5 Storie Bibliche rubate dalla Mitologia Greca

5 Storie Bibliche rubate dalla Mitologia Greca

5 STORIE BIBLICHE RUBATE DALLA MITOLOGIA GRECA
Più o meno ogni storia è una truffa basata su qualcos’altro. Anche la Bibbia.
Script normale = Bibbia.
Script grassetto = mitologia greca.

La creazione5 STORIE BIBLICHE RUBATE DALLA MITOLOGIA GRECA

Non c’era assolutamente nessun mondo o niente, tranne Dio. Un giorno egli si annoiò e decise di creare tutto.
Non c’era niente, si chiamava Chaos. Un giorno, tutto è nato per qualche motivo.
Dio ha creato la luce. Ha chiamato “giorno” la luce, e oscurità la “notte” e ha separato il giorno dalle tenebre.
Il caos ha dato la luce e le tenebre alla terra per separare i giorni.
Dio creò Adamo ed Eva come i primi a popolare il mondo.
Il caos ha creato la dea dell’amore e il dio del sesso Eros.

L’inizio

Le prime persone vivevano in un mondo perfetto, senza dolore e senza tristezza.
Questo posto fu chiamato il Giardino dell’Eden.
Le prime persone vivevano in un mondo perfetto, senza dolore e senza tristezza. 
Questo è stato chiamato “The Golden Age”.
Il Giardino dell’Eden era abitato da Adamo ed Eva. Dio aveva solo una regola, che non prendessero il frutto di un albero in particolare. (secondo la psicologia umana, questa regola sembra come se fosse una farsa o una trappola).
Eva, essendo la più debole tra i due, ha preso il frutto e, di conseguenza, il resto del mondo ha “ereditato” malattie e disgrazie.
(Le storie differiscono leggermente qui)
La prima donna greca fu creata come punizione. L’età dell’oro era composta inizialmente solo da uomini, finché un giorno un titano di nome Prometeo ingannò gli dei offrendoli delle ossa coperte di carne come cibo. Gli dei, così offesi inventarono una punizione tormentosa, il suo nome era Pandora. Gli hanno dato una scatola e l’hanna avvertita di non aprirla, ma essendo debole di mente (poiché era solo una donna), l’ha aperta e rilasciato quindi tutte le malattie e i mali del mondo.
Il punto di queste storie: le donne sono da biasimare per tutte le sofferenze umane

nel mondo fino ad oggi. Grazie, signore.5 Storie Bibliche rubate dalla Mitologia Greca

La “pulizia”

Nella Bibbia si dice che gli uomini erano diventati corrotti e l’unica scelta di Dio era di scegliere un uomo per continuare la vita, e condannò tutti gli altri a un’alluvione che li avrebbe fatti annegare.

Tuttavia, si sentiva molto male per questo.

Dio scelse un solo uomo, Noè, e gli disse di costruire un’arca e portare sua moglie, i suoi tre figli e le sue mogli al sicuro.
Zeus si stancò di tutti e decise di ucciderli tutti con una gigantesca inondazione.
Il tormentato Prometeo sapeva dell’inondazione e disse a suo figlio Deucalion di costruire un’arca e mettere al sicuro sua moglie. Apparentemente Zeus non se ne accorse finché non fu troppo tardi e non gliene importava molto per qualche motivo.
Il punto di queste storie: il tuo Dio ti ucciderà.

Il successore

I saggi dissero che il Re degli Giudei sarebbe nato e avrebbe sfidato l’autorità e avrebbe cambiato le loro vite.
Prima di Zeus, Kronos era il re degli dei. Ha sentito che un giorno avrebbe avuto un figlio che lo avrebbe rovesciato.
Re Erode decise che l’unico modo per assicurarsi che qualcuno potesse mai prendere il sopravvento era che i bambini fino a 2 anni a Betlemme sarebbero stati uccisi.
Cronos ha deciso di impedirlo inghiottendo tutti i suoi figli, dopo essere nati.
Dio disse a Giuseppe di prendere Gesù e fuggire, così solo i bambini non informati sarebbero morti.
Rea, la moglie di Cronos, nascose uno dei bambini, che naturalmente era Zeus che avrebbe poi ucciso Cronos per prendere il controllo, il che significa che Cronos inghiottì tutti quei bambini per niente.
Il punto di queste storie: molti bambini innocenti sono morti per niente?

Gesù e Dionisio

5 STORIE BIBLICHE RUBATE DALLA MITOLOGIA GRECA
Il biblico “Gesù” e “Dioniso“, il dio del vino” della mitologia greca, erano entrambi nati da una madre vergine e da un padre immortale. Hanno creato un rituale per onorare gli uomini che comprendono mangiare e bere elementi simbolici come la loro carne e sangue.
Entrambi morirono e furono resuscitati tre giorni dopo. Vivono ancora. (Clicca qui per l’Articolo)
Il punto di queste storie: … C’è qualcosa nella Bibbia originale?

TEORIA DELL’IMPATTO GIGANTE

TEORIA DELL’IMPATTO GIGANTE

TEORIA DELL’IMPATTO GIGANTE

Attualmente la migliore teoria che spiega l’origine della Luna si chiama “Teoria dell’Impatto Gigante” o “Teoria dell’Impatto Gigantesco” e include la collisione tra due proto pianeti durante il primo periodo di accrescimento del sistema solare.
COLLISIONE TRA PIANETIQuesta Teoria dell’Impatto Gigante, che divenne popolare nel 1984 (sebbene ebbe origine nella metà degli anni settanta), soddisfa le condizioni di orbita della Terra e della Luna e tiene conto del nucleo relativamente piccolo della Luna.
Si sa che collisioni tra planetesimi abbiano prodotto la crescita di corpi planetari durante l’evoluzione del sistema solare e in questo contesto è inevitabile che grossi impatti possano capitare a volte quando i pianeti si sono appena formati.
La teoria accademica richiede la collisione tra un corpo circa del 90% dell’attuale forma della Terra, e un altro del diametro di Marte (metà del raggio terrestre e un decimo della sua massa). Il corpo di collisione è stato chiamato Theia, la madre di Selene, la dea Luna della mitologia greca. Questa stima di dimensioni è necessaria perché il sistema risultante possa avere un sufficiente momento angolare per stabilirsi nella corrente configurazione orbitale. panspermia-diagram

Un tale impatto avrebbe messo abbastanza materiale nell’orbita terrestre, che opportunamente accumulato, dava forma alla Luna.

Contemporaneamente alla formazione della Terra e della Luna (secondo Zecharia Sitchin) si sarebbe verificata unaPanspermianon diretta, detta esogenesi.
Secondo Zecharia Sitchin la Battaglia Celeste della tradizione sumera sarebbe la collisione primordiale fra Nibiru e Tiamat, dalla quale (dopo l’allontanamento di Nibiru) sarebbero stati generati la Terra, la Luna e la Cintura degli Asteroidi [1].

Dal sesto paragrafo della seconda tavoletta, libero adattamento da Pag.60 del Libro Perduto del Dio Enki di Zecharia Sitchin:

« Questo è ora il racconto di un’antico Impatto Gigantesco avvenuto del Sistema Solare eoni fa.

Allora il pianeta Terra fu creato e si modificò il percorso del pianeta Nibiru, fissandone l’orbita attorno al Sole ed a Nemesis [2].
Nibiru e TiamatAllora Nibiru stava percorrendo il suo tracciato nello spazio siderale (tracciato deciso dal Fato), quando si trovò ad essere troppo vicina al pianeta Tiamat (del Sistema solare).
Gli Anunnaki, il popolo che abitava il pianeta Nibiru, allora si mobilitò per affrontare questo pericoloso avvenimento. Vennero attivati vari sistemi tecnologici di sicurezza planetaria (Ciò Che Pulsa, Ciò che Irradia, Ciò che Respinge, Ciò che Colpisce, probabilmente sistemi simili ai nostri laser di potenza satellitari o terrestri).

I primi ad avvicinarsi a Tiamat furono i sette satelliti naturali di Nibiru (i sette Venti [3]) e gli astronauti delle stazioni permanenti su detti satelliti fecero le prime rilevazioni del caso, soprattutto relativamente al satellite maggiore di Tiamat, cioè Kingu (la Luna).
Man mano che Nibiru si avvicinava a Kingu ed a Tiamat, il suo percorso veniva disturbato e deviato dalla loro attrazione gravitazionale.

I satelliti di Tiamat vennero spinti ad avvicinarsi al loro pianeta di riferimento.

Sul pianeta Tiamat i continenti vennero scossi da numerosi terremoti ed i vulcani eruttarono con grande fragore.
A questo punto anche Nibiru era caduto nel campo gravitazionale di Tiamat e fra i due pianeti si arrivò allo scontro!

TIAMAT e satellite - TEORIA DELL'IMPATTO GIGANTE
TEORIA DELL’IMPATTO GIGANTE

Il primo ad impattare Tiamat fu un satellite di Nibiru (Vento del male [4]), che si conficcò nel corpo roccioso di Tiamat.
A questo punto gli Annunaki utilizzarono le loro armi tecnologiche (Vento del Male-laser?) per spezzare in due il corpo Tiamat.
Dopo che venne colpita dal raggio degli Annunaki proveniente da Nibiru, Tiamat (o quello che ne rimaneva) interruppe la sua attività vulcanica e venne privata dei suoi undici satelliti, che vennero attirati permanentemente nel campo gravitazionale di Nibiru. Anche Kingu (la Luna) era fra di loro.

Quindi gli Anunnaki di Nibiru decisero di cambiare il destino gravitazionale dei questi corpi celesti (scritto nelle Tavolette dei Destini [5], specie di tavole astronomiche) e di lasciare Kingu a Tiamat; perciò distrussero gli altri satelliti, creando laFascia degli Asteroidi“.fascia degli asteroidi

A questo punto Nibiru si allontanò trascinando gli asteroidi con sé (e portandoli tra Marte e Giove) e quindi si allontanò dal Luogo della Battaglia (celeste tra Nibiru e Tiamat). Compì un’orbita attorno ad Apsu/Sole (cioè passò il perielio della sua nuova orbita) e quindi si diresse verso Kishar/Giove e Anshar/Saturno. Incontrò Gaga/Plutone e quindi oltrepassò An/Urano ed Antu/Nettuno e si diresse verso la Dimora nel Profondo (il resto della sua orbita al di là del Sistema Solare, verso Nemesis).

Nella successiva orbita di ritorno (dopo circa 3600 anni) Nibiru si riavvicinò a Tiamat e a Kingu e gli Annunaki con telescopi e satelliti videro che Tiamat era senza vita. 

Allora gli Anunnaki decisero di dividere il pianeta in due e facendo questo videro il Magma e l’Oro del suo interno.
Un satellite di Nibiru (Vento del Nord) agganciò gravitazionalmente la parte superiore di Tiamat, staccata di netto dal resto del pianeta, e la portò nel vuoto lontano da Tiamat. Allora “Vento del Nord” riversò le sue acque su Tiamat e Kingu venne agganciata gravitazionalmente a Tiamat (staccandola da Nibiru).
Gli Anunnaki decisero che Tiamat sarebbe stata ricordata nella loro storia come il “Luogo della Battaglia” (che i Nibiruani vinsero, nel senso che lo scontro cosmico non causò la loro estinzione).

Con un’altra azione Nibiru distrusse la parte posteriore del pianeta riducendola ad un gruppo di asteroidi, che si unirono al resto della Fascia degli Asteroidi. sistema solare - fascia di asteroidi e fascia di kuiperGli Anunnaki allora decisero che nelle loro carte spaziali la Fascia degli Asteroidi avrebbe diviso le “Acque dalle Acque” (cioè diverse zone spaziali del Sistema Solare).
La Fascia degli Asteroidi avrebbe diviso i “mari inferiori” (corrispondente grosso modo ai nostri pianeti terrestri – Mercurio, Venere, Terra e Marte) dai “mari superiori” (corrispondenti ai nostri pianeti gioviani – Giove, Saturno, Urano e Nettuno).

Di nuovo Nibiru percorse la sua orbita fino al Sole/Apsu e dal Sole fino a Plutone/Gaga, poi verso Nemesis.
Nel successivo ciclo di Nibiru (dopo i soliti 3600 anni) tornò nel Sistema Solare, dalle parti della Cintura degli Asteroidi.
Gli astronomi degli Anunnaki osservarono di nuovo Tiamat. Nell’area del polo nord ancora vi erano i segni dell’impatto (vulcani attivi e faglie aperte): si vedevano le sue acque e le sue vene d’oro a cielo aperto.
Allora gli Anunnaki si resero conto che nell’impatto i semi della vita (spore, batteri di Nibiru) erano passati su Tiamat ed avevano attecchito. Tiamat si stava trasformando in un pianeta vivente e gli Anunnaki lo chiamarono Ki (la nostra Terra).
Notarono l’alternarsi del giorno e della notte, nella rotazione di Ki/Terra. Kingu (la luna) divenne il satellite naturale di Ki/Terra.

Nibiru compì ancora il suo passaggio al perigeo. Quindi gli Annunaki misero delle stazioni di controllo e collegamento (Marte e Luna) in tutti i pianeti di questo Sistema Solare, a cui si erano ormai legati, e dei radiofari (Monolito Spaziale e Monolito su Phobos) ai suoi limiti.

Decisero che il loro pianeta Nibiru si sarebbe chiamato Luogo dell’Attraversamento, il Pastore dei pianeti del Sistema Solare.
Calcolarono che un’intera orbita (anno nibiruriano) sarebbe durato uno Shar [6] (3600 anni terrestri) e che questa orbita era il loro destino. »

Il testo originale di Zecharia Sitchin è nella voce Battaglia Celeste. Più precisamente il nome Theia, quindi, dovrebbe essere dato non a Nibiru, ma a due sue lune (Vento del male e Vento del Nord) che furono gli oggetti che effettivamente fecero la collisione con la Terra.


[1] La Fascia principale degli Asteroidi è una regione del sistema Solare compresa fra le orbite di Marte e Giove, che contiene la maggiore concentrazione di asteroidi del sistema.
[2] Nemesis o Dark Star è il nome attribuito ad un’ipotetica stella, una nana bruna o nana rossa orbitante attorno al Sole in un possibile sistema binario, alla distanza variabile da 50.000 a 100.000 UA, molto al di là della Nube di Oort. Le teorie riguardo a Nibiru comprenderebbero Nemesis, in quanto questa nana bruna (stella scura) sarebbe all’afelio dell’orbita di Nibiru, ai confini del sistema solare. In questo caso Nemesis si collocherebbe nella regione tra la fascia di Kuiper e la nube di Oort, a 448 UA dal Sole.
[3] Le Lune o Satelliti naturali di Nibiru, tra le quali Vento dell’Est, Vento del Nord, Vento del Sud, Vento del male e Vento Occidentale.
[4] Il Vento del Male è un concetto della mitologia sumera. Si riferisce secondo Zecharia Sitchin alla nube nucleare portatrice di morte (della Grande Calamità), che si era spinta da Canaan verso oriente, in direzione di Sumer.
[5] Le Tavolette dei Destini o Tavole dei Destini erano dei testi contenenti il destino degli dèi e dell’umanità, secondo la mitologia mesopotamica, che il possessore era in grado di modificare a proprio piacimento. Secondo Zecharia Sitchin le Tavole dei Destini erano strumenti utilizzati nel Centro di Controllo Missione per seguire e controllare orbite e traiettorie dei pianeti (soprattutto Marte e Nibiru); in seguito designarono la registrazione di decisioni inalterabili.
[6] Lo Shar è un’unità di misura del tempo dei Sumeri, che equivale a 3.600 anni. Secondo Zecharia Sitchin è il periodo orbitale di Nibiru attorno al Sole.


==>> VEDI ANCHE “LA BATTAGLIA CELESTE”

==>> VEDI ANCHE “IL LIBRO PERDUTO DI ENKI”

==>> VEDI ANCHE ENUMA ELISH


FONTE ==>> http://www.ufopedia.it/Teoria_dell’impatto_gigante.html

IL SIMBOLISMO DEL GATTO SECONDO I CELTI

IL SIMBOLISMO DEL GATTO SECONDO I CELTI

IL SIMBOLISMO DEL GATTO SECONDO I CELTI

Quasi tutte le culture Sciamaniche credono negli animali come Alleati o Aiutanti. Talvolta gli animali diventano Protettori e Guide per lo Sciamano, sia nel regno fisico, sia durante il viaggio nei mondi sottili.totem celtici

I Celti credevano negli animali come alleati, e attribuivano ai loro Clan intime associazioni con animali specifici. Ogni gruppo etnico si identificava con un animale e ogni membro del gruppo non solo pensava di discendere da un determinato animale (il Totem), ma pensava anche di potersi appropriare, con iniziazioni particolari, delle Qualità di questo animale. Alcuni gruppi etnici si chiamano “Figli dell’Orsa”, giacché simboleggiano, nel nome che portano, la loro discendenza dalla “Grande Madre”; altri invece si identificavano con il “Cigno” oppure con l’Oca dal piumato bianco, che rappresentavano il vestito di un Druido.

Ogni clan aveva striscioni sui quali erano raffigurate le immagini o il simbolo del loro animale di origine, come ad esempio le “bandiere dei Fianna”. I Fianna, erano guerrieri indipendenti che non rispondevano all’autorità dei re ma solo ai Bisogni del Popolo; erano tanto dei mercenari quanto una sorta di paladini dell’antico mondo celtico.

L’animale veniva anche dipinto sugli scudi e a volte, tatuato sul corpo. Queste tradizioni potrebbero essere all’origine dei simboli araldici che divennero così popolari in epoche successive. Talvolta un eroe si identificava con una figura animale.Celtic shields

Il Gatto è un’animale legato alla Luna, al Regno dei Morti, ai Poteri dell’Oltremondo, alla Profezia e alla Terra come “Madre Oscura in cui il seme si spacca”.

Nella tradizione celtica d’Irlanda il gatto non gode di buona reputazione, infatti molte leggende celtiche (Caoit, Cat) raffigurano il gatto come un animale feroce, una creatura del male, ma questo può derivare dal fatto che i gatti a quel tempo erano selvatici.

Tuttavia, Il gatto è un forte protettore, specialmente quando si deve affrontare uno scontro frontale, e per questo è stato considerato un Potente Totem Animale di diversi clan Celtici.
Alcune leggende irlandesi parlano di un’isola abitata da uomini con testa felina e da un Clan dei Gatti, chiamati “Caithness”; questi guerrieri incutevano grande timore ai loro nemici poiché indossavano elmi ricoperti dalla pelliccia di gatti selvatici. Inoltre si racconta che Mac Cumhail abbia combattuto proprio contro questo clan del Gatto.

Un Altro racconto Epico descrive le imprese del re irlandese Cairpre o Carbar, l’usurpatore del potere supremo che causa la rovina d’Irlanda, detto “Cenn Chaitt” (Testa di gatto).

Un proverbio irlandese dice che

“gli occhi del gatto sono la porta dell’ Altromondo”.

Il Guardiano delle “Porte di Tara”, la fortezza dei Tuatha Dé Danann, aveva un “Occhio di Gatto” che di notte lo teneva sveglio al rumore dei topi e degli uccelli, mentre di giorno, durante le guardie, lo faceva addormentare.

In Irlanda vi era probabilmente un culto legato al Gatto nel santuario della grotta di Clogh-magh-right-cat (la «grotta della piana della regina-gatto», oggi Clough, contea di Connacht, dove, si diceva, un vecchio gatto nero stava seduto su una sedia d’argento.
E Sembra che anche esistesse una Dea-Gatta di nome Palug o Gatta Palu, considerata uno dei tre flagelli dell’isola di Anglesey, bestia nata dalla dea-scrofa Henwen (letteralmente «Vecchia Bianca»). Forse era la dea Cerridwen che si poteva manifestare sia sotto forma di scrofa sia nelle sembianze di gatta.
In molte zone della Francia e della Germania un personaggio del folklore veniva chiamato lo Spirito-Gatto del Grano, che appariva durante le feste del raccolto. A prima vista sembra strana questa associazione del gatto con il raccolto, ma quando sappiamo che Henwen partorì un grano d orzo, uno di frumento e un ape, oltre a un lupo, un’ aquila e il gatto Palu, tutto risulta più chiaro.
È probabile che la dea sotto forma di gatto sia sopravvissuta anche nei racconti arturiani nelle sembianze del mostro Chapalu.

IL SIMBOLISMO DEL GATTO SECONDO I CELTI
IL SIMBOLISMO DEL GATTO SECONDO I CELTI

In diverse Leggende Celtiche, inoltre, viene detto che il gatto è anche un guardiano di tesori.

Un Racconto narra le avventure di Maelduin, figlio di una regina irlandese e di un gatto custode di grandi ricchezze; il significato di questo racconto mostra la differenza che esiste tra ricevere un dono e rubare.

Nel racconto gallese dopo un viaggio in mare Maelduin, il protagonista e i suoi 3 compagni giungono su un’isola dove si trova una fortezza deserta, pieno di tesori favolosi, apparentemente abbandonati, c’è solo un gattino che salta da un pilastro all’altro, che sembra essere molto inoffensivo.
Qui trovando una grande tavola imbandita, e Maelduin chiede al gatto il permesso di mangiare. Dopo averli osservati un attimo in silenzio, il felino torna ai suoi giochi. I giovani, rassicurati, si lasciano andare, si mettono a tavola e banchettano, dando così inizio ai festeggiamenti senza che nulla accada.
Ma prima di partire, nonostante gli avvertimenti di Maelduin, uno di loro non resiste alla tentazione di impadronirsi di una collana del tesoro; Immediatamente il gatto si trasforma in una creatura fiammeggiante che lancia al ladro una fiamma guizzata dagli occhi, folgorandolo all’istante e riducendolo un mucchietto di cenere.
Dopodichè il gattino torna subito dopo ai suoi giochi.


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FONTE==>> http://moak.altervista.org/articoli/simbolismo_degli_animali.htm
FONTE==>> http://www.cercoilgatto.it/site/News/2008/05/19/106-il-gatto-nella-tradizione-celtica.html

L’ESOTERISMO DEL GATTO

L’ESOTERISMO DEL GATTO

L’ESOTERISMO DEL GATTO

Il micio è da diecimila anni compagno e amico dell’Uomo, ma i poteri che contraddistinguono questo piccolo carnivoro sono ancora tutti da scoprire.L'ESOTERISMO DEL GATTO

Chiunque ami i gatti sa che questi piccoli felini sono esseri viventi straordinari, capaci di sentimenti e condotte incredibili. Hanno comportamenti eccezionalmente comici che li rendono irresistibili ma compaiono spesso anche in vicende eroiche ai limiti dell’irreale. I poteri definiti impropriamente “magici” rendono questo animale domestico un vero mistero casalingo.

Il gatto infatti è un predatore abilissimo, dotato di capacità fisiche stupefacenti e in parte comunemente note.
gatto saltaBenché si tratti di uno dei più piccoli carnivori della Terra, il gatto è capace di saltare da fermo fino a tre metri d’altezza; può correre raggiungendo punte di cinquanta km orari ed effettuare salti di cinque-sei metri in orizzontale, può cadere da quindici metri senza grossi danni, è in grado di vedere nel buio attraverso “occhi sensibilissimi”, ed è dotato di “baffi-radar” (le vibrisse) in grado di farlo muovere nei cunicoli senza luce nel più assoluto silenzio, grazie ai cuscinetti carnosi posti sotto le zampe.
Le unghie sono sempre affilate grazie alla caratteristica di essere retrattili e hanno la potenza di coltelli. Udito incredibile (in grado di percepire il respiro di un topo a decine di metri sottoterra), olfatto paragonabile a quello di un cane benché soltanto a distanza ravvicinata completano il quadro di una macchina da guerra progettata per cacciare.

Se in natura il gatto selvatico è un animale solitario perché può trovare facilmente anfratti e rocce in cui ripararsi, il gatto addomesticato, nelle più pericolose città, invece ha sviluppato una vita sociale basata su Colonie Feline che possono comprendere decine e decine di individui, che si proteggono e si accudiscono a vicenda. colonia felinaLa vita casalinga in una famiglia umana altro non è che la riproposizione della società base del gatto, quella della mamma gatta che alleva i suoi cuccioli. Nella colonia felina il componente più importante sarà la femmina più anziana; nelle famiglie umane il capofamiglia sarà la persona che si occupa di preparare i pranzi (solitamente, la donna di casa).
Questo atteggiamento matriarcale ha fatto sì che il gatto storicamente fosse apprezzato maggiormente in quelle società più aperte e tolleranti nei confronti della donna, venendo ferocemente avversato in quelle più patriarcali.

Storicamente la sua incredibile giocosità e le sue prestazioni fisiche hanno incantato gli esseri umani fin dalla Preistoria e almeno da diecimila anni scheletri di gatti accompagnano quelli di esseri umani, anche se vi è il dubbio che un primo addomesticamento fosse già praticato dai Neanderthal circa 150mila anni fa.
Il fatto che popolazioni preistoriche umane dedite ai culti sacri alla “Dea Madre” avessero avuto, in tempi remoti, un rapporto forte con il gatto, è importante perché costituì una base culturale, in cui le prime società organizzate, svilupparono un forte legame religioso con questo bellissimo mammifero.

bastetIn Egitto, in Mesopotamia, in India ma anche nel Mediterraneo, tutte le società matriarcali primigenie iniziarono ad adorare il gatto come animale divino. L’esempio per eccellenza sicuramente è quello dell’Egitto, in cui il gatto era personificazione della Dea Bastet. Bastet era alter-ego di IsideHathor, quindi a tutti gli effetti la Dea Madre nel suo aspetto più dolce e materno, contrapposto alla forza spaventosa della Dea-leonessa Sekhmet.
Mentre questa rappresenta la crudeltà più incontrollabile, la mamma gatta Bastet viene raffigurata come una figura umana con la testa di gatto, con ai piedi una cesta piena di adorabili gattini.

Chiunque abbia avuto la fortuna di avere una gatta con i piccoli, sa che il sentimento di protettività assoluto della mamma gatta è qualcosa che non può che commuovere l’essere umano, una specie che analogamente ai felini presta moltissime cure alla prole.
mamma gatta

La mamma sviluppa verso i micini un rapporto simbiotico, quasi che la loro esistenza possa essere più importante della sua. In un ambiente naturale in cui solitamente l’istinto di conservazione è più forte di quello materno, salvo rare eccezioni, il gatto in questo senso diventa davvero un esempio di amore assoluto, come quello che prova la Dea Madre verso i suoi figli.

Anche in Estremo Oriente, specialmente nel Sud-Est asiatico, il gatto divenne un campione di sacralità diventando, anche grazie alle sue doti occulte paranormali, un tramite con la divinità.
Ancor oggi i siamesi sono sacri in Thailandia, per non parlare della razza del Sacro di Birmania, allevato da millenni nei monasteri buddhisti.

Un altro popolo che ebbe grande amore verso i gatti fu quello dei Fenici (e prima ancora i loro mentori, i Micenei), che adottarono i gatti a bordo delle loro navi. Iniziò qui il legame tra il gatto e il mare, elemento odiato da tutti i felini eppure uno dei fattori chiave che contribuì alla sua diffusione mondiale.
Il gatto selvatico africano infatti, addomesticato in Egitto, fu diffuso in tutta l’area mediterranea dalle navi che trasportavano merci già in tempi remoti. In Europa si fuse con il gatto selvatico europeo e qui, in epoche più recenti, fu ampiamente apprezzato anche dai Romani, fortemente patriarcali ma anche assai pratici nella mentalità, che lo impiegarono per la custodia dei granai, analogamente a quanto accadeva in Egitto e in Mesopotamia.
Il gatto “romano” visse un momento di gloria durante l’Impero, quando da animale da cortile divenne un elemento di decoro dello sfarzo imperiale. I Romani anche in questo caso copiarono le usanze orientali, in quanto da secoli in Persia e in India il gatto era partecipe della vita di sovrani e nobili, per via della sua intrinseca bellezza ed armonia.
Selezioni e accoppiamenti mirati crearono razze nuove e indubbiamente da animale utile ed evocativo della Dea Madre, il micio divenne anche uno status-symbol di lusso e prestigio.

gatti e stregheIn Oriente questo atteggiamento rimase fino a tempi moderni; in Europa invece il gatto divenne, a seguito degli assurdi strali dell’Inquisizione, un simbolo del Male, del Satanismo, delle Streghe.
Le Streghe sono state ideologicamente create dal Cristianesimo come figure negative, mentre al contrario erano sacerdotesse pagane, erboriste e guaritrici naturali che furono colpite nella loro condizione per realizzare il duplice scopo di estirpare il paganesimo e fornire al popolo sottomesso un capro espiatorio in cui incanalare le loro ansie e le loro paure.
Parimenti il Satanismo fu creato a tavolino come una religione del male da quella stessa Inquisizione che ipocritamente si faceva portabandiera degli ideali cristiani di amore e tolleranza: un atteggiamento criminoso che ancor oggi ha le sue vittime sacrificali in quei gatti neri che nelle notti attorno alla festa di Ognissanti, il 1° Novembre, vengono massacrati a migliaia dagli adoratori del presunto diavolo, figura ancora una volta inventata di sana pianta da un Cristianesimo degenerato come quello medievale. (Sembra assurdo, ma le associazioni animaliste arrivano al punto di non dare in adozione i gatti neri randagi nelle settimane precedenti questa ricorrenza).

La persecuzione cristiana contro i gatti raggiunse livelli assurdi a partire dalla metà del ‘200, quando vi fu un’estremizzazione della Chiesa contro le pratiche esoteriche, dovuta alla Crociata contro gli Albigesi in cui la Chiesa Romana vide il suo predominio in Occidente messo in pericolo dall’Eresia Catara. Questa radicalizzazione a cuì i contrasti con tutto quanto veniva percepito come una minaccia alla diffusione del Cristianesimo e i gatti finirono nel mirino come esponenti terreni di Satana. Per quanto assurda sia questa considerazione, vennero scritti trattati sulla pericolosità dei gatti, specialmente quelli neri. E così, milioni di felini in tutta Europa vennero rastrellati, uccisi bruciati in massa in enormi roghi nella festa di San Giovanni, il 26 giugno. Una data che come Halloween era una festività pagana legata alla vita e alla fecondità…

Un insulto all’Antica Religione e alla sacralità del simbolo, ma più ancora uno sterminio indiscriminato che ha portato il gatto domestico medievale all’estinzione totale. Il risultato? L’assenza di predatori specifici consentì la proliferazione del ratto nero, un roditore vorace e prolifico che proveniva direttamente dall’Asia portando con sé il terribile morbo della Peste Nera. Questa malattia, che ebbe tassi di mortalità altissimi, si diffuse inizialmente dall’assedio di Costantinopoli da parte di soldati saraceni, che portarono in quell’area i ratti contagiati; una nave genovese, con a bordo i roditori infetti, diffuse il morbo in vari porti.

Grazie alla sporcizia, le condizioni di malnutrizione e l’assoluta assenza di norme igieniche, la Peste Nera spopolò il continente europeo in meno di tre anni, uccidendo venti milioni di persone. L’antidoto fu anch’esso portato dall’Oriente: navi veneziane reintrodussero il gatto andandolo a recuperare direttamente a Bagdad, cuore deli regni musulmani che avevano imparato ad amare i gatti dall’Egitto.

MUEZZAE’ infatti risaputo che Maometto avesse una gatta chiamata Muezza a cui voleva un bene infinito e seguendo il loro Profeta i fedeli islamici presero l’abitudine di ospitare i gatti nelle proprie case.
I gatti soriani derivano il nome dal quartiere siriano della città, Sorian: le caratteristiche erano quelle che siamo abituati vedere nei gatti comuni, con un mantello grigio o marrone tigrato. Non a caso il termine inglese con cui si descrive questa tigratura, “tabby“, deriva dal nome stesso della regione di Bagdad, Attabiyah, che designava nel Medioevo l’attuale Irak.
Introdotto in Europa, il gatto tabby si accoppiò con quei pochi esemplari selvatici non ancora sterminati e in poco tempo riacquistò la sua diffusione originaria. Ma non è un caso che ai picchi di intolleranza e brutalità dell’Inquisizione e delle cacce alle streghe protestanti del Nord Europa faceva riscontro una maggior proliferazione delle epidemie di peste…

Ma perché questa paura, questo terrore dei vertici ecclesiastici per i gatti?
Si tratta dell’ennesima ipocrisia, perché al sicuro nei loro conventi i monaci cristiani allevavano gatti eccezionali come i Certosini che facevano della caccia al topo la loro particolare abilità. Ma al di fuori dei monasteri, la Chiesa temeva nel gatto il suo aspetto magico, la sua capacità di vedere l’invisibile e quindi di essere un valido ausilio nelle pratiche occulte. Come sostenevano gli Egizi, il gatto pare vedere gli spiriti dei morti (chiunque abbia un gatto può riferire come il micio di casa, sonnacchioso e pigro, qualche volta alzi lo sguardo, addirittura a volte ringhi o soffi furiosamente, verso qualcosa che il padrone non scorge). gatto e orbsFantasie del felino, sogni ad occhi aperti? Non proprio. La capacità che i mici riescano a vedere con i propri occhi quel particolare fenomeno che è costituito dagli Orbs, le sfere che appaiono nelle fotografie realizzate con le macchine digitali o con le pellicole più sensibili, è facilmente dimostrabile. Esistono varie foto che mostrano il gatto osservare con curiosità e interesse in direzione delle sfere Orbs, peraltro invisibili all’Uomo. Com’è possibile? Se si trattasse di un difetto ottico dovuto al pulviscolo, come sostengono gli scienziati, come potrebbe il gatto dimostrare interesse o paura per un semplice granello di polvere? Se viceversa si trattasse di entità diverse, non necessariamente spiritiche ma anche solo energetiche, allora la speciale abilità del gatto di percepire vibrazioni e frequenze ignote all’uomo potrebbe spiegarsi in termini scientifici. La particolare sensibilità sensoriale consentirebbe al micio di vedere oggetti e fenomeni che i sensi umani, non particolarmente sviluppati, non riescono a percepire. Non è detto che ciò che non si vede non debba esistere: solo perché gli scienziati non hanno gli strumenti per osservare un fenomeno, non vuol dire che non esista, come invece stupidamente molti di questi soloni affermano. questo potrebbe spiegare una serie di abilità specifiche del gatto, come la sua empatia. Sempre chi possiede un micio ha sicuramente sperimentato che quando non si sta bene, il nostro amico in qualche modo lo “senta” e cerchi di trasmettere energia alla parte malata. Esempio classico è un mal di stomaco, un disturbo intestinale: ecco che il nostro felino si accoccola sulla pancia, donandoci un calore e una sensazione di benessere incredibile. Non a caso oggi si utilizza questa empatia per la celebre Pet Therapy, che cura con successo svariati malanni anche psichici.

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Non è il solo potere che dispone la nostra meraviglia a quattro zampe: caso unico tra gli animali, il gatto cerca di dormire sopra i cosiddetti Nodi di Hartmann, ossia quelle particolari intersezioni delle linee del campo magnetico terrestre che avviluppano tutto il pianeta a intervalli regolari.
Se un uomo sostasse a lungo sopra uno di questi nodi, proverebbe una sensazione di spossatezza: non così il micio, che sembra al contrario rilassarsi in questi nodi evitati da tutti gli altri animali. Perché? Questa percezione del magnetismo è nota in tanti animali, come ad esempio tutti i migratori. Ma il gatto fa di più, è come se fosse in connessione con l’Energia Oscura che permea tutto l’Universo. E’ questo il segreto dei gatti? E’ questo il calore curativo che ci trasmette quando stiamo male? Se pensiamo che questa energia, teorizzata e dimostrata attraverso calcoli matematici ma non ancora avvistata per il già citato deficit sensoriale degli esseri umani, è in relazione con i riti magici ancestrali legati al concetto della Dea Madre, si comprende come gli Egizi avessero potuto divinizzare il gatto come esponente terreno della stessa divinità femminile universale.

Ma in tutto questo, quali sono le conseguenze pratiche? Da un lato, occorre considerare il micio come un essere evoluto, intelligente e sensibile, forse anche più dell’Uomo a livello emotivo. Per tale motivo occorre trattarlo in maniera sempre rispettosa e riverente, comportamento peraltro che si dovrebbe tenere con tutti gli esseri viventi. E dall’altro osservare le sue sfumature e imparare a percepire i mondi sottili, le dimensioni invisibili che ci circondano.


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FONTE ==>> http://renovatio-zak.blogspot.it/2015/02/il-gatto-e-lesoterismo.html

I GATTI NELL’ARTE DI TUTTO IL MONDO

I GATTI NELL’ARTE DI TUTTO IL MONDO

I GATTI NELL’ARTE DI TUTTO IL MONDO

Quale, tra i numerosi piccoli felini selvatici che vivono in Europa, Asia, Africa o America, avrà dato origine al gatto domestico? In quale periodo sarà avvenuta la domesticazione? La risposta a queste domande non è ancora sicura: vi sono infatti moltissime ipotesi.

FOSSILE GATTOAlcuni Fossili attestano la presenza del gatto in tempi antichissimi. Ossa di gatto risalenti a 10.000 anni fa, per esempio, sono state ritrovate assieme a quelle di altri animali in una grotta sui Monti Sandia, nel Nuovo Messico. Reperti archeologici di 8.000 anni fa, venuti alla luce nell’Anatolia sud-occidentale, ci dimostrano che a quell’epoca tra l’uomo e il gatto vi era già amicizia. La paleontologia, tuttavia, può accertare la presenza di un animale in un certo periodo, ma non aiuta a stabilire quando iniziò l’addomesticamento.

Arte orientale

In Oriente i gatti hanno sempre goduto di molta considerazione da parte degli artisti, dalla Persia e dall’India fino alla Cina divennero simboli di potere e comando. Man mano che si diffondeva verso est il gatto domestico conquistava un posto nell’arte.

Gatto dell’Antico Egitto.egitto.okkio

statuetta bronzea 722-332 a.C,
statuetta bronzea 722-332 a.C,

Le prime rappresentazioni pittoriche sono quelle che lo immortalano nelle vesti di una divinità, nell’antico Egitto, e da qui probabilmente trae origine il suo atteggiamento altezzoso e impertinente. 
 Animale sacro nell’Antica civiltà Egizia, il gatto veniva venerato e rappresentato, bellissimo e regale, in numerosi manufatti ed opere d’arte. Sono tante le antiche statuette feline provenienti dall’Antico Egitto: alcune di queste erano oggetti votivi, altre delle vere e proprie urne per piccole mummie di gatti. Quella in foto è una statuetta bronzea databile al periodo 722-332 a.C, conservata oggi al Museo Egizio di Torino.La dea Bast, conosciuta anche come dea Bastet, era il simbolo della femminilità nell’antico Egitto.

La dea Bastet o Bast era un’antica divinità della mitologia egizia raffigurata generalmente con il corpo di donna e la testa di gatto: una divinità dai tratti solari, simbolo della vita, della fecondità e della maturità, venerata per la sua forza e la sua agilità. Per ottenere un favore dalla dea Gatta gli Egizi avevano la consuetudine di offrire del pesce prelibato al proprio gatto, che amavano tenere in casa, vezzeggiato e trattato con ogni riguardo.

Talmud Babilonese

Non ci è giunta nessuna testimonianza di pitture o sculture Assiro Babilonesi che attestino o neghino l’esistenza dei gatti in quel periodo: sono stati rappresentati cani, tori e leoni, ma non c’è traccia di questi felini. Solo l’ antico Talmud Babilonese, uno dei testi sacri dell’ Ebraismo, redatto in aramaico nelle accademie rabbiniche della Mesopotamia, tra il III e il V secolo, tra i suoi insegnamenti civili e religiosi parla delle ammirevoli qualità dei gatti e ne incoraggia l’allevamento “per aiutare a mantenere pulite le case”.

Arte Araba

MUEZZAI musulmani tenevano il gatto in grande considerazione perché animale di Maometto, secondo un’antica leggenda. Le immagini dei gatti provenienti dal Medio Oriente sono molto rare perché l’Islam non ammette il concetto di arte figurativa. Nei dipinti di anonimi artisti ottomani del Trecento sono raffigurati gatti domestici in scene della Bibbia ma in ruoli secondari. Nell’arte orientale i gatti più ritratti sono quelli bicolore e gli squama di tartaruga con bianco, probabilmente perché i preferiti dai viaggiatori dell’epoca.

In Indiashashthi gatto

In India il gatto è simbolo di nobiltà e ricchezza. La maggior parte delle opere artistiche che ritraggono questi felini sono di natura religiosa, come ad esempio un’opera che ritrae la dea della fertilità Shashthi  a cavallo di un gatto.

In Thailandia

I thailandesi hanno sempre amato i gatti tanto che dipingevano magnifiche scene su papiri per illustrarne la varietà di colori e forme. Le numerose copie manoscritte dei Cat Book Poems, risalenti al Cinquecento, rappresentano gatti pointed e dai tanti colori.
Cat Book PoemsDurante la Dinastia Sung (960/1279) i gatti comparvero per la prima volta nell’arte cinese come simbolo di corte e prestigio, come nell’opera “Commedia Primaverile” in un giardino Tang che raffigura micetti che giocano tra i fiori. Nel Cinquecento il gatto diventò un soggetto comune negli smalti e nelle lampade di porcellana.

gatti giapponeIn GiapponeCatsTokaidoKUNIYOSHI

Nei dipinti e nelle xilografie dell’antico Giappone compaiono i gatti a squama di tartaruga in compagnia di bellissime donne. L’artista più rappresentativo fu Utagawa Kuniyoshi (1797/1861) che dipinse gatti con estrema precisione, la sua opera più celebrè Cinquantatre stazioni di Tokaido, dove ogni stazione è rappresentata da un gatto.

Nell’arte Americana

Nelle opere americane il gatto non era che una figura secondaria presente occasionalmente in quadri d’arte popolare. Daniel Merlin (Francia, 1861-1933)Ma l’inizio del Novecento segnò una nuova era, gli artisti americani scelsero spesso proprio i felini come soggetti delle loro opere. In America verso la fine dell’Ottocento il gatto non è più simbolo di paganesimo ma diventa simbolo di bellezza e modernità. I gatti sono ritratti nelle opere spesso in compagnia di bambini. L’opera più famosa a tema felino è Cats and Kittens di Daniel Merlin (Francia, 1861-1933) che raffigura una scena domestica con una gatta e i suoi cuccioli.

Nell’arte Europea

In epoca greco-romana i gatti passarono in secondo piano dopo leoni e tigri.

Cipro

E’stata scoperta una tomba risalente al 7.500 a. C. nella quale fu seppellito un gatto selvatico accanto a un essere umano.

Erotodo e Antica Grecia

gatto greciaNell’ antica Grecia il ruolo del gatto non fù mai così importante come quello del leone o del cane. Il gatto si ritagliò però un piccolo spazio nella letteratura greca di Erotodo (484-430 a. C.) che lo descrisse con senso favolistico e gusto estetico. Erotodo raccontò anche l’arrivo e la diffusione dei gatti in Grecia grazie ad abili mercanti che li rapirono agli egiziani causando non pochi incidenti diplomatici tra i due paesi. Persi i privilegi ed il suo ruolo divino, arrivando in Grecia il gatto venne apprezzato più come animale curioso, da compagnia, ma non come animale da utilità, poichè per la caccia ai topi si preferivano le piccole e fameliche donnole, solo più tardi si capì che il gatto poteva essere più adatto a questo scopo.

Antica Roma

Se i Greci furono i primi ad importare il gatto dall’Egitto, i Romani lo conobbero molto più tardi, ma ne seppero apprezzare subito le doti sia come animale da lavoro che da compagnia. In particolare negli scavi di Ercolano e Pompei, importanti città di epoca romana, sono stati rinvenuti resti di ogni genere di animale, ma non del gatto a dimostrazione che i felini, animali arguti, fuggirono alle prime avvisaglie del terremoto, mettendosi in salvo. Ma la loro esistenza è testimoniata dal ritrovamento di un mosaico che raffigura un gatto mentre afferra un volatile.

gatto pompei
Gatto della Casa del Fauno

 

Su un pannello musivo rinvenuto della casa del Fauno di Pompei, risalente al II secolo a.C., oggi al Museo Archeologico di Napoli, un piccolo gatto, in una forma antica di natura morta, azzanna un volatile per divorarlo. Piccolo e agile, il felino di epoca romana sta in realtà rubando dalla dispensa la cacciagione, ma è qui rappresentato con occhi dolci e con tenerezza che suggeriscono l’amore e l’indulgenza per il gatto, ormai già animale domestico.

Antica Francia

Gatto e nimismatica 1I GATTI NELL'ARTE DI TUTTO IL MONDONumismatica: Medaglia francese del 1968 con gatto. Sul dritto è rappresentato il muso di un gatto in basso rilievo visto di fronte. Sul retro è raffigurato un gatto in primo piano che doma un cobra. Sullo sfondo si stagliano le piramidi con i due simboli del sole e della luna e la scritta “Ami du Soleil Venu de la Nuit des Temps”.

Alcune tradizioni del Nord Europa prevedevano il seppellimento di gatti,vivi, nelle fondamenta della casa, in modo che il loro spirito potesse poi vegliare su chi abitava all’interno delle mura e in Polonia erano arsi vivi durante alcune cerimonia nuziali, come simbolo di buon augurio.


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FONTE ==>> http://www.tuttosuigatti.it/arte.html
FONTE ==>> http://www.veterinariogennaro.it/news.php?id=36
FONTE ==>> http://www.fanpage.it/i-gatti-piu-famosi-della-storia-dell-arte/
FONTE ==>> http://web.tiscali.it/acquabranda/origini_e_storia_del_gatto.htm

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