).
Si legge anche come l’eroe Sagmar sconfisse 600 Filistei usando “un pungolo per buoi”. Strano strumento di guerra, ma la traduzione esatta del testo è probabilmente “per mezzo del dio-toro” (per le possibilità d’interpretare il testo ebraico in diversi modi, v. testi biblici)
El (“il più alto”) era un antichissimo dio siriano (circa 2500 aC) presente in tutta l’area semitica, fino al nord della Mesopotamia (Hurriti). In Palestina era messo in relazione con l’egiziano Ptah (dio della capitale Menfi), del quale il dio-toro Apis (altrettanto antico di El) era un’incarnazione.
Per i Fenici era padre di Dagan, quindi nonno di Baal, forse identificabile con Baal-Ammone, suprema divinità di Cartagine.
Nella Bibbia ebraica compare circa 2000 volte come Eloah (plurale Elohim), El, Elahh.
Si trova al primo posto in tre liste di divinità ugaritiche (Siria), chiamato ripetutamente “El il toro” o “dio-toro”, abu bani ili (“padre degli dei”, gli Elohim) e abuadami (“padre dell’uomo”, v. l’Adamo della Bibbia).
In un inno hurrita è chiamato “El dell’alleanza”, cosa che lo collega al cananeo “Baal del patto” ed alle numerose “alleanze” di Yhwh-El-Elah-Elohim con gli eroi della Bibbia.
Sembra che a volte sia stato fuso con Baal.
In un testo ugaritico, Yhwh è citato come “figlio di El”. Giacobbe acquistò dal padre di Sichem un pezzo di terra, dove piantò la tenda e dove eresse un altare e lo chiamò “El, Dio d’Israele” (Genesi 33:20).
Baal (Bel, Belo, El), altra figura centrale della religione ugaritica, era una delle divinità principali di Siriani, Fenici, Assiri, Babilonesi ed Israeliti. In Canaan era Baal Berit (Baal del patto), a cui era dedicato il tempio di Sichem, dove poi fu adorato anche Yhwh. E’ probabile quindi che l’altare eretto da Giacobbe in realtà fosse dedicato a Baal, poi “aggiustato” come El.
Citato 63 volte nella Bibbia, sempre come divinità alla quale il popolo ebreo rimane ostinatamente fedele, ma forse anche con il significato generico di “idolo” e con intenzione dispregiativa.
Asherah, citata 6 volte nella Bibbia (Asera), “sposa” di Baal e di Yhwh, è la Madre semitica che compare in numerosi testi in accadico e in ittita, dove è chiamata “creatrice degli dèi (Elohim)” ed è una delle diverse versioni della divinità conosciuta soprattutto come la fenicia Astarte (citata 43 volte nella Bibbia), l’egiziana Qadesh, la sumera-assira Inanna-Ishtar o la siriana Anath. In Grecia prese i nome di Afrodite, a Roma quello di Venere.
Questo personaggio, che nel perbenismo dei testi moderni è definito come dea “dell’amore”, era in realtà la dea del sesso a oltranza. Nei suoi templi si praticava laprostituzione sacra, che risale ai Sumeri (almeno dal 2000 aC), usanza cara anche agli Israeliti che poi fu proibita dalla Bibbia (Deuter. 23:17; 1Re 14:24, 15:12, 22:46; 2Re 23:7).
La Bibbia dice che era venerata dagli Ebrei come Astarte e come “Regina del cielo”.
“Non vedi che cosa fanno nelle città di Giuda e nelle strade di Gerusalemme? I figli raccolgono la legna, i padri accendono il fuoco e le donne impastano la farina per preparare focacce alla Regina del cielo” (Geremia, 7:17-18)
“(…) bruceremo incenso alla Regina del cielo e le offriremo libazioni come abbiamo già fatto noi, i nostri padri, i nostri re e i nostri capi nelle città di Giuda e per le strade di Gerusalemme” (geremia, 44:17)
La Regina del cielo è superiore ad Yhwh, un buono a nulla che non ha saputo evitare le carestie e le sconfitte in guerra: “…allora avevamo abbondanza di pane, stavamo bene e non vedevamo nessuna calamità; ma da quando abbiamo smesso di offrire profumi alla regina del cielo e di farle delle libazioni, abbiamo avuto mancanza di ogni cosa; siamo stati consumati dalla spada e dalla fame.
E le donne aggiunsero: “Quando noi donne bruciamo incenso alla Regina del cielo e le offriamo libazioni, forse che senza il consenso dei nostri mariti prepariamo per lei focacce con la sua immagine e le offriamo libazioni?” (Geremia, 44:18-19)
Anath, anche lei moglie, ma anche sorella, di Baal, è nota soprattutto dai testi di Ugarit, dove in origine appare anche come vergine guerriera. Più tardi il suo culto e il suo stesso nome si fusero con quelli di Astarte. Infatti la si ritrova associata a Yhwh nel tempio di Elefantina, evidentemente come variante della coppia Yhwh-Asherah.
Fino all’epoca della riforma, a Gerusalemme veniva celebrato annualmente ilmatrimonio sacro tra Yhwh e Anat, interpretati rispettivamente dal sommo sacerdote e da una donna, forse una prostituta sacra (Raphael Patai, Man and Temple, citato da Belloni, pag. 62).
Ci sono dunque diversi elementi di analogia tra Baal e Yhwh, che hanno in comune le mogli, i templi e l’animale sacro; e sembra che il culto di Baal sia sopravvissuto per secoli, nonostante la sanguinosa opposizione dei sacerdoti di Yhwh.
Api o Apis era una delle più antiche divinità egiziane (3000 aC), un toro nero che poi fu considerato l’incarnazione di Ptah, protettore della capitale Menfi. E’ possibile che la sua figura abbia contribuito alla rappresentazione di Baal come dio-toro; se si accetta l’ipotesi che alcune tribù israelite provenivano dall’Egitto, potrebbe essere lui il “vitello d’oro” fabbricato da Aronne (v. sopra) mentre suo fratello Mosè si è assentato per parlare con Yhwh (Esodo, 32:5)
Molok (Moloch, Moloc, Molek) è una divinità cananea inventata dai redattori della Bibbia per attribuirle i sacrifici umani che in realtà erano compiuti dagli Ebrei in onore di Yhwh.
Altre invenzioni della Bibbia sembrano essere gli “abominevoli” Milcom (la versione ammonita di Moloch) e Chemosh, divinità analoga dei Moabiti. Di costoro non si hanno notizie da altre fonti. Il re Salomone aveva fatto erigere templi a questi dèi cannibali, come pure ad Astarte (2Re, 23:13, 1Re, 11:7). Molok era invece il nome del rito, le cui vittime erano bambini molto piccoli, che ad un certo punto venne proibito.
Nella Bibbia, Elohim compare circa 2000 volte. E’ un plurale maschile, e significa “gli Dèi”. In diverse occasioni viene usato per indicare collettività come gli angeli della corte celeste (Salmo 138,1) o i “figli di Dio” (Giobbe 1,6; 29,1; 89,7). Compare anche nelle forme singolari (Eloah, El, Elahh). Viene interpretato in diversi modi: per es. “colui che esiste di per sè”, oppure “colui che è forte e incute timore”, oppure “la loro potenza”. Per i devoti ebrei, questo nome è troppo sacro per essere pronunciato
A volte il plurale non è stato nascosto: Dio disse: “facciamo l’uomo, con la nostra immagine, a nostra somiglianza” […] “Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi” (Genesi 1,26; 3,22)
La trovata della “immagine e somiglianza” diventò abbastanza imbarazzante quando Darwin (1871) dimostrò che i primi uomini somigliavano molto alle scimmie. Non si sa fino a che punto i credenti ne furono turbati, ma il rischio che ne emergesse l’ipotesi di un dio-scimmia con le corna da toro provocò una certa agitazione negli ambienti ecclesiastici.
Yhwh compare circa 7000 volte ed è il “tetragramma” (quattro lettere) che è proibito pronunciare; non risulta che questo nome sia stato usato in altre religioni ed il suo significato, che sembra analogo a quello di “essere” o “esistere”, è stato reso con espressioni del genere “io sono chi sono”, oppure “io sono colui che è”.
Nei templi di Kuntillet Ajrud (Sinai) e di Lachis (costa della Palestina) il nome di Yhwh compare solo due volte, e in entrambi i casi per invocare la benedizione sua, di Asherah, di El e di Baal (tutte divinità cananee).
In un graffito del tempio di Taanach (Israele settentrionale) due figure in piedi sono accompagnate da un’iscrizione, interpretata nel senso che si tratta di Asherah e del suo consorte Yahweh.
Adonai: compare 439 volte. Significa “Eterno” ma viene tradotto anche con “Signore”. Non potendo pronunciare nè Elohim nè Yhwh, quando leggono questi termini i devoti se la cavano dicendo Adonai. Se si ammette l’ipotesi che almeno una delle tribù israelite (Beniamino) proveniva dalla Siria, Adonai potrebbe essere Adon, dio siriano del ciclo morte/rinascita che era adorato anche dai Fenici e che corrisponde all’egiziano Osiride ed al greco Adonis (Adone a Roma).
Angeli: in generale, appaiono come divinità minori al servizio di Yhwh. Va notato che non sono stati creati dagli Elohim (la Genesi li ignora completamente).
Intesi in questo senso, provengono certamente dalla mitologia babilonese. in cui i cherubini sono sfingi alate messe a guardia dei templi, come fanno anche gli Ebrei nell’Arca dell’Alleanza e nel tempio di Gerusalemme; nelle raffigurazioni cristiane gli angeli sono identici a quello rappresentato in un bassorilievo della biblioteca di Assurbanipal (650 aC).
A quanto pare, queste divinità minori erano di sesso maschile ed apprezzavano le grazie delle donne mortali: “Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero (…)
C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo – quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi” (Genesi, 6:2-4)
Degli Angeli ebbe modo di occuparsi anche la chiesa cristiana, quando nel Concilio di Efeso (431) stabilì che essi erano dotati di tre paia (!!!) di ali piumate: per volare, per velarsi il volto e per nascondere il proprio sesso, sul quale però i venerabili Padri conciliari non riuscirono a mettersi d’accordo: imperdonabile ignoranza della Genesi, che già aveva chiarito tutto. Conclusero che comunque il loro sapore era squisito.
In Mesopotamia, come poi anche in Grecia e quasi dappertutto, questi “matrimoni” misti erano frequenti: in genere i re si vantavano di essere figli o sposi di qualche divinità. Esempi celebri sono il re Gilgamesh, il pastore Dumuzi (Tammuz), Ercole, il re Minosse, Castore e Polluce, Elena di Troia, il re Creso, Enea, Achille.
L‘Angelo del Signore invece è la forma umana sotto cui Yhwh si manifesta in alcune occasioni: si presenta inizialmente come messaggero, ma d’improvviso si mette a parlare in prima persona come dio.
L’Angelo ferma Abramo che sta per sacrificare Isacco, poi gli dice: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio” (Genesi, 22:10)
Un angelo preannuncia ai genitori la nascita di Sansone; alla fine del colloquio, il futuro padre dice a sua moglie:“Noi moriremo certamente, perché abbiamo visto Dio” (Giudici, 13:22)
Analoghi episodi si trovano in Genesi 16:7 e 21:18 (Agar e Ismaele), in Genesi, 19:1-21 (Lot e la distruzione di Sodoma), in Giudici, 6:11-23 (Gedeone).
…Alla faccia del “Dio” unico!!
FONTE ==> http://www.webalice.it/gangited/_A/Bibbia_B1.html
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