NEL MITO E NELLA TRADIZIONE IL GATTO IMPERA

NEL MITO E NELLA TRADIZIONE IL GATTO IMPERA

NEL MITO E NELLA TRADIZIONE IL GATTO IMPERA

Il Gatto, soprattutto quello nero, è l’animale più adatto ad affiancare le Dee lunari della notte. Nero, silenzioso e furtivo si muove nell’oscurità, caccia abilmente, ha occhi che penetrano l’oscurità, brillano e, come le Dee lunari notturne, veglia mentre gli altri dormono.

Gli antichi Greci infatti, ritenevano il Gatto un animale sacro alla dea Artemide, Dea della Caccia e della Luna. Narra la leggenda che la Dea potesse liberamente trasformarsi in un Gatto.
Anche nell’antica Roma i Gatti erano sacri a Diana (Artemide in Grecia), si credeva che avessero poteri magici, concessi loro dalla Dea. Quando moriva un Gatto nero, veniva cremato e le sue ceneri sparse sui campi per propiziare un buon raccolto ed eliminare le erbe infestanti.

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Nella civiltà dell’antico Egitto, gli Egizi raffiguravano la loro Dea con sembianze feline, chiamata Bastet, avente corpo di donna e testa di Gatto, simbolo della vita della fecondità e della maturità. Gli Egizi onoravano ed idolatravano questo animale. Il Gatto era assurto a livello di divinità, venerato per la sua propensione alla caccia dei roditori che infestavano i granai, ed in quanto ottimo animale da compagnia.
Presso gli Egizi infatti, l’uccisione del gatto era punita più severamente di quella di qualsiasi altro animale, sia che avvenisse inavvertitamente o che fosse provocata di proposito. Chi uccideva un Gatto era sempre criminale, e tale crimine si espiava solo col supplizio.
Ma, quando un Gatto moriva naturalmente, dice Erodoto, le persone della casa piangevano il lutto come se fosse scomparso un membro della famiglia. Se moriva il Gatto di casa, tutta la famiglia egizia si rasava le sopracciglia, e il Gatto veniva imbalsamato e degnamente seppellito.
Nell’antico Egitto il Gatto era ritenuto animale sacro e divino, ed è quindi naturale che, alla loro morte, essi venissero imbalsamati e sepolti con ogni onore. Attraverso l’Egitto il Gatto giunse persino nei Paesi Arabi dove l’animale eletto era il cavallo, tuttavia anche il nostro amico felino venne preso in simpatia e la sua fama ben presto eguagliò quella equina.
Pare anche che, mentre il Gatto era sacro al Sole e a Osiride, la Gatta era sacra alla Luna e a Iside.

Il Gatto, la cui pupilla subisce delle variazioni che ricordavano le fasi della luna, veniva paragonato alla Sfinge per la sua natura segreta e misteriosa, e per la sensibilità alle manifestazioni magnetiche ed elettriche. Inoltre la sua abituale posizione raggomitolata e la facoltà di dormire per giornate intere ne facevano, agli occhi degli ierofanti (guida/sacerdote), l’immagine della meditazione, mostrata come esempio ai candidati all’iniziazione rituale.

Matou contro Apophis
Matou contro Apophis

Nel Libro dei Morti egizio, il Gatto è chiamato Matou allorché combatte contro Apophis, il serpente pitone della paludi, simbolo delle forze malvagie. Si affermava infine che il Gatto possedesse nove anime, e godesse di nove vite successive.

I Gatti erano quindi considerati sacri ed attorno a loro o alle loro immagini si svolgevano riti religiosi, danze e riti sessuali.

Questo culto, anche se meno sentito, venne mutuato anche dall’Impero Romano e, mentre il Gatto continuava a vivere pacificamente, attorno ad esso si scatenavano gli istinti più brutali dell’essere umano.

Ben presto il periodo di gloria dei Gatti fu destinato a tramontare, e nei loro occhi dove un tempo era stato visto il riflesso dello sguardo degli Dèi, furono temuti come se fossero l’espressione stessa del Demonio.

Con l’avvento del Cristianesimo i “gattofili” venivano guardati con sospetto, venne persino stabilita una relazione fra i Gatti e Satana, quindi i Gatti passarono dal rango di divinità a quello di Demoni minori. Da qui a farli passare per gli alleati, complici, confidenti delle Streghe, il passo non era lungo.

In Inghilterra i Gatti ed altri presunti Demoni al servizio delle Streghe vennero spesso esibiti come prove d’accusa nei processi del XVII secolo, con l’effetto di attirare sospetti sulle persone molto attaccate ai loro animali domestici.

I Gatti Celtici del mito irlandese diventarono pian piano miniature del demone che avanza, venuti a distruggere il mondo umano e ad oscurare la marea con il sangue del sacrificio: non erano amati perché considerati incarnazione di forze malvagie, i loro occhi mutevoli venivano ritenuti simbolo di falsità, ipocrisia e cattiveria, per cui era abituale che le cerimonie di purificazione si concludessero col sacrificio di un Gatto.

Oltre alle accuse dettate soltanto da gelosie o asti personali, consideriamo anche che una donna sola od uomo, che abbia come unica compagnia un animale, è portato a parlarci e a considerarlo quasi come un membro di una ipotetica famiglia, pertanto, in un periodo in cui gli animali erano considerati o carne da macello oppure esseri fondamentalmente inutili, questo atteggiamento nei confronti di alcuni animali faceva dunque nascere timori e sospetti: nella migliore delle ipotesi, la persona veniva considerata quantomeno bizzarra; nella peggiore delle ipotesi, finiva sul rogo poiché ritenuta una Strega. Del resto non si era ancora sviluppata la coscienza del legame profondo che può stabilirsi fra esseri umani ed animali. Durante la caccia alle Streghe, le donne sospettate di praticare la stregoneria venivano torturate e messe al rogo, ma anche i Gatti venivano arsi vivi, se ne sono contati otto milioni…

Un’antica leggenda ad esempio, dice che le Streghe usassero il cervello dei Gatti per provocare la morte del loro peggior nemico, ma solo se era direttamente minacciata la loro vita: il sacrificio del loro animale preferito era giustificato dalla gravità della situazione. E se il Gatto uccideva la Strega alla quale apparteneva, diventava invece un Demone quasi impossibile da eliminare, per merito delle sue nove vite.

Tuttavia i Gatti non erano gli unici animali che attiravano le attenzioni dell’Inquisizione: furetti, merli, gufi, civette, rospi e rane, venivano ugualmente ritenuti validi alleati delle Streghe.

Particolare attenzione fu data al Gatto nero: portatore di magia, egli era rappresentante delle tenebre, ma grazie alla pelliccia capace di assumere il bagliore luminoso del chiaro di luna, poteva contare su una duplice identità.

gatto neroInoltre il nero era un sottoprodotto del fuoco, che per gli antichi era una realtà positiva. Tutti questi aspetti erano, e sono ancora oggi, presenti nel Gatto nero e nelle leggende che ne derivano.

Nella mentalità occidentale viene visto in maniera sostanzialmente negativa, in quanto legato al buio delle tenebre, alla morte, al lutto, all’ignoto, ma in altre culture ha valenze positive: è il colore del vuoto primordiale, del principio, dell’assoluto che racchiude le potenzialità che precedono la creazione del mondo, quindi della creatività latente.
Era collegato alla morte anche per gli Egiziani, ma in senso positivo: infatti era il colore dell’aldilà, dove il defunto subiva le trasformazioni che gli avrebbero conferito la vita eterna. Osiride signore dell’Oltretomba era chiamato anche Il Nero.
Per le popolazioni classiche (greci e romani) era semplicemente il colore della notte con la Luna e le stelle. Era una delle tonalità preferite da Iside, la Dea della buona sorte dall’anima felina e, di conseguenza, il Gatto nero era il più sacro per suoi devoti.

Il nero era anche il colore del limo portatore di fertilità e rinnovamento, quindi era simbolo di rinascita e rigenerazione. 
Il nero, se indossato, assicura una certa inaccessibilità, una sorta di barriera protettiva. È il colore usato dalle Streghe per la sua capacità di ostacolare, assorbire e neutralizzare energie negative. Occorre fare però una distinzione fra il nero opaco, che è associato spesso a sensazioni negative (ad esempio il colore del lutto è opaco), e il nero lucido che ci trasmette sensazioni positive: è brillante, elegante e sensuale. Il Gatto nero, se in buona salute, ha un pelo lucidissimo che riflette la luce.

La prima donna, quando ancora Eva non era “nata”, la pura e la ribelle, Lilith, l’incontrollabile, l’imprevedibile, la vergine selvaggia, sovrana delle ombre, scelse per compagno lo spirito stesso della notte e del mistero: il Gatto.
Già ad opinione degli Gnostici, nel XVI secolo, il Gatto era legato a tutti gli aspetti diabolici della femminilità. “Il Gatto sta al cane”, dicevano, come “la donna sta all’uomo. La sua natura, la sua voluttà, la sua dolcezza, la sua astuzia sono simili a quelle della donna. Gatti dalle movenze sinuose, tanto da essere stati identificati con la femminilità, ma non la femmina positiva, madre e moglie, bensì quella seduttrice, misteriosa ed affascinante, affine alla notte e alle trame nascoste.

Il Gatto come “bestia satanica”

Partiamo dall’ovvio e con le dicerie che sentiamo oggigiorno: “il gatto nero che attraversa la strada porta sfortuna”; “guai a lasciar dormire il gatto sul letto accanto a sé, con il suo alito pestilenziale sarà causa di morte”; “il pelo del gatto è non soltanto nocivo, ma perfino velenoso”; “il gatto sparisce misteriosamente anche in una casa, riapparendo sempre altrettanto misteriosamente”; “il martedì grasso i gatti, essendo intenti a festeggiare con il demonio, non sono visibili in giro”; infine, essendo un animale infernale, “il gatto soffre particolarmente il freddo, quindi durante l’inverno ricerca il calore della fiamma del focolare, e perfino d’estate si crogiola al calore del sole”.
Queste sono soltanto alcune delle leggende luttuose o inquietanti che accompagnano il piccolo felino domestico, ne è passato di tempo da quando era deizzato nell’antico Egitto…

1090 SABBA2Fin dal primo Sabbah, di cui si ha notizia nel 1090, il Gatto fa la sua comparsa da protagonista, la Strega officiante infatti era travestita da gatto nero e le donne che partecipavano al festino danzavano attorno a Satana, con pelli di gatto o gatti appesi al corpo.
In uno Scritto del 1180 si descrive l’attesa per la discesa di un mostruoso gatto nero, personificazione del Demonio da parte degli eretici.

1231 Guillaume d’Auvergne
Guillaume d’Auvergne


Guillaume d’Auvergne, vescovo di Parigi (1231-1236), affermò senza ombra di dubbio che Satana si mostrasse ai suoi fedeli sotto forma di gatto.

1233 gregorioIX
Gregorio IX

 

 

Il Papa Gregorio IX, nella bolla Vox in Roma del 13 giugno 1233, fece menzione al gatto nero che cadde dal cielo, indicando in questa visione Lucifero, e che il giorno del giudizio si sarebbero visti i gatti arrampicarsi sui muri dell’inferno.

 

1427 San Bernardino da Siena
San Bernardino da Siena

San Bernardino da Siena, nel 1427, scrisse che le Streghe potevano trasformarsi in gatti tramite uno speciale unguento preparato la notte di San Giovanni, o la notte dell’Ascensione, a base di erbe cotte segrete.

Nel 1579 venne bruciata la strega Dewell di Windsor, il cui gatto Gille era stato testimone dei suoi patti col diavolo.

Nel 1586 anche la Strega Anna Winzelkipfel venne bruciata viva a Bergheim, in quanto colpevole di essersi introdotta, indossando pelli di gatto nero, nella camera di tale Jacques Potter per lanciargli il malocchio.
A Vesoul, nel 1620, la Strega Jeanne Boille confessò di essere in contatto con un potente demone che le appariva sotto le spoglie di un mostruoso gatto nero.
nel 1662, colpevole del medesimo crimine Isabel Gowdie, ad Auldearn, nella contea di Nairn, seguirà la medesima sorte di Jeanne sul rogo.

1681 JFRegnard
JFRegnard

 

Il drammaturgo Jean-François Regnard, a seguito di un viaggio nelle terre lapponi nel 1681, raccontò che in quella terra gli Stregoni vantavano di poter operare sulle persone malvagie una trasformazione: quella in gatti neri, poiché tali animali erano affini al demonio.

1764 voltaire
Voltaire

Qualcosa di diabolico in questo felino era trovato anche dall’illuminista Voltaire che, nel suo dizionario filosofico (1764), trattando delle costellazioni celesti fece notare che non vi si vede mai la costellazione di un gatto, ma sempre di altri animali, quasi i primi fossero perfino banditi dalla volta celeste.

 

 

Infine, non si può non menzionare un’assurda quanto crudele “ricetta” per ottenere una pozione per l’invisibilità: procurarsi una pentola nuova, una pietra d’agata, un gatto nero e dell’acqua attinta da una fontana a mezzanotte in punto. Mettere l’acqua nella pentola con l’agata, quindi metterci il gatto nero tenendo il coperchio con la mano sinistra (altrimenti la ricetta pare non si attivi), lasciar bollire per 24 ore, mettere la carne in un piatto nuovo, e gettarsela dietro le spalle. Guardatevi allo specchio e non vi vedrete più.

Non c’è limite alla crudeltà umana, e alla sua idiozia…!!!


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FONTE ==>> https://giardinodellefate.wordpress.com/creature-magiche/il-gatto/

 

L’ESOTERISMO DEL GATTO

L’ESOTERISMO DEL GATTO

L’ESOTERISMO DEL GATTO

Il micio è da diecimila anni compagno e amico dell’Uomo, ma i poteri che contraddistinguono questo piccolo carnivoro sono ancora tutti da scoprire.L'ESOTERISMO DEL GATTO

Chiunque ami i gatti sa che questi piccoli felini sono esseri viventi straordinari, capaci di sentimenti e condotte incredibili. Hanno comportamenti eccezionalmente comici che li rendono irresistibili ma compaiono spesso anche in vicende eroiche ai limiti dell’irreale. I poteri definiti impropriamente “magici” rendono questo animale domestico un vero mistero casalingo.

Il gatto infatti è un predatore abilissimo, dotato di capacità fisiche stupefacenti e in parte comunemente note.
gatto saltaBenché si tratti di uno dei più piccoli carnivori della Terra, il gatto è capace di saltare da fermo fino a tre metri d’altezza; può correre raggiungendo punte di cinquanta km orari ed effettuare salti di cinque-sei metri in orizzontale, può cadere da quindici metri senza grossi danni, è in grado di vedere nel buio attraverso “occhi sensibilissimi”, ed è dotato di “baffi-radar” (le vibrisse) in grado di farlo muovere nei cunicoli senza luce nel più assoluto silenzio, grazie ai cuscinetti carnosi posti sotto le zampe.
Le unghie sono sempre affilate grazie alla caratteristica di essere retrattili e hanno la potenza di coltelli. Udito incredibile (in grado di percepire il respiro di un topo a decine di metri sottoterra), olfatto paragonabile a quello di un cane benché soltanto a distanza ravvicinata completano il quadro di una macchina da guerra progettata per cacciare.

Se in natura il gatto selvatico è un animale solitario perché può trovare facilmente anfratti e rocce in cui ripararsi, il gatto addomesticato, nelle più pericolose città, invece ha sviluppato una vita sociale basata su Colonie Feline che possono comprendere decine e decine di individui, che si proteggono e si accudiscono a vicenda. colonia felinaLa vita casalinga in una famiglia umana altro non è che la riproposizione della società base del gatto, quella della mamma gatta che alleva i suoi cuccioli. Nella colonia felina il componente più importante sarà la femmina più anziana; nelle famiglie umane il capofamiglia sarà la persona che si occupa di preparare i pranzi (solitamente, la donna di casa).
Questo atteggiamento matriarcale ha fatto sì che il gatto storicamente fosse apprezzato maggiormente in quelle società più aperte e tolleranti nei confronti della donna, venendo ferocemente avversato in quelle più patriarcali.

Storicamente la sua incredibile giocosità e le sue prestazioni fisiche hanno incantato gli esseri umani fin dalla Preistoria e almeno da diecimila anni scheletri di gatti accompagnano quelli di esseri umani, anche se vi è il dubbio che un primo addomesticamento fosse già praticato dai Neanderthal circa 150mila anni fa.
Il fatto che popolazioni preistoriche umane dedite ai culti sacri alla “Dea Madre” avessero avuto, in tempi remoti, un rapporto forte con il gatto, è importante perché costituì una base culturale, in cui le prime società organizzate, svilupparono un forte legame religioso con questo bellissimo mammifero.

bastetIn Egitto, in Mesopotamia, in India ma anche nel Mediterraneo, tutte le società matriarcali primigenie iniziarono ad adorare il gatto come animale divino. L’esempio per eccellenza sicuramente è quello dell’Egitto, in cui il gatto era personificazione della Dea Bastet. Bastet era alter-ego di IsideHathor, quindi a tutti gli effetti la Dea Madre nel suo aspetto più dolce e materno, contrapposto alla forza spaventosa della Dea-leonessa Sekhmet.
Mentre questa rappresenta la crudeltà più incontrollabile, la mamma gatta Bastet viene raffigurata come una figura umana con la testa di gatto, con ai piedi una cesta piena di adorabili gattini.

Chiunque abbia avuto la fortuna di avere una gatta con i piccoli, sa che il sentimento di protettività assoluto della mamma gatta è qualcosa che non può che commuovere l’essere umano, una specie che analogamente ai felini presta moltissime cure alla prole.
mamma gatta

La mamma sviluppa verso i micini un rapporto simbiotico, quasi che la loro esistenza possa essere più importante della sua. In un ambiente naturale in cui solitamente l’istinto di conservazione è più forte di quello materno, salvo rare eccezioni, il gatto in questo senso diventa davvero un esempio di amore assoluto, come quello che prova la Dea Madre verso i suoi figli.

Anche in Estremo Oriente, specialmente nel Sud-Est asiatico, il gatto divenne un campione di sacralità diventando, anche grazie alle sue doti occulte paranormali, un tramite con la divinità.
Ancor oggi i siamesi sono sacri in Thailandia, per non parlare della razza del Sacro di Birmania, allevato da millenni nei monasteri buddhisti.

Un altro popolo che ebbe grande amore verso i gatti fu quello dei Fenici (e prima ancora i loro mentori, i Micenei), che adottarono i gatti a bordo delle loro navi. Iniziò qui il legame tra il gatto e il mare, elemento odiato da tutti i felini eppure uno dei fattori chiave che contribuì alla sua diffusione mondiale.
Il gatto selvatico africano infatti, addomesticato in Egitto, fu diffuso in tutta l’area mediterranea dalle navi che trasportavano merci già in tempi remoti. In Europa si fuse con il gatto selvatico europeo e qui, in epoche più recenti, fu ampiamente apprezzato anche dai Romani, fortemente patriarcali ma anche assai pratici nella mentalità, che lo impiegarono per la custodia dei granai, analogamente a quanto accadeva in Egitto e in Mesopotamia.
Il gatto “romano” visse un momento di gloria durante l’Impero, quando da animale da cortile divenne un elemento di decoro dello sfarzo imperiale. I Romani anche in questo caso copiarono le usanze orientali, in quanto da secoli in Persia e in India il gatto era partecipe della vita di sovrani e nobili, per via della sua intrinseca bellezza ed armonia.
Selezioni e accoppiamenti mirati crearono razze nuove e indubbiamente da animale utile ed evocativo della Dea Madre, il micio divenne anche uno status-symbol di lusso e prestigio.

gatti e stregheIn Oriente questo atteggiamento rimase fino a tempi moderni; in Europa invece il gatto divenne, a seguito degli assurdi strali dell’Inquisizione, un simbolo del Male, del Satanismo, delle Streghe.
Le Streghe sono state ideologicamente create dal Cristianesimo come figure negative, mentre al contrario erano sacerdotesse pagane, erboriste e guaritrici naturali che furono colpite nella loro condizione per realizzare il duplice scopo di estirpare il paganesimo e fornire al popolo sottomesso un capro espiatorio in cui incanalare le loro ansie e le loro paure.
Parimenti il Satanismo fu creato a tavolino come una religione del male da quella stessa Inquisizione che ipocritamente si faceva portabandiera degli ideali cristiani di amore e tolleranza: un atteggiamento criminoso che ancor oggi ha le sue vittime sacrificali in quei gatti neri che nelle notti attorno alla festa di Ognissanti, il 1° Novembre, vengono massacrati a migliaia dagli adoratori del presunto diavolo, figura ancora una volta inventata di sana pianta da un Cristianesimo degenerato come quello medievale. (Sembra assurdo, ma le associazioni animaliste arrivano al punto di non dare in adozione i gatti neri randagi nelle settimane precedenti questa ricorrenza).

La persecuzione cristiana contro i gatti raggiunse livelli assurdi a partire dalla metà del ‘200, quando vi fu un’estremizzazione della Chiesa contro le pratiche esoteriche, dovuta alla Crociata contro gli Albigesi in cui la Chiesa Romana vide il suo predominio in Occidente messo in pericolo dall’Eresia Catara. Questa radicalizzazione a cuì i contrasti con tutto quanto veniva percepito come una minaccia alla diffusione del Cristianesimo e i gatti finirono nel mirino come esponenti terreni di Satana. Per quanto assurda sia questa considerazione, vennero scritti trattati sulla pericolosità dei gatti, specialmente quelli neri. E così, milioni di felini in tutta Europa vennero rastrellati, uccisi bruciati in massa in enormi roghi nella festa di San Giovanni, il 26 giugno. Una data che come Halloween era una festività pagana legata alla vita e alla fecondità…

Un insulto all’Antica Religione e alla sacralità del simbolo, ma più ancora uno sterminio indiscriminato che ha portato il gatto domestico medievale all’estinzione totale. Il risultato? L’assenza di predatori specifici consentì la proliferazione del ratto nero, un roditore vorace e prolifico che proveniva direttamente dall’Asia portando con sé il terribile morbo della Peste Nera. Questa malattia, che ebbe tassi di mortalità altissimi, si diffuse inizialmente dall’assedio di Costantinopoli da parte di soldati saraceni, che portarono in quell’area i ratti contagiati; una nave genovese, con a bordo i roditori infetti, diffuse il morbo in vari porti.

Grazie alla sporcizia, le condizioni di malnutrizione e l’assoluta assenza di norme igieniche, la Peste Nera spopolò il continente europeo in meno di tre anni, uccidendo venti milioni di persone. L’antidoto fu anch’esso portato dall’Oriente: navi veneziane reintrodussero il gatto andandolo a recuperare direttamente a Bagdad, cuore deli regni musulmani che avevano imparato ad amare i gatti dall’Egitto.

MUEZZAE’ infatti risaputo che Maometto avesse una gatta chiamata Muezza a cui voleva un bene infinito e seguendo il loro Profeta i fedeli islamici presero l’abitudine di ospitare i gatti nelle proprie case.
I gatti soriani derivano il nome dal quartiere siriano della città, Sorian: le caratteristiche erano quelle che siamo abituati vedere nei gatti comuni, con un mantello grigio o marrone tigrato. Non a caso il termine inglese con cui si descrive questa tigratura, “tabby“, deriva dal nome stesso della regione di Bagdad, Attabiyah, che designava nel Medioevo l’attuale Irak.
Introdotto in Europa, il gatto tabby si accoppiò con quei pochi esemplari selvatici non ancora sterminati e in poco tempo riacquistò la sua diffusione originaria. Ma non è un caso che ai picchi di intolleranza e brutalità dell’Inquisizione e delle cacce alle streghe protestanti del Nord Europa faceva riscontro una maggior proliferazione delle epidemie di peste…

Ma perché questa paura, questo terrore dei vertici ecclesiastici per i gatti?
Si tratta dell’ennesima ipocrisia, perché al sicuro nei loro conventi i monaci cristiani allevavano gatti eccezionali come i Certosini che facevano della caccia al topo la loro particolare abilità. Ma al di fuori dei monasteri, la Chiesa temeva nel gatto il suo aspetto magico, la sua capacità di vedere l’invisibile e quindi di essere un valido ausilio nelle pratiche occulte. Come sostenevano gli Egizi, il gatto pare vedere gli spiriti dei morti (chiunque abbia un gatto può riferire come il micio di casa, sonnacchioso e pigro, qualche volta alzi lo sguardo, addirittura a volte ringhi o soffi furiosamente, verso qualcosa che il padrone non scorge). gatto e orbsFantasie del felino, sogni ad occhi aperti? Non proprio. La capacità che i mici riescano a vedere con i propri occhi quel particolare fenomeno che è costituito dagli Orbs, le sfere che appaiono nelle fotografie realizzate con le macchine digitali o con le pellicole più sensibili, è facilmente dimostrabile. Esistono varie foto che mostrano il gatto osservare con curiosità e interesse in direzione delle sfere Orbs, peraltro invisibili all’Uomo. Com’è possibile? Se si trattasse di un difetto ottico dovuto al pulviscolo, come sostengono gli scienziati, come potrebbe il gatto dimostrare interesse o paura per un semplice granello di polvere? Se viceversa si trattasse di entità diverse, non necessariamente spiritiche ma anche solo energetiche, allora la speciale abilità del gatto di percepire vibrazioni e frequenze ignote all’uomo potrebbe spiegarsi in termini scientifici. La particolare sensibilità sensoriale consentirebbe al micio di vedere oggetti e fenomeni che i sensi umani, non particolarmente sviluppati, non riescono a percepire. Non è detto che ciò che non si vede non debba esistere: solo perché gli scienziati non hanno gli strumenti per osservare un fenomeno, non vuol dire che non esista, come invece stupidamente molti di questi soloni affermano. questo potrebbe spiegare una serie di abilità specifiche del gatto, come la sua empatia. Sempre chi possiede un micio ha sicuramente sperimentato che quando non si sta bene, il nostro amico in qualche modo lo “senta” e cerchi di trasmettere energia alla parte malata. Esempio classico è un mal di stomaco, un disturbo intestinale: ecco che il nostro felino si accoccola sulla pancia, donandoci un calore e una sensazione di benessere incredibile. Non a caso oggi si utilizza questa empatia per la celebre Pet Therapy, che cura con successo svariati malanni anche psichici.

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Non è il solo potere che dispone la nostra meraviglia a quattro zampe: caso unico tra gli animali, il gatto cerca di dormire sopra i cosiddetti Nodi di Hartmann, ossia quelle particolari intersezioni delle linee del campo magnetico terrestre che avviluppano tutto il pianeta a intervalli regolari.
Se un uomo sostasse a lungo sopra uno di questi nodi, proverebbe una sensazione di spossatezza: non così il micio, che sembra al contrario rilassarsi in questi nodi evitati da tutti gli altri animali. Perché? Questa percezione del magnetismo è nota in tanti animali, come ad esempio tutti i migratori. Ma il gatto fa di più, è come se fosse in connessione con l’Energia Oscura che permea tutto l’Universo. E’ questo il segreto dei gatti? E’ questo il calore curativo che ci trasmette quando stiamo male? Se pensiamo che questa energia, teorizzata e dimostrata attraverso calcoli matematici ma non ancora avvistata per il già citato deficit sensoriale degli esseri umani, è in relazione con i riti magici ancestrali legati al concetto della Dea Madre, si comprende come gli Egizi avessero potuto divinizzare il gatto come esponente terreno della stessa divinità femminile universale.

Ma in tutto questo, quali sono le conseguenze pratiche? Da un lato, occorre considerare il micio come un essere evoluto, intelligente e sensibile, forse anche più dell’Uomo a livello emotivo. Per tale motivo occorre trattarlo in maniera sempre rispettosa e riverente, comportamento peraltro che si dovrebbe tenere con tutti gli esseri viventi. E dall’altro osservare le sue sfumature e imparare a percepire i mondi sottili, le dimensioni invisibili che ci circondano.


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FONTE ==>> http://renovatio-zak.blogspot.it/2015/02/il-gatto-e-lesoterismo.html

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