3’Tavoletta [A] “Assemblea su Nibiru”

Sinossi della 3’Tavoletta [A]  del Libro Perduto di Enki
“Assemblea su Nibiru”

Le parole del grande Alalu sono dirette ad Anu su Nibiru.

“Sono in un altro mondo, ho trovato l’oro della salvezza.
Il destino di Nibiru è nelle mie mani; alle mie condizioni dovete attenervi!”
Così parlò Alalu; così Colui Che Parla, dalla Terra di colore scuro fino a Nibiru, ne irradiò le parole.
Quando le parole di Alalu vennero riferite ad Anu, il re, Anu fu colto da stupore; meravigliati furono i consiglieri e sorpresi furono i saggi.
“Alalu non è dunque morto?” Così si interrogavano. “Vive veramente su di un altro pianeta?” Così si chiedevano increduli.
“Non si era dunque nascosto su Nibiru, dopo aver raggiunto con un carro il suo nascondiglio?”
I comandanti dei carri furono convocati, i saggi valutarono le parole irradiate.
Le parole non provenivano da Nibiru; erano state irradiate da ben oltre il Bracciale Martellato.
Questa fu la loro scoperta e così riferirono ad Anu, il re.
Anu era stupefatto; valutò con attenzione gli eventi.
“Che parole di riconoscenza siano inviate ad Alalu.” Così decretò all’assemblea riunita.
Al Luogo dei Carri Celesti venne impartito l’ordine, ad Alalu vennero irradiate queste parole:
“Anu, il re ti invia il suo saluto; grande è la sua gioia alla notizia della tua buona salute.
Non vi era motivo che tu lasciassi Nibiru, nel cuore di Anu non alberga l’inimicizia.
Se hai davvero scoperto l’oro della salvezza, fa che Nibiru possa essere salvata!”
Le parole di Anu raggiunsero il carro di Alalu; così Alalu prontamente rispose:
“Se devo essere il vostro salvatore, se devo salvare le vostre vite, riunite i principi in assemblea, dichiarate suprema la mia discendenza!
Che i comandanti mi riconoscano loro capo, che si pieghino al mio comando!
Che il consiglio mi proclami re, che io possa sostituire Anu sul trono!”
Quando le parole di Alalu furono udite su Nibiru, grande fu la costernazione.
Come si poteva deporre Anu? Così si interrogavano i consiglieri.
E se Alalu non diceva il vero, ma solo falsità? Dov’era il suo rifugio? Aveva davvero trovato l’oro?
Convocarono i saggi, chiesero il loro dotto consiglio.
Il più anziano così parlò: “Sono stato il maestro di Alalu!” Così dichiarò.
“Ha prestato attenzione agli insegnamenti del Principio, ha appreso della Battaglia Celeste.
Ha acquisito conoscenza di Tiamat, il mostro delle acque, e delle sue vene d’oro.
Se nel suo viaggio ha davvero superato il Bracciale Martellato, il suo asilo è sulla Terra, il settimo pianeta!”
Nell’assemblea un principe parlò; era un figlio di Anu, era frutto del ventre di Antu, sposa di Anu.
Enlil era il suo nome, Signore del Comando significava.
Pronunciò parole che invitavano alla prudenza: “Alalu non può porre condizioni. Il suo operato fu causa di calamità, con una sola battaglia ha perso il trono. Se ha davvero trovato l’oro di Tiamat, deve darne prova. E sufficiente per proteggere la nostra atmosfera? Come lo si può trasportare attraverso il Bracciale Martellato fino a Nibiru?” Così parlò Enlil, figlio di Anu; pose anche molte altre domande.
Erano necessarie prove, erano richieste molte risposte, tutti furono d’accordo.
Alalu meditò su queste parole, accettò di divulgare i suoi segreti.
Raccontò in modo veritiero del suo viaggio e dei pericoli incontrati.
Rimosse le interiora di cristallo del Verificatore, estrasse il cuore di cristallo dal Campionatore.
Inserì i cristalli in Colui Che Parla, così da trasmettere tutte le scoperte.
“Ora che vi ho fornito la prova, proclamatemi re, inchinatevi al mio comando!” Così pretese con fermezza.
Costernati erano i saggi; con le Armi del Terrore Alalu su Nibiru aveva già causato molta distruzione.
Con le Armi del Terrore si era aperto un varco attraverso il Bracciale!
Quando Nibiru, nel suo circuito, attraverserà quella regione, nuove sventure si abbatteranno su Alalu!
Profondamente costernato era il consiglio: cambiare il re era invero questione molto seria.
Anu non era re solo per discendenza: aveva conquistato il trono in una giusta lotta!
Nell’assemblea dei principi, un figlio di Anu si alzò e prese la parola.
Era saggio in tutte le cose, fra i saggi era molto noto.
Era un maestro dei segreti delle acque;
Ea, Colui la Cui Casa è l’Acqua, era chiamato.
Di Anu era il Primogenito; era sposo di Damkina, figlia di Alalu.
“Anu, il re, è mio padre per nascita”, disse Ea; “Alalu è mio padre in virtù del matrimonio.
Unire le due tribù era la mia intenzione nuziale. Che io possa essere colui che in questo conflitto porta unità! Che io possa essere l’emissario di Anu presso Alalu, che io possa essere colui che conferma le scoperte di Alalu! Che io possa viaggiare fino alla Terra a bordo di un carro, con l’acqua e non col fuoco mi aprirò un varco attraverso il Bracciale.
Sulla Terra lasciatemi estrarre l’oro prezioso dalle acque; a Nibiru sarà poi consegnato.
Che Alalu sia re sulla Terra, in attesa di un verdetto dei saggi: se salverà Nibiru, che ci sia una seconda lotta; che si possa così decidere chi deve governare su Nibiru!”
Con stupore i principi, i consiglieri, i saggi, i comandanti ascoltarono le parole di Ea.
Erano parole molto sagge, offrivano una soluzione al conflitto.

“Che così sia!” Così decretò Anu. “Che Ea compia il viaggio, che l’esistenza dell’oro sia verificata.
Allora lotterò una seconda volta con Alalu, che il vincitore possa regnare su Nibiru!”
La decisione venne comunicata ad Alalu.
Lui la meditò e la accettò: “che Ea, mio figlio in virtù del matrimonio, possa scendere sulla Terra!
Che si estragga l’oro dall’acqua, che la sua presenza sia verificata per portare la salvezza su Nibiru.
Che una seconda battaglia determini chi debba regnare su Nibiru: se io o Anu!”
“Così sia!” Anu in seno all’assemblea così decretò.
Enlil si alzò per dissentire; le parole del re erano però inconfutabili.
Ea si recò sul Luogo dei Carri, consultò comandanti e saggi.
Valutò i rischi della missione, studiò come estrarre e trasportare l’oro.
Attentamente studiò la trasmissione di Alalu, chiese ad Alalu di verificarne ancora i risultati.
Stava forgiando una Tavola dei Destini per la missione.
Se l’acqua deve essere la Forza, dove la si può attingere?
Dove la si potrà immagazzinare sul carro, come la si potrà trasformare in Forza?
Un circuito completo di Nibiru trascorse in riflessioni, uno Shar di Nibiru trascorse nei preparativi.
Per la missione venne approntato il più grande Carro Celeste.
Venne calcolato il destino del suo circuito, venne fissata una Tavola dei Destini.
La missione sulla Terra per estrarre l’oro richiedeva cinquanta eroi.
Anu diede il suo assenso al viaggio.
Allora coloro che studiano le stelle scelsero il momento propizio per il viaggio.
Al Luogo dei Carri Celesti si radunarono le moltitudini, vennero per accomiatarsi dagli eroi e dal loro comandante.
Si misero gli Elmetti d’Aquila, indossarono ciascuno un abito di Pesce: uno alla volta gli eroi entrarono nel carro.
L’ultimo a imbarcarsi fu Ea; disse addio alla folla radunata.
Si inginocchiò davanti ad Anu, suo padre; per ricevere la benedizione del re si prostrò.
“Figlio mio, primogenito: hai intrapreso un viaggio che ti porterà lontano, sarai in pericolo per salvare tutti noi. Che il tuo successo possa bandire la calamità da Nibiru; và e torna sano e salvo!”
Così Anu benedisse il proprio figlio, accomiatandosi da lui.
La madre di Ea, colei che si chiamava Ninul, lo strinse forte al cuore.
“Perché, dopo che Anu ti ha donato a me come figlio, ti ha anche dotato di un cuore irrequieto?
Và e ritorna, attraversa la strada perigliosa sano e salvo!” Così lo esortò.
Ea baciò con tenerezza la sua sposa, in silenzio abbracciò Damkina.
Enlil abbracciò il suo fratellastro. “Sii benedetto, che la tua missione possa essere coronata da successo!” Così gli disse.
Con cuore greve Ea entrò nel carro, impartì l’ordine di decollare.

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