Elia e la macchina volante con cavalli di fuoco

Elia e la macchina volante con cavalli di fuoco

 

Nella Bibbia ci sono così tante storie dove i personaggi sono seguiti da ogni sorta di cose innaturali e incoerenti come le azioni che compiono, e che quindi rendono questo libro quasi assurdo e impossibile. Non c’è una sola storia in cui i suoi autori non descrivono qualcosa di fantastico legato a colui che  adornano…Dio!Elia e la macchina volante con cavalli di fuocoQuesta è la storia di Elia, un uomo prescelto da Dio, che viaggia insieme al suo schiavo Eliseo.

La vita e l’attività di Elia sono sostanzialmente narrate nei due Libri dei Re: operò come profeta di Yahwèh, che come sappiamo era un El, cioè un appartenete alla schiera degli Elohìm; originario di Tishbe di Galaad, svolse la sua missione al tempo del re Acab (IX secolo a.C.).

Nel primo capitolo del Secondo libro dei Re, Elia riesce “magicamente” a far bruciare 51 persone, per ben 2 volte!

2 Re 2

10/12 Elia rispose al capo della cinquantina: “Se sono uomo di Dio, scenda il fuoco dal cielo e divori te e i tuoi cinquanta”. Scese un fuoco dal cielo e divorò quello con i suoi cinquanta …

Chissà da dove e come arrivava questo fuoco da cielo… certamente NON da una nuvoletta su cui è adagiato il vostro Dio! … ma, direi, che provenisse più probabilmente dal suo Ruach o dal suo Kavod!

… ma passiamo al 2′ capitolo che inizia con Dio (Yahweh) che vuol “rapire in cielo” Elia. Perchè non lo fa subito? Apparentemente non può, perché è venuto con Eliseo, che insiste nel non lasciarlo, anche se Elia insiste costantemente che deve andarsene perchè è Dio che lo sta ordinando.

2 Re 2

1 Poi, volendo Dio rapire in cielo in un turbine Elia, questi partì da Gàlgala con Eliseo. 2 Elia disse a Eliseo: “Rimani qui, perché il Signore mi manda fino a Betel”. Eliseo rispose: “Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò”. Scesero fino a Betel. 3 I figli dei profeti che erano a Betel andarono incontro a Eliseo e gli dissero: “Non sai tu che oggi il Signore ti toglierà il tuo padrone?”. Ed egli rispose: “Lo so anch’io, ma non lo dite” … 

Elia e la macchina volante con cavalli di fuocoLa stessa scena, con gli stessi dialoghi, si ripeterà altre due volte: a Gerico e al fiume Giordano. (2Re2 ;4/6).

Giunti sul fiume Giordano ecco che Elia fa uno dei suoi “Miracoli”!!

7 …. loro due si fermarono sul
Giordano. 8 Elia prese il mantello, l’avvolse e percosse con esso le acque, che si divisero di qua e di là; i due passarono sull’asciutto.

Il mantello doveva avere dei super poteri o semplicemente il flusso delle “acque” di quel momento non era molto. 


 Improvvisamente, un carro di fuoco con cavalli in fiamme appare dal nulla ed Elia vi si arrampica sopra e volerà verso il cielo. 

11 Mentre camminavano conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo. ….. 12 Eliseo …non lo vide più.

Bene, direte voi “é andato in paradiso”! …ma non è proprio così, poichè Elia ci è andato VIVO e con le sue gambe!… a voi la risposta!


Eliseo si dispera, e andato via il suo padrone vede il mantello che Elia aveva lasciato e lo prende. E cosa succede? Eliseo diventa come Elia! un mini-Mosè che “divide le acque” fermandone la corrente e “asciugando” il fiume per attraversarlo.

2 Re 2

14 Prese il mantello, che era caduto a Elia, e colpì con esso le acque, dicendo: “Dove è il Signore, Dio di Elia?”. Quando ebbe percosso le acque, queste si separarono di qua e di là; così Eliseo passò dall’altra parte.

I “figli dei profeti”, quindi, lo vedono fare la stessa cosa che Elia aveva fatto e in uno spettacolo di intelligenza e deduzione concludono che Eliseo ora ha parte dello “spirito” di Elia su di lui.

15 Vistolo da una certa distanza, i figli dei profeti di Gèrico dissero: “Lo spirito di Elia si è posato su Eliseo”. Gli andarono incontro e si prostrarono a terra davanti a lui …

(A quanto pare, lo “spirito” è come la pizza: può essere divisa in porzioni.)

Conclusione

Elia e la macchina volante con cavalli di fuoco” Il “rapimento” di Elia è un evento che con terminologia moderna potrebbe essere definito una vera e propria “abduction”, cioè un rapimento a opera di alieni che lo prelevano sul loro carro volante.

Ci limitiamo qui a ribadire che il termine “rapimento” usato normalmente non appare appropriato, perché quanto successo al profeta era conosciuto in anticipo: Elia vi si è avviato consapevolmente ed era accompagnato dai suoi seguaci, che erano a loro volta a conoscenza di quanto stava per avvenire. Il prelevamento sul carro volante era dunque stato debitamente programmato.

Sottolineiamo, per inciso, che questo evento viene indebitamente utilizzato da coloro che affermano che nei Vangeli cristiani è presente la dottrina della reincarnazione. In sintesi, i sostenitori di questa tesi affermano che la dottrina della reincarnazione è presente nei passi evangelici in cui il popolo identifica Giovanni Battista con il profeta Elia tornato nella nuova veste (Mt 11,12-14; 17,10-13). La Bibbia però dice chiaramente che Elia è salito “vivo” sul carro degli Elohìm; vi è salito volontariamente per compiere un viaggio dal quale poi non ha più fatto ritorno: è evidente dunque che “non può reincarnarsi chi non è morto”, e infatti gli ebrei del tempo ne attendevano il ritorno e non la rinascita.” (tratto da un articolo di Mauro Biglino)


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Fonte: https://www.ateoyagnostico.com

https://maurobiglino.it/

TEORIA DELL’IMPATTO GIGANTE

TEORIA DELL’IMPATTO GIGANTE

TEORIA DELL’IMPATTO GIGANTE

Attualmente la migliore teoria che spiega l’origine della Luna si chiama “Teoria dell’Impatto Gigante” o “Teoria dell’Impatto Gigantesco” e include la collisione tra due proto pianeti durante il primo periodo di accrescimento del sistema solare.
COLLISIONE TRA PIANETIQuesta Teoria dell’Impatto Gigante, che divenne popolare nel 1984 (sebbene ebbe origine nella metà degli anni settanta), soddisfa le condizioni di orbita della Terra e della Luna e tiene conto del nucleo relativamente piccolo della Luna.
Si sa che collisioni tra planetesimi abbiano prodotto la crescita di corpi planetari durante l’evoluzione del sistema solare e in questo contesto è inevitabile che grossi impatti possano capitare a volte quando i pianeti si sono appena formati.
La teoria accademica richiede la collisione tra un corpo circa del 90% dell’attuale forma della Terra, e un altro del diametro di Marte (metà del raggio terrestre e un decimo della sua massa). Il corpo di collisione è stato chiamato Theia, la madre di Selene, la dea Luna della mitologia greca. Questa stima di dimensioni è necessaria perché il sistema risultante possa avere un sufficiente momento angolare per stabilirsi nella corrente configurazione orbitale. panspermia-diagram

Un tale impatto avrebbe messo abbastanza materiale nell’orbita terrestre, che opportunamente accumulato, dava forma alla Luna.

Contemporaneamente alla formazione della Terra e della Luna (secondo Zecharia Sitchin) si sarebbe verificata unaPanspermianon diretta, detta esogenesi.
Secondo Zecharia Sitchin la Battaglia Celeste della tradizione sumera sarebbe la collisione primordiale fra Nibiru e Tiamat, dalla quale (dopo l’allontanamento di Nibiru) sarebbero stati generati la Terra, la Luna e la Cintura degli Asteroidi [1].

Dal sesto paragrafo della seconda tavoletta, libero adattamento da Pag.60 del Libro Perduto del Dio Enki di Zecharia Sitchin:

« Questo è ora il racconto di un’antico Impatto Gigantesco avvenuto del Sistema Solare eoni fa.

Allora il pianeta Terra fu creato e si modificò il percorso del pianeta Nibiru, fissandone l’orbita attorno al Sole ed a Nemesis [2].
Nibiru e TiamatAllora Nibiru stava percorrendo il suo tracciato nello spazio siderale (tracciato deciso dal Fato), quando si trovò ad essere troppo vicina al pianeta Tiamat (del Sistema solare).
Gli Anunnaki, il popolo che abitava il pianeta Nibiru, allora si mobilitò per affrontare questo pericoloso avvenimento. Vennero attivati vari sistemi tecnologici di sicurezza planetaria (Ciò Che Pulsa, Ciò che Irradia, Ciò che Respinge, Ciò che Colpisce, probabilmente sistemi simili ai nostri laser di potenza satellitari o terrestri).

I primi ad avvicinarsi a Tiamat furono i sette satelliti naturali di Nibiru (i sette Venti [3]) e gli astronauti delle stazioni permanenti su detti satelliti fecero le prime rilevazioni del caso, soprattutto relativamente al satellite maggiore di Tiamat, cioè Kingu (la Luna).
Man mano che Nibiru si avvicinava a Kingu ed a Tiamat, il suo percorso veniva disturbato e deviato dalla loro attrazione gravitazionale.

I satelliti di Tiamat vennero spinti ad avvicinarsi al loro pianeta di riferimento.

Sul pianeta Tiamat i continenti vennero scossi da numerosi terremoti ed i vulcani eruttarono con grande fragore.
A questo punto anche Nibiru era caduto nel campo gravitazionale di Tiamat e fra i due pianeti si arrivò allo scontro!

TIAMAT e satellite - TEORIA DELL'IMPATTO GIGANTE
TEORIA DELL’IMPATTO GIGANTE

Il primo ad impattare Tiamat fu un satellite di Nibiru (Vento del male [4]), che si conficcò nel corpo roccioso di Tiamat.
A questo punto gli Annunaki utilizzarono le loro armi tecnologiche (Vento del Male-laser?) per spezzare in due il corpo Tiamat.
Dopo che venne colpita dal raggio degli Annunaki proveniente da Nibiru, Tiamat (o quello che ne rimaneva) interruppe la sua attività vulcanica e venne privata dei suoi undici satelliti, che vennero attirati permanentemente nel campo gravitazionale di Nibiru. Anche Kingu (la Luna) era fra di loro.

Quindi gli Anunnaki di Nibiru decisero di cambiare il destino gravitazionale dei questi corpi celesti (scritto nelle Tavolette dei Destini [5], specie di tavole astronomiche) e di lasciare Kingu a Tiamat; perciò distrussero gli altri satelliti, creando laFascia degli Asteroidi“.fascia degli asteroidi

A questo punto Nibiru si allontanò trascinando gli asteroidi con sé (e portandoli tra Marte e Giove) e quindi si allontanò dal Luogo della Battaglia (celeste tra Nibiru e Tiamat). Compì un’orbita attorno ad Apsu/Sole (cioè passò il perielio della sua nuova orbita) e quindi si diresse verso Kishar/Giove e Anshar/Saturno. Incontrò Gaga/Plutone e quindi oltrepassò An/Urano ed Antu/Nettuno e si diresse verso la Dimora nel Profondo (il resto della sua orbita al di là del Sistema Solare, verso Nemesis).

Nella successiva orbita di ritorno (dopo circa 3600 anni) Nibiru si riavvicinò a Tiamat e a Kingu e gli Annunaki con telescopi e satelliti videro che Tiamat era senza vita. 

Allora gli Anunnaki decisero di dividere il pianeta in due e facendo questo videro il Magma e l’Oro del suo interno.
Un satellite di Nibiru (Vento del Nord) agganciò gravitazionalmente la parte superiore di Tiamat, staccata di netto dal resto del pianeta, e la portò nel vuoto lontano da Tiamat. Allora “Vento del Nord” riversò le sue acque su Tiamat e Kingu venne agganciata gravitazionalmente a Tiamat (staccandola da Nibiru).
Gli Anunnaki decisero che Tiamat sarebbe stata ricordata nella loro storia come il “Luogo della Battaglia” (che i Nibiruani vinsero, nel senso che lo scontro cosmico non causò la loro estinzione).

Con un’altra azione Nibiru distrusse la parte posteriore del pianeta riducendola ad un gruppo di asteroidi, che si unirono al resto della Fascia degli Asteroidi. sistema solare - fascia di asteroidi e fascia di kuiperGli Anunnaki allora decisero che nelle loro carte spaziali la Fascia degli Asteroidi avrebbe diviso le “Acque dalle Acque” (cioè diverse zone spaziali del Sistema Solare).
La Fascia degli Asteroidi avrebbe diviso i “mari inferiori” (corrispondente grosso modo ai nostri pianeti terrestri – Mercurio, Venere, Terra e Marte) dai “mari superiori” (corrispondenti ai nostri pianeti gioviani – Giove, Saturno, Urano e Nettuno).

Di nuovo Nibiru percorse la sua orbita fino al Sole/Apsu e dal Sole fino a Plutone/Gaga, poi verso Nemesis.
Nel successivo ciclo di Nibiru (dopo i soliti 3600 anni) tornò nel Sistema Solare, dalle parti della Cintura degli Asteroidi.
Gli astronomi degli Anunnaki osservarono di nuovo Tiamat. Nell’area del polo nord ancora vi erano i segni dell’impatto (vulcani attivi e faglie aperte): si vedevano le sue acque e le sue vene d’oro a cielo aperto.
Allora gli Anunnaki si resero conto che nell’impatto i semi della vita (spore, batteri di Nibiru) erano passati su Tiamat ed avevano attecchito. Tiamat si stava trasformando in un pianeta vivente e gli Anunnaki lo chiamarono Ki (la nostra Terra).
Notarono l’alternarsi del giorno e della notte, nella rotazione di Ki/Terra. Kingu (la luna) divenne il satellite naturale di Ki/Terra.

Nibiru compì ancora il suo passaggio al perigeo. Quindi gli Annunaki misero delle stazioni di controllo e collegamento (Marte e Luna) in tutti i pianeti di questo Sistema Solare, a cui si erano ormai legati, e dei radiofari (Monolito Spaziale e Monolito su Phobos) ai suoi limiti.

Decisero che il loro pianeta Nibiru si sarebbe chiamato Luogo dell’Attraversamento, il Pastore dei pianeti del Sistema Solare.
Calcolarono che un’intera orbita (anno nibiruriano) sarebbe durato uno Shar [6] (3600 anni terrestri) e che questa orbita era il loro destino. »

Il testo originale di Zecharia Sitchin è nella voce Battaglia Celeste. Più precisamente il nome Theia, quindi, dovrebbe essere dato non a Nibiru, ma a due sue lune (Vento del male e Vento del Nord) che furono gli oggetti che effettivamente fecero la collisione con la Terra.


[1] La Fascia principale degli Asteroidi è una regione del sistema Solare compresa fra le orbite di Marte e Giove, che contiene la maggiore concentrazione di asteroidi del sistema.
[2] Nemesis o Dark Star è il nome attribuito ad un’ipotetica stella, una nana bruna o nana rossa orbitante attorno al Sole in un possibile sistema binario, alla distanza variabile da 50.000 a 100.000 UA, molto al di là della Nube di Oort. Le teorie riguardo a Nibiru comprenderebbero Nemesis, in quanto questa nana bruna (stella scura) sarebbe all’afelio dell’orbita di Nibiru, ai confini del sistema solare. In questo caso Nemesis si collocherebbe nella regione tra la fascia di Kuiper e la nube di Oort, a 448 UA dal Sole.
[3] Le Lune o Satelliti naturali di Nibiru, tra le quali Vento dell’Est, Vento del Nord, Vento del Sud, Vento del male e Vento Occidentale.
[4] Il Vento del Male è un concetto della mitologia sumera. Si riferisce secondo Zecharia Sitchin alla nube nucleare portatrice di morte (della Grande Calamità), che si era spinta da Canaan verso oriente, in direzione di Sumer.
[5] Le Tavolette dei Destini o Tavole dei Destini erano dei testi contenenti il destino degli dèi e dell’umanità, secondo la mitologia mesopotamica, che il possessore era in grado di modificare a proprio piacimento. Secondo Zecharia Sitchin le Tavole dei Destini erano strumenti utilizzati nel Centro di Controllo Missione per seguire e controllare orbite e traiettorie dei pianeti (soprattutto Marte e Nibiru); in seguito designarono la registrazione di decisioni inalterabili.
[6] Lo Shar è un’unità di misura del tempo dei Sumeri, che equivale a 3.600 anni. Secondo Zecharia Sitchin è il periodo orbitale di Nibiru attorno al Sole.


==>> VEDI ANCHE “LA BATTAGLIA CELESTE”

==>> VEDI ANCHE “IL LIBRO PERDUTO DI ENKI”

==>> VEDI ANCHE ENUMA ELISH


FONTE ==>> http://www.ufopedia.it/Teoria_dell’impatto_gigante.html

LA BATTAGLIA CELESTE

LA BATTAGLIA CELESTE

LA BATTAGLIA CELESTE

La Battaglia Celeste è un’evento ricordato nella mitologia sumera. Secondo Zecharia Sitchin è la descrizione della collisione primordiale fra Nibiru e Tiamat, che generò la Terra, la Luna e la Cintura degli Asteroidi [1] (il Bracciale Martellato della tradizione sumera). Equivale alla moderna “Teoria dell’Impatto Gigante“.
Secondo la letteratura sumera un passaggio di Nibiru avrebbe anche strappato un satellite a Saturno facendolo diventare un pianeta fuori dall’attrazione gravitazionale di Saturno: sarebbe Plutone (Gaga in sumero).

Dal sesto paragrafo della seconda tavoletta del “Libro Perduto del Dio Enki” di Zecharia Sitchin:

« Questo è ora il racconto della Battaglia Celeste e di come la Terra fu creata e del destino di Nibiru.

Il Signore Nibiru andò avanti, seguì la sua strada decisa dal Fato. COLLISIONE TRA PIANETI LA BATTAGLIA CELESTE
Si rivolse verso la rabbiosa Tiamat, con le sue stesse labbra pronunciò un’incantesimo. Indossò come vestito di protezione Ciò Che Pulsa e Ciò Che Irradia. La sua testa fu incoronata da terribile fulgore.
Alla sua destra posizionò Ciò Che Colpisce, alla sua sinistra mise Ciò Che Respinge.

Mandò avanti come una tempesta i Sette Venti [2], la sua schiera di aiutanti, per scrutare il piano di Kingu, comandante della schiera di Tiamat.
Quando scorse il valoroso Kingu, la sua vista si offuscò; mentre guardava i mostri, il suo corso si sconvolgeva, non riusciva a mantenere la direzione, compiva gesti confusi.

Gli aiutanti di Tiamat le si strinsero attorno, tremanti di terrore. Le radici di Tiamat si scossero, emise un terribile ruggito. Su Nibiru operò un’incantesimo, lo avviluppò con il suo fascino.

Fra i due si arrivò allo scontro, la battaglia era inevitabile! Tiamat e Nibiru si trovarono faccia a faccia; avanzavano l’uno contro l’altro. Si avvicinavano alla battaglia, si preparavano ad un duello.

Il Signore distese la sua Rete (gravitazionale), la gettò per avvilupparla. Con furia Tiamat gridò, perse i sensi come se fosse posseduta.
TIAMAT e satellite - TEORIA DELL'IMPATTO GIGANTEIl Vento del male [3], che lo seguiva, Nibiru le scatenò contro; il Vento del Male le scagliò in faccia.
Tiamat aprì la bocca per divorare il Vento del Male, ma non riuscì più a chiudere le labbra. Il Vento del Male caricò il suo ventre, penetrò nelle viscere. Le sue viscere erano dilaniate, il suo corpo si gonfiò, la sua bocca si spalancò.
Attraverso l’apertura Nibiru scagliò una freccia lucente, un lampo divino. Penetrò nelle sue viscere, le dilaniò il ventre; le si conficcò nel grembo, le spezzò il cuore.
Dopo averla così domata, egli Spense il suo Soffio Vitale.

Nibiru esaminò il corpo senza vita, Tiamat era ora come una carcassa macellata. Vicino alla padrona senza vita, i suoi undici aiutanti erano tremanti di paura. Nella rete di Nibiru furono catturati; furono incapaci di fuggire.
Anche Kingu, proclamato da Tiamat capo della schiera, era fra di loro. Il Signore lo incatenò, lo legò alla padrona senza vita.
Strappò da Kingu le Tavolette dei Destini [4], ingiustamente a lui date. Vi impresse il suo sigillo, fissò il Destino al suo petto.
Gli altri della schiera di Tiamat legò come prigionieri, li intrappolò nel suo circuito. Li calpestò sotto i suoi piedi, li fece a pezzi. Li legò al suo circuito; le fece orbitare indietro.

Nibiru partì poi dal Luogo della Battaglia, si recò ad annunciare la vittoria agli dèi che lo avevano prescelto. Compì un circuito attorno ad Apsu (Sole), viaggiò verso Kishar (Giove) e Anshar (Saturno). Gaga (Plutone) venne a salutarlo, poi fece rotta come messaggero verso gli altri.
Nibiru oltrepassò An (Urano) ed Antu, si diresse verso la Dimora del Profondo.

Ripensò poi al fato di Tiamat ormai senza vita e a quello di Kingu. Il Signore Nibiru allora ritornò a Tiamat, che prima aveva domato.
Le si avvicinò, si soffermò a vedere il suo corpo senza vita. Nel suo cuore concepì ingegnosamente un piano per dividere il mostro.

terra tiamat e kinguPoi come si fa con una cozza, la divise in due parti, le separò il petto dalle parti inferiori. Recise i canali del suo sangue, guardò con stupore le sue vene d’oro.

Calpestando la sua Parte Posteriore, il Signore Nibiru le tranciò di netto la parte Superiore. Convocò accanto a sé il Vento del Nord, suo aiutante. Comandò al Vento di portare via il cranio staccato, di gettarlo nel vuoto.
Allora il Vento di Nibiru si librò su Tiamat, investendola con un fiotto di acque. Nibiru scoccò un lampo, impartì il segnale al Vento del Nord.
Con un fulgore, la parte superiore di Tiamat venne portata in un luogo sconosciuto.
Anche Kingu, a lei legato, fu con lei esiliato, per essere compagno della parte staccata.

Nibiru riflettè poi sul fato della Parte Posteriore: che fosse un eterno trofeo di battaglia, questo era il suo volere. Che fosse per sempre ricordato nei cieli, per custodire il Luogo della Battaglia.
Con la sua mazza schiacciò in mille pezzi la parte posteriore, poi li unì per formare il Bracciale Martellato.
Unendoli insieme, li posizionò come guardiani, un Firmamento per dividere le “Acque dalle Acque” (cioè diverse zone spaziali del Sistema Solare). Separò i “Mari Superiori” (corrispondenti ai nostri pianeti gioviani – Giove, Saturno, Urano e Nettuno) sopra il Firmamento dei “Mari Inferiori” (corrispondente grosso modo ai nostri pianeti terrestri – Mercurio, Venere, Terra e Marte).
Tutto questo Nibiru creò con molto ingegno.
sistema solare - fascia di asteroidi e fascia di kuiper

Il Signore Nibiru attraversò i cieli per scandagliare le regioni. Misurò le dimensioni dal regno di Apsu alla dimora di Gaga.
Nibiru esaminò poi il limite del Profondo, gettò lo sguardo verso il suo luogo natale. Si soffermò ed esitò; poi lentamente ritornò al Firmamento, al Luogo della Battaglia.

Nell’attraversare di nuovo la reglione di Apsu, ripensò con rimorso alla sposa del Sole che più non c’era.
Guardò la metà ferita di Tiamat, prestò attenzione alla sua Parte Superiore. Le acque della vita, la sua ricchezza, stillavano ancora dalle ferite. Le sue vene d’oro riflettevano i raggi di Apsu.
Allora Nibiru si ricordò del Seme della Vita, ereditata del suo Creatore. Quando aveva calpestato Tiamat, quando l’aveva separata, sicuramente le aveva trasmesso il seme!
Si rivolse ad Apsu, così gli parlò: “Con i tuoi caldi raggi, risana le ferite! Che nuova vita sia data alla parte staccata, che possa essere accolta nella tua famiglia come una figlia! Che le acque siano tutte raccolte in un luogo, che possa apparire la terraferma! Che sia chiamata terraferma, che il suo nome d’ora in poi sia Ki!”
Apsu prestò attenzione alle parole di Nibiru: “Che la Terra si unisca alla mia famiglia!” Così decretò. “Ki, Terraferma del Mondo Inferiore [5], che il suo nome d’ora in poi sia Terra! Che , con la sua rotazione, ci siano notte e giorno; che di giorno io la possa irradiare con i miei raggi risanatori.
Che Kingu sia una creatura della notte, di notte brillerà come compagna della Terra, che per sempre sia la Luna!”
Nibiru ascoltò con compiacimento le parole di Apsu.

Attraversò i cieli ed ispezionò le regioni. Agli dèi, che lo avevano reso supremo, concesse stazioni permanenti.
Decise che non dovessero trasgredire i confini dei propri circuiti, né darsi battaglia. Rafforzò le serrature dei cieli, ai loro lati posizionò dei cancelli.
Scelse per sé una dimora esterna; si estendeva al dilà di Gaga.
Supplico Apsu perché decretasse che il grande circuito fosse il suo destino. Dalle loro stazioni tutti gli dèi decretarono: “Che la sovranità di Nibiru sia senza pari! Lui è il più radioso degli dèi, che lui sia veramente il Figlio del Sole!”
Dalla sua dimora Apsu concesse la sua benedizione: “Nibiru deve essere il Luogo dell’Attraversamento del Cielo e della Terra; Luogo dell’Attraversamento sarà chiamato! Sopra o sotto Nibiru gli dèi non dovranno mai attraversare. Una posizione centrale è stata conferita per sempre a Nibiru, per essere così il pastore degli dèi. Il suo circuito sarà uno Shar [6]; questo sarà per sempre il suo Destino!” »

Questa è una versione mitologica di avvenimenti esclusivamente astronomici, propri di un certo punto del passato del Sistema Solare. Una versione in termini più attuali si trova alla voce Teoria dell’impatto gigante.


[1] La Fascia principale degli Asteroidi è una regione del sistema Solare compresa fra le orbite di Marte e Giove, che contiene la maggiore concentrazione di asteroidi del sistema.
[2] Le Lune o Satelliti naturali di Nibiru, tra le quali Vento dell’Est, Vento del Nord, Vento del Sud, Vento del male e Vento Occidentale.
[3] Il Vento del Male è un concetto della mitologia sumera. Si riferisce secondo Zecharia Sitchin alla nube nucleare portatrice di morte (della Grande Calamità), che si era spinta da Canaan verso oriente, in direzione di Sumer.
[4] Le Tavolette dei Destini o Tavole dei Destini erano dei testi contenenti il destino degli dèi e dell’umanità, secondo la mitologia mesopotamica, che il possessore era in grado di modificare a proprio piacimento. Secondo Zecharia Sitchin le Tavole dei Destini erano strumenti utilizzati nel Centro di Controllo Missione per seguire e controllare orbite e traiettorie dei pianeti (soprattutto Marte e Nibiru); in seguito designarono la registrazione di decisioni inalterabili.
[5] Secondo la tradizione sumerica e secondo Zecharia Sitchin, il Mondo Inferiore è l’emisfero meridionale che include anche l’Africa meridionale (Abzu) e l’Antartide. Era cioè la Via celeste sotto il 30° parallelo sud. Sopra il 30° nord c’era la Via di Enlil e nella fascia centrale la Via di Anu. Il termine Mondo Inferirore era però anche usato (come Ki) per designare le terraferma (contrapposta alle acque dei mari) per il fatto che lo scudo africano e l’antartide apparivano alle navi spaziali come la terraferma più sviluppata. Un ultimo significato del termine Mondo Inferiore è quello di sinonimo di Mari Inferiori, cioè la parte interna del Sistema Solare.
[6] Lo Shar è un’unità di misura del tempo dei Sumeri, che equivale a 3.600 anni. Secondo Zecharia Sitchin è il periodo orbitale di Nibiru attorno al Sole.


==>> VEDI ANCHE “LA TEORIA DELL’IMPATTO GIGANTE”

==>> VEDI ANCHE “IL LIBRO PERDUTO DI ENKI”

==>> VEDI ANCHE L’ENUMA ELISH


FONTE ==>> http://www.ufopedia.it/Battaglia_Celeste.html

GLI “SHEM” E I RECINTI SACRI

GLI “SHEM” E I RECINTI SACRI

MU - MONETA DI BIBLO2

Il re sumero Gudea, festeggiando la costruzione del tempio in onore del suo dio Ninurta, scrisse che gli era apparso «un uomo fulgido come il cielo… con un elmetto sulla testa: certamente un dio». Durante questa apparizione, Ninurta, accompagnato da altri due “dèi”, stava in piedi dietro il suo “divino uccello di vento nero”. Come risultò poi evidente il tempio era stato costruito prevalentemente allo scopo di fornire una zona riservata, un riparo cintato e sicuro per questo “uccello divino”.
Per la costruzione del recinto, riferisce Gudea, furono necessarie travi enormi e grosse pietre importate da lontano. Solo quando l’Uccello divino” fu posto all’interno del recinto, il tempio fu considerato finalmente ultimato. Una volta la suo posto, l’”uccello divino” poteva “impadronirsi del cielo” e riusciva a “unire Cielo e Terra”. La sua importanza era tale che esso era costantemente sorvegliato da due “armi divine”, armi che emettevano fasci di luce e raggi mortali.

Negli antichi testi si trova anche la descrizione di alcuni veicoli usati per portare gli aeronauti nei cieli.

Gudea affermò che, quando l’uccello divino si innalzava sopra le terre. «gettava luce sui muri di mattoni».

Il recinto protetto veniva chiamato MU.NA.DA.TUR.TUR (“la forte pietra dove riposa il MU”).
Urukagina, sovrano di Lagash, disse riguardo al “divino uccello di vento nero”: «Il MU che emana luce come un fuoco, io l’ho fatto alto e forte».
Analogamente, Lu-Utu, che regnò a Umma nel III millennio a. C., costruì un luogo per un mu, «che emana una specie di fuoco», per il dio Utu, «nel luogo consacrato all’interno del suo tempio».
Il re babilonese Nabucodonosor II, vantandosi di aver ricostruito il recinto sacro di Marduk, disse che all’interno della fortificazione, fatta di mattoni bruciati e onice lucente:

<< Ho innalzato la testa della barca ID.GE.UL. Il Carro del principato di Mardul; La barca ZAG.MU.KU, che si vede avvicinarsi, la suprema viaggiatrice tra Cielo e Terra, ho chiuso nel mezzo del recinto, schermandone tutti i lati.>>

ID.GE.UL, il primo nome utilizzato per descrivere questa “suprema viaggiatrice” o “Carro di Marduk”, significa letteralmente “alto fino al cielo, luminoso di notte”. 
ZAG.MU.KU, il secondo nome con cui viene citato il veicolo riposto nello speciale recinto, significa “lo splendente MU fatto per andare lontano”.

Abbiamo le prove che un mu – un oggetto conico, dalla sommità ovale – era effettivamente contenuto nel recinto sacro, quello più interno, dei templi dei Grandi Dei del Cielo e della Terra.
MU - MONETA DI BIBLOSu un’antica moneta trovata a Biblo (la biblica Gebal), sulla costa mediterranea dell’odierno Libano, è raffigurato il grande Tempio di Ishtar. Sebbene la moneta lo mostri com’era nel I millennio a. C., possiamo comunque ritrovarvi gli elementi base dell’originario tempio di millenni prima, visto che gli antichi usavano ricostruire infinite volte i templi nello stesso luogo e secondo gli stessi criteri del piano originario
Dalla figura si vede che il tempio era diviso in due parti.
Anteriormente vi era la struttura principale, imponente con il suo ingresso a colonne;
dietro c’è una corte interna, o “area sacra”, nascosta e protetta da un muro alto e massiccio.
Il tempio si trovava in posizione sopraelevata ed era raggiungibile solo salendo una scala.
Al centro dell’area sacra vi è una speciale piattaforma fatta di travi incrociate (sul modello, per intenderci, della Torre Eiffel), che sembra fatta apposta per sostenere un peso ingente.
E su questa piattaforma sta l’oggetto di tutto questo apparato protettivo, un oggetto che non può essere altro che un mu.
Come la maggior parte delle parole sillabiche sumeriche, mu aveva un significato primario: “ciò che sale dritto”.
Nell’uso comune, poi, il termine assumeva una trentina di sfumature diverse, da “alture” a “fuoco”, da “comando” a “periodo di tempo circoscritto”, fino a significare, in tempi più recenti, “ciò per cui uno è ricordato”.

Un inno a Inanna/Ishtar e ai suoi viaggi sulla Barca del Cielo dimostra che il mu era il veicolo con il quale gli dei giravano in lungo e in largo per il cielo:

<<Signora del Cielo: Ella indossa il suo Abito del Cielo E arditamente sale verso il Cielo. Al di sopra di tutte le terre abitate Ella vola nel suo MU. La Signora che nel suo MU Gioiosamente vola fino alle vette celesti. Al di sopra di tutti i luoghi in pace Ella vola nel suo MU.>>

É provato che i popoli del Mediterraneo orientale avevano visto tali oggetti simili a razzi non soltanto nei recinti dei templi, ma addirittura in volo.

MU - GLIFI ITTITIAlcuni glifi ittiti, per esempio, mostravano, sullo sfondo di un cielo stellato, missili in volo, razzi montati su rampe di lancio e un dio all’interno di una camera radiante.

Parlando dei recinti più interni dei templi o dei viaggi celesti degli dei, o persino dei casi in cui furono dei mortali a salire al cielo, i testi mesopotamici usano il termine sumerico mu o i suoi derivati semitici shu-ma (“ciò che è un mu”), sham o shem. Poiché queste parole indicavano anche “ciò per cui uno è ricordato”, il termine assunse gradualmente il significato primario di “nome”, e così è stato pressoché universalmente tradotto, anche quando lo si trovava in testi antichissimi in cui il termine veniva chiaramente usato nella sua accezione originaria, quella di “oggetto usato per volare”.

Così G. A. Barton (The Royal Inscriptions of Sumer and Akkad, «Le iscrizioni reali di Sumer e Akkad») fissò quella che divenne l’incontestata traduzione dell’iscrizione trovata sul tempio di Gudea:
«Il suo MU abbraccerà le terre da un orizzonte all’altro»  è diventata «Il suo nome riempirà tutte le terre».
Un inno a Ishkur, che esaltava il suo «“MU che emana raggi” in grado di arrivare fino al Cielo», è stata parimenti tradotta con «Il tuo nome è radioso e raggiunge lo zenith del Cielo».
Alcuni studiosi, poi, intuendo che mu e shem potessero indicare un complemento oggetto e non un “nome”, lo trattarono come un suffisso o una struttura grammaticale che non richiedeva traduzione, e così hanno completamente evitato il problema.

I traduttori biblici, che hanno indiscriminatamente tradotto shem con “nome” ogni volta che si sono imbattuti nel termine, non hanno evidentemente tenuto conto di un illuminante studio pubblicato più di un secolo fa da G. M. Redslob (in Zeitschrift der Deutschen Morgenlandischen Gesellschaft) nel quale l’autore affermava, a ragione, che i termini shem eshamain (“cielo”) derivano dalla radice shamah. Che significa “ciò che è rivolto in alto”.
Quando l’Antico Testamento ci dice che re Davide “fece uno shem” per affermare la sua vittoria sugli Aramei, diceva Redslob, certamente non “fece un nome”, bensì un monumento rivolto verso il cielo.
 
Una volta compreso che mu e shem in molti testi mesopotamici non vanno tradotti con “nome”, ma con “veicoli celesti”, si leggono sotto un’altra luce anche molte altre antiche storie, compreso l’episodio biblico della Torre di Babele. ===>>> BABELE

La terminologia sumerica per indicare gli oggetti connessi al volo celeste non si limitava al me indossato dagli dèi o al mu rappresentato dai loro “carri” conici.

MU - APINI testi sumerici che descrivono la città di Sippar ci dicono che essa aveva una parte centrale nascostaeprotetta da mura possenti, al cui interno si trovava il tempio di Utu, “una casa simile a una casa nei cieli”. In un cortile interno del tempio, anch’esso protetto da alte mura, stava «eretto verso l’alto, il possente APIN» (“un oggetto che si apre da sé la via”, secondo i traduttori). Un disegno trovato presso la collina del tempio del dio Anu a Uruk rappresenta tale oggetto. 

Qualche decennio fa avremmo avuto non poche difficoltà a capire di cosa si trattava, ma oggi sappiamo che esso è un razzo spaziale a diversi comparti, in cima al quale sta il conico mu, o cabina di comando.
Le prove che gli dèi di Sumer possedessero non soltanto “camere volanti” per aggirarsi nei cieli più vicini alla Terra, ma anche vere e proprie navicelle a razzo a diversi comparti emerge anche dall’esame dei testi che descrivono gli oggetti sacri del tempio di Utu a Sippar. Vi si dice infatti che alla corte suprema di Sumer i testimoni dovevano prestare giuramento in un cortile interno, vicino a una porta attraverso la quale potevano vedere tre “oggetti divini”: la “sfera d’oro” (forse la cabina dell’equipaggio?), il GIR e l’alikmahrati, un termine che letteralmente significa “avanzatore che fa muovere il veicolo”, cioè quello che noi oggi chiameremmo motore.
É più che probabile che ci troviamo di fronte a un riferimento alle tre parti di una navicella a razzo, con la cabina a modulo di comando a una estremità, i motori all’altra estremità e il gir al centro. Quest’ultimo era un termine molto utilizzato con riferimento a voli spaziali. Le guardie che Gilgamesh incontrò presso “il luogo di atterraggio” di Shamash erano chiamati uomini-gir; nel tempio di Ninurta, l’area interna sacra, la più sorvegliata, si chiamava GIR.SU (“dove compare il gir“). É ormai universalmente riconosciuto che gir era un termine utilizzato per descrivere un oggetto appuntito. Uno sguardo attento alla rappresentazione pittorica del termine ci consente di capire meglio la sua natura “divina”: ciò che vediamo, infatti, è un oggetto allungato, a forma di freccia, suddiviso in diverse parti scompartimenti:MU - freccia

Il fatto che il mu potesse rimanere sospeso da solo nei cieli più vicini alla Terra, o volare sopra la terraferma quando era attaccato a un gir, o ancora diventare il modulo di comando di un apin a comparti plurimi testimonia l’alto livello di ingegneria che gli dèi di Sumer, gli Dèi del Cielo e della Terra, avevano raggiunto.
A questo punto, se riguardiamo l’insieme dei pittogrammi e degli ideogrammi sumerici, non possiamo più avere dubbi sul fatto che chiunque abbia tracciato quei segni conosceva bene forme e funzioni dei razzi e delle relative scie di fuoco, dei veicoli simili a missili e delle “cabine” celesti.
MU - bocca del razzoKA.GIR (“bocca del razzo”)

indicava un gir o razzo pinnato, contenuto in una struttura sotterranea simile a un pozzo.

 

MU - dimora divinaESH (“dimora divina”)
era la camera o modulo di comando di un veicolo spaziale


MU - ascendenteZIK (“ascendente”)

 

Era forse un modulo ascendente in fase di decollo?

Diamo un’occhiata, infine, al segno pittografico che indicava gli “dèi” in lingua sumerica. La parola era composta da due sillabe: DIN.GIR. Abbiamo già visto che cosa significava il simbolo di GIR: un razzo pinnato a due comparti. DIN, la prima sillaba, significava “virtuoso”, “puro”, “luminoso”. Unite, dunque, le due sillabe DIN.GIR indicavano il concetto di “virtuosi degli oggetti luminosi, appuntiti”, o, più esplicitamente, “i puri dei razzi fiammeggianti”.
Questo era il segno pittografico per din:

MU - dinViene subito in mente un motore a reazione che sprigiona fiamme dalla parte posteriore, mentre quella anteriore è stranamente aperta. Proviamo ora a “scrivere” dingir combinando i due segni pittografici: scopriremo che la coda del gir pinnato si inserisce perfettamente nell’apertura frontale deldin!

MU - dingirEd ecco dunque lo sbalorditivo risultato: ci troviamo davanti a una vera navetta spaziale con razzo propulsore, munita di un modulo di atterraggio perfettamente agganciato: un meccanismo, dunque, non dissimile da quello dell’Apollo 11!

Si tratta di un veicolo a tre comparti collegati fra loro: il comparto propulsore contiene i motori, quello centrale i viveri e gli equipaggiamenti, mentre la conica “camera del cielo” ospita gli individui chiamati dingir, gli dèi dell’antichità, gli astronauti di tanti millenni fa.
A questo punto, possiamo avere ancora dei dubbi sul fatto che quando i popoli antichi parlavano dei loro Dèi del Cielo e della Terra intendevano riferirsi letteralmente a individui in carne e ossa, che erano scesi sulla Terra dal cielo?
Persino gli antichi compilatori dell’Antico Testamento, che dedicarono la Bibbia a un unico Dio, ritennero necessario ammettere la presenza sulla Terra, in tempi antichissimi, di tali entità divine.


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FONTE ==> http://www.art-litteram.com/index.php?option=com_content&view=article&id=60%3Ai-nefilim-il-popolo-dei-razzi-fiammeggianti&catid=31%3Alo-scrigno-dellarcano&Itemid=36&showall=1


 

MARIA: ASSUNZIONE O …???

MARIA: ASSUNZIONE O …???
MARIA ASCENSIONE1

Anche per quanto riguarda l’Assunzione di Maria in Cielo le teorie sono molte dato che nella Bibbia non vi è alcun riferimento a riguardo!
Il Dogma cattolico afferma che Maria, terminato il corso della vita terrena, fu trasferita in Paradiso, sia con l’anima che con il corpo, cioè fu assunta, accolta in cielo; mentre altri teologi sostengono che Maria non sarebbe veramente morta, ma sarebbe soltanto caduta in un sonno profondo, dopodiché sarebbe stata assunta in cielo, e da qui deriva il termine “dormizione”.

La Costituzione apostolica “Munificentissimus Deus”, di papa Pio XII, si limita a proclamare in modo irrevocabile il dogma dell’Assunzione senza specificare se la Madonna sia morta o meno, facendone comunque riferimento come una credenza universale dei fedeli, della liturgia, dei Padri della Chiesa, dei teologi e dell’iconografia cattolica.

Alcune fonti storiche reputate attendibili, risalgono al periodo compreso tra la fine del secolo IV e la fine del V, e parlano dell’argomento:
Efrem il Siro (373d.c.) sosteneva che il corpo di Maria non aveva subito corruzione dopo la morte.
Timoteo di Gerusalemme (sec. IV) scriveva che la Vergine era rimasta immortale perché il Cristo l’aveva trasferita nei luoghi della sua ascensione.
L’operetta siriaca Obsequia Beatae Virginis riferiva che l’anima di Maria, subito dopo la morte, si era riunita nuovamente al corpo.

Ma ci sono anche altre fonti che raccontano di questa “ascenzione” ma che “stranamente” non vengono riconosciuti come canonici, ma come leggende, e quindi reputati falsi!
I cosiddetti APOCRIFI!

Uno è La Dormizione della Santa Madre di Dio, attribuita a San Giovanni il Teologo, ovvero l’Evangelista (sec. VI).
L’altro, molto più dettagliato e descritto assai minuziosamente è Il Transito della Beata Maria Vergine, attribuito a Giuseppe d’Arimatea, vecchio di 2000 anni, che ne dovrebbe attestare l’antichità di tale fenomeno, ma che essendo troppo esplicito alcuni studiosi, anche in questo caso, hanno dovuto offuscare la verità, facendolo risalire al IV secolo, e quindi di conseguenza confonderne l’attendibilità.

Questo scritto viene attribuito, a torto o a ragione, ad un testimone oculare dell’epoca di Cristo, Giuseppe d’Arimatea, il pio ebreo che fu una delle persone maggiormente vicine alla famiglia di Gesù nelle ore della crocifissione; fu lui che donò il telo detto Sindone per avvolgere le spoglie di Cristo e fu sempre lui che ebbe in custodia il calice dell’ultima cena, il futuro Santo Graal.

In questo vangelo viene descritta puntigliosamente la morte della Madre di Gesù.
Vi si racconta che tre giorni prima del suo trapasso, la Madonna ricevette la visita di un angelo con una palma, che le preannunziava la sua prossima assunzione al cielo, senza precisare se in vita o da morta. E quando quel giorno arrivò, alla terza ora, tutti gli apostoli eccetto S. Tommaso si trovarono improvvisamente trasportati a Gerusalemme, dinanzi alla casa di Maria, a bordo di una nube.
Un po’ come nel caso dei “vimana” indu.
MARIA ASCENSIONE, ANGELIGiuseppe narra che erano tutti sbalorditi per il loro repentino trasporto; non sapevano capacitarsi di cosa stesse succedendo; uno di essi, Simon Pietro, commentò addirittura: “Nessuno sa perché siamo qui. Ero ad Antiochia e a gran velocità mi sono ritrovato qui.” Stupiti, senza alcun ricordo, tutti gli apostoli erano stati come “teletrasportati” a bordo delle “nubi” (qui gli ufologi avrebbero di che sbizzarrirsi).
L’antico vangelo prosegue poi narrando l’arrivo, la domenica sempre alla terza ora, di Gesù. É quello il momento culminante di tutta la vicenda: la Madonna muore e la sua anima viene portata in cielo; sui Transfiguration_Raphaelpresenti si verificò un effetto identico a quello toccato agli apostoli durante la trasfigurazione biblica di Gesù sul monte Tabor: tutti gli astanti caddero con il viso a terra, restando paralizzati ed incoscienti per un’ora e mezza, mentre l’anima di Maria veniva “portata via in una grande luce”; la nube che trasportava l’anima della Madre di Dio, viene detto, “si sollevò in cielo”, mentre un grande boato, un terremoto, scosse la terra.
Anche in questa antichissima narrazione troviamo degli effetti fisici tipici delle apparizioni UFO: rumori, luci, nubi e addirittura la paralisi totale di tutti i presenti e la cancellazione del loro ricordo, eccetto in uno dei presenti (ovvero, in colui il quale descrisse in questo modo “Il transito di Maria”).
Ripresisi, i discepoli, confusi e istigati da Satana, pensarono di seppellire o cremare il corpo di Maria, dice il cronista. Decisisi per l’inumazione, i discepoli si stavano apprestando a deporre il corpo della Vergine in un sepolcro, quando all’improvviso si verificava un secondo evento straordinario: di colpo appariva una misteriosa luce dal cielo che li abbatteva tutti a terra; in quel momento il corpo di Maria veniva sollevato in cielo da una forza invisibile e, secondo questo vangelo, portato in Paradiso; immediatamente dopo tutti i discepoli venivano poi riportati, a bordo della solita “spessa nube”, ognuno e singolarmente al proprio luogo di provenienza.

La storia dell’assunzione in cielo del corpo di Maria non sembra essere il frutto solo di una fantasia accesa, ma più probabilmente sono stati ispirati ad eventi “ufologici” che nulla avevano a che fare con la Madonna, ma che sono stati riletti nell’ottica di una visione mistica.

Quest’episodio è stato tramandato per secoli nell’arte slava.

MARIA MORENTE LOZMAEsiste una tavola pittorica che riproduce lo stesso evento: in essa si vede la Madonna portata in alto, mentre gli apostoli, a due a due, volano in cielo a bordo di strane nubi a goccia. Ma mentre il vangelo di Giuseppe d’Arimatea è presumibilmente di origine ebraica e vecchio di duemila anni, questo dipinto è di origine jugoslava; è un’opera del 1638 del pittore Kozma, è stato trovato a Piva ed ha soltanto trecento anni.

Impossibile pensare che i due autori, l’estensore del vangelo o il pittore della tavola, possano essersi copiati; il dipinto di Kozma è noto da tre secoli, mentre il vangelo apocrifo, di cui in epoca medievale esistevano solo alcuni frammenti in latino, è stato ricostruito dal filologo tedesco Tischendorf e riportato alla luce dai biblisti solo in questo secolo.

É dunque lecito pensare che sia lo pseudo-Giuseppe d’Arimatea che il pittore Kozma assistettero indipendentemente ad apparizioni UFO, e rilessero gli episodi in chiave sovrannaturale, come reminiscenze o visioni di passati eventi divini?
 
In tal caso Kozma avrebbe riprodotto i sorvoli di UFO servendosi dell’iconografia mistica ortodossa; il suo dipinto, difatti, è strettamente collegato ad un più antico affresco jugoslavo, presente sulla navata della Chiesa di S. Sofia a Ocrida dell’XI secolo; esistono altri dipinti analoghi, sempre con la Vergine MARIA DORMIZIONE TVERmorente attorniata da “angeli in astronave”, ma la sagoma delle nubi è totalmente differente da quelle di Kozma; nella Galleria d’arte Tretjakov di Mosca ne troviamo almeno tre; uno è del XV secolo, dellaScuola di Tver; un altro, intitolato “La dormizione”, è degli inizi del XIII secolo (detto “icona del monastero delle Decime di Novgorod”); è una tempera su legno che chiaramente riproduce uno schema classico per l’arte russo-ortodossa: la Madonna morente al centro di un letto, Gesù e gli apostoli al capezzale, gli angeli che scendono dal cielo. In questo caso però gli apostoli che arrivano volando sono dentro nubi rozzamente accennate, che non hanno alcuna relazione con i dipinti jugoslavi e che contornano banalmente le figure umane; esse scompaiono addirittura nella “Dormizione” realizzata da Teofane il Greco nel 1392, anch’esso custodito nella Galleria Tretjakov.

Gli “angeli in astronave” della Dormizione, dunque, non sempre sono una costante nell’arte slava. Ed occasionalmente sono dipinti “a goccia” come nella visione di Kozma.

Siccome non è stato possibile stabilire alcun legame diretto tra l’opera del pittore di Piva ed i vangeli apocrifi sopracitati, sino a prova contraria, dobbiamo dedurne che questi episodi siano indipendenti, e di natura ufologica. Inoltre la paralisi dei testimoni (evento oggigiorno associato a diversi casi UFO, come pure la cancellazione della memoria) la si trova anche nel papiro Bodmer, noto come “Natività di Maria” o “Protovangelo di Giacomo” che narra come durante la nascita di Gesù la gente di Betlemme, e persino gli animali, rimasero come pietrificati.


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FONTI ==>> https://it.wikipedia.org/wiki/Assunzione_di_Maria
FONTI ==>> http://www.alfredolissoni.net/carri1.htm


 

GIOBBE, DIO E SATANA

GIOBBE, DIO E SATANA

GIOBBE

In un famoso episodio biblico, Dio permette che Giobbe sia messo alla prova da Satana e di tutta questa faccenda ci sono tre episodi che meritano di essere citati e rivisti alla luce delle conoscenze moderne ed ufologiche.

Il primo riguarda quando il Signore domanda a Satana (entrambi sono apparsi davanti Giobbe) da dove quest’ultimo veniva e Satana risponde che praticamente era in orbita intorno alla Terra.

Giobbe: 1,7  <<Il Signore chiese a satana: “Da dove vieni?”.

Satana rispose al Signore: “Da un giro sulla terra, che ho percorsa”>>.

Il secondo episodio interessante riguarda un attacco dal cielo di Satana su alcune proprietà di Giobbe, le quali vengono disintegrate da qualcosa di simile a raggi laser.

Giobbe: 1,16 Mentr’egli ancora parlava, entrò un altro e disse:

“Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è attaccato alle
pecore e ai guardiani e li ha divorati.

18 …..”I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e
bevendo in casa del loro fratello maggiore,
19 quand’ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il
deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti.

Il terzo episodio riguarda la risposta del Signore alle invocazioni di Giobbe, che nomina anche il Leviatan, risposte che avvengono tramite un veicolo aereo in cui vi è il presunto “Signore” che parla a Giobbe.

Giobbe 3,1 <<Dopo, Giobbe aprì la bocca e maledisse il suo giorno; 8 La maledicano quelli che imprecano al giorno, che sono pronti a evocare Leviatan.>>

38: 1 << Il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine:>>

40: 25 <<Puoi tu pescare il Leviatan con l’amo……..? >>

41: 1……al solo vederlo uno stramazza. ……chi mai potrà star saldo di fronte a lui?
4 Non tacerò la forza delle sue membra: in fatto di forza non ha pari.
5 Chi gli ha mai aperto sul davanti il manto di pelle e nella sua doppia corazza chi può penetrare?
6 Le porte della sua bocca chi mai ha aperto? Intorno ai suoi denti è il terrore!
7 Il suo dorso è a lamine di scudi, saldate con stretto suggello;
8 l’una con l’altra si toccano, sì che aria fra di esse non passa:
9 ognuna aderisce alla vicina, sono compatte e non possono separarsi.
10 Il suo starnuto irradia luce e i suoi occhi sono come le palpebre dell’aurora.
11 Dalla sua bocca partono vampate, sprizzano scintille di fuoco.
12 Dalle sue narici esce fumo come da caldaia, che bolle sul fuoco.
13 Il suo fiato incendia carboni e dalla bocca gli escono fiamme.
14 Nel suo collo risiede la forza e innanzi a lui corre la paura.
16 Il suo cuore è duro come pietra, duro come la pietra inferiore della macina.
18 La spada che lo raggiunge non vi si infigge, ….
22 …….e striscia come erpice sul molle terreno.
23 Fa ribollire come pentola il gorgo, fa del mare come un vaso da unguenti.
24 Dietro a sé produce una bianca scia e l’abisso appare canuto.

In quest’ultima conversazione il “Signore” parla a Giobbe del mostro Leviatan descrivendolo come una potente astronave da guerra con capacità aeree, terrestri e specialmente anfibie. Questa astronave è di forma cilindrica o sigariforme, ha una doppia corazza impenetrabile, ha l’entrata posta sul davanti ed oblò luminosi, emette luminosità ed una nebbiolina, i suoi meccanismi vitali sono posti sulla parte anteriore, quando è in acqua la fa ribollire (quindi emette calore), ha sotto dei meccanismi che ne permettono l’uso anche sulla terra ferma, quando si muove lascia una scia bianca dietro di essa ed ha molte armi poste sulla parte anteriore, una delle quali è qualcosa di simile ai raggi laser.


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FONTE ==>> http://www.noiegliextraterrestri.it/2009/08/ufo-nella-bibbia.html#sthash.AKqWVDjr.dpuf777

EZECHIELE E IL CARRO DEGLI ELOHIM

EZECHIELE E IL CARRO DEGLI ELOHIM

EZACHIELE

Ancora più famoso e certamente meglio descritto, è il carro celeste che vide uno fra i più importanti profeti biblici, il profeta Ezechiele.

Nel 580 a.c. viveva in un ghetto di Babilonia il profeta biblico Ezechiele, un membro delle tribù israelitiche lì deportate qualche anno prima da parte del Re Nabucodonosor dopo la presa di Gerusalemme.
Nell’anno 584 Ezechiele, ancor giovane, durante una delle sue peregrinazioni nel deserto, vive un’avventura straordinaria, ed è testimone oculare di un avvenimento incredibile tanto da descriverlo per un intero capitolo:

“Un carro celeste” si posa al suolo davanti ai suoi occhi; in cima ad esso egli scorge la figura, che di li a poco incominciava a rivolgergli la parola.

Nel testo biblico si legge:

<< Il cinque del quarto mese dell’anno trentesimo, mentre mi trovavo fra i deportati sulle rive del canale Chebàr, i cieli si aprirono ed ebbi “visioni divine” >>…….


Quello che Ezechiele vide era unentità con sembianze umane, avvolta da un alone di luce, seduta su un trono che poggiava su un “firmamento” di metallo all’interno del carro. Il veicolo stesso che poteva muoversi in tutte le direzioni per mezzo di ruote concentriche e sollevarsi verticalmente da terra, era descritto dal profeta come un turbine splendente.

La frase “visioni divine” è molto generica ed infatti viene sempre tradotto in questo modo, ma la differenza sostanziale sta proprio nel Testo Originale dove è espressamente indicato il termine “ELOHIM” ovvero “Quelli dell’alto”, quindi è chiaro che il Profeta ha visto una moltitudine di soggetti quando il “cielo si aprì”.

<< Io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente.>>

Ezechiele osserva un oggetto nel cielo che emette luce propria, e fino a pochi decenni fa poteva sembrare tutto inspiegabile ciò che Ezechiele aveva visto ma già oggigiorno con molte più conoscenze ingegneristiche è più facile comprendere che non si tratta di un evento inventato o per lo meno inspiegabile.

Ezechiele ci dice che questa grande massa di fuoco era posizionata nel mezzo, quindi quale termine migliore poteva trovare quest’uomo nel descrivere un “sistema di propulsione?”

Cerchiamo ora di immedesimarci nella situazione che visse Ezechiele: un sacerdote degli Israeliti, ha improvvisamente uno straordinario incontro con un “carro celeste”, ma noi sicuramente lo avremmo identificato con la parola UFO ma a quel tempo non si conosceva tale epiteto. Ma sono solo lo incontra, ma lo studia bene perchè ne riconosce la struttura, che lui denomina “ali”, “gambe metalliche”, “ruote”, un corpo centrale ed infine un essere posto al centro sulla sommità, seduto su di un trono che gli si rivolge verbalmente.

EZACHIELE aEzechiele descrive quindi quattro corpi, che ai suoi occhi avevano sembianze umane, in ognuno dei quali egli ravvisa quattro ali e quattro facce.
E’ bene precisare che Ezechiele non li definisce umani ma SIMILI, e oggi noi li definiremo “umanoidi”.
Nel testo originale è scritto che avevano sembianze di “Adam” ovvero diEZECHIELE SCAFANDRO “terrestri” per farci intendere che aveva visto personaggi dall’aspetto umano.
Inoltre è da notare che il Profeta dice “quattro FACCE” e no quattro TESTE…..quindi possiamo dedurre che potevano essere le “facce” di un qualche tipo di casco spaziale?
Gli scafandri da sommozzatori, ad esempio, a modo loro hanno quattro “facce”!

<< Da questi corpi si sprigionavano a più riprese dei lampi e avevano qualcosa di simile a mani umane sulle loro “gambe”. Tali “gambe” erano dritte e presentavano dei “piedi” arrotondati come dei piedi di un vitello che rilucevano come “rame lucido”>>.

Le “gambe diritte” potrebbe essere un effetto tubolare della presunta “tuta spaziale” che indossavano questi esseri? E per quanto riguarda l’aspetto dei loro piedi “arrotondati come dei piedi di un vitello che rilucevano come rame lucido”, non sembra che stesse descrivendo proprio degli stivali indossati dagli astronauti che sono appunto arrotondati e che presentano delle bande fluorescenti alla base?

Tutto questo è molto probabile visto che ai tempi di Ezechiele e parliamo del 600 a.c., esistevano solo sandali aperti, quindi immaginiamoci vedere delle scarpe a forma di tubolare!
E sicuramente se nel 1969 ci fosse stato un Ezechiele sulla Luna e avesse visto Amstrong, Aldrin e Collins sbarcare sul suolo lunare con le loro tute spaziali, forse li avrebbe descritti, magistralmente, allo stesso modo, e in effetti i tre astronauti erano tutti e tre “uguali”!

Ancora poi Ezechiele ci dice che questi esseri avevano quattro ali:

<< Le loro ali erano spiegate verso l’alto ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che coprivano il corpo>>.

Per la prima coppia di “ali che si toccavano” forse Ezechiele ha notato un qualche tipo di bombole di respirazione, proprie degli astronauti?….e la seconda coppia di ali che coprivano il corpo forse aveva notato qualcosa che indossavano questi esseri e non sapendo cosa fosse le ha chiamate impropriamente “ALI”…….ma la traduzione letterale di questo passo è questa:

<< le loro facce e le loro ali erano separate dal di sopra ciascuno aveva due uniti uno all’altro e due coprenti il loro corpo>>.

Alcuni studiosi sostengono che quando Ezechiele dicesse “al di sopra” intendesse dire “dalle spalle”, quindi non erano normali ali come per gli uccelli….
Infatti i versetti successivi ci aiutano a capire meglio la strumentazione che gli Elohim usavano per spostarsi e la loro velocità nei movimenti…

A questo punto sorge una domanda…..Ezechiele parla espressamente di Elohim ma li descrive con un aspetto nettamente diverso dagli altri personaggi biblici che ne hanno parlato….perchè?
Forse Ezechiele ha visto degli Elohim che indossavano speciali tute e maschere? E perchè se così fosse?

Forse la risposta viene dal luogo e contesto storico in cui Ezechiele si trovava al momento della visione.
Ricordiamoci che Ezechiele e gli altri Israeliti erano in schiavitù a Babilonia, in un territorio governato sicuramente da altri Elohim di fazione opposta agli Elohim degli Israeliti.
E se essi erano, come dice Ezechiele, gli “Angeli mandati dal Dio degli Israeliti”, forse erano una specie di militari in territorio nemico, potremmo dire oggi senza alcun problema “una spedizione”….

Ezechiele pregava da tempo il Dio degli Israeliti di liberarli dalla schiavitù in cui si trovavano, e sembra che questa visita fu fatta apposta per dare un messaggio ad Ezechiele….anche se per un semplice messaggio sembrano tanti quattro Elohim, ma se pensiamo che si trovavano in territorio ostile allora abbiamo una spiegazione logica sul numero e sicuramente sull’equipaggiamento che indossavano.

<< Sotto le ali ai quattro lati avevano mani d’uomo tutti e quattro avevano le medesime sembianze e le proprie ali e queste ali erano unite l’una all’altra. Essi avanzavano senza girarsi ciascuno avanzava diritto davanti a se. Procedevano dove tirava “quel vento” dello spirito senza girarsi>>.

Qui abbiamo una descrizione tipica degli apparecchi spinti da motori a razzo, infatti la parola “VENTO” è preceduta da “QUEL”, che indica la frase precedente e fa capire che non è il vento normale dell’aria, bensì il fuoco che esce dai “propulsori” che li spinge in direzione.

<< Le loro facce erano di uomo poi fattezza di leone a destra di toro a sinistra e ognuno dei quattro fattezze d’aquila. >>

Qui notiamo sempre una descrizione del loro abbigliamento o forse perchè era una loro simbologia ufficiale oppure perchè forse sempre in base al luogo dove si trovavano, per passare inosservati, avevano scelto di adottare una specie di travestimento indossando simboli tipici degli Elohim babilonesi in modo da passare inosservati e confondersi con loro, difatti “toro”, “aquila”, “leone” erano i simboli più ricorrenti della metropoli mesopotamica, ma queste sono solo delle ipotesi.

<< Tra quegli esseri si vedevano come carboni ardenti simili a torce che si muovevano in mezzo a loro. Il fuoco risplendeva e dal fuoco si sprigionavano bagliori. Gli esseri andavano e venivano come un baleno. Io guardavo quegli esseri ed ecco sul terreno una ruota al loro fianco di tutti e quattro>>

Qui Ezechiele fa capire che loro i “quattro” si muovevano in aria con molta velocità forse dall’alto controllavano che la zona fosse tranquilla ovvero che non ci fossero altri intrusi oltre Ezechiele.

<< e l’aspetto delle ruote era come il topazio tutt’e quattro la medesima forma, il loro aspetto e la loro struttura era come di ruota in mezzo a un’altra ruota. Potevano muoversi in quattro direzioni senza aver bisogno di voltare nel muoversi >>

EZACHIELEruotaEzechiele magistralmente non dice che la ruota è come il topazio, ma bensì la struttura e per gli ebrei antichi “topazio” è un’estensione, un gergo per dire: “portare l’anello al dito”, quindi intendendo un qualcosa di circolare e ancora con l’espressione << una ruota in mezzo un’altra ruota >>, quale meglio descrizione di un odierno disco volante? << senza aver bisogno di voltare nel muoversi >> Che può muoversi in quattro direzioni senza voltarsi?
Ricordiamoci che siamo nel 593 a.c. e si cercava di descrivere ciò che si vedeva, in base a ciò che si conosceva a quel tempo.

Se non si è convinti che Ezechiele stesse descrivendo un disco volante allora aspettate di leggere cosa dice ora….

<< La loro circonferenza era assai grande
e i cerchi di tutt’è quattro erano pieni di occhi tutt’intorno >>

Quindi Ezechiele sta descrivendo un oggetto circolare assai grande con una serie di oggetti luminosi tutt’intorno che lui identifica con l’appellativo di occhi.

<< Quando quegli esseri viventi si muovevano anche le ruote si muovevano accanto a loro e quando gli esseri si alzavano da terra anche le ruote si alzavano. Dovunque lo spirito le avesse spinte le ruote andavano e ugualmente si alzavano perchè lo spirito dell’essere vivente era nelle ruote. Al di sopra delle teste degli esseri viventi vi era una specie di firmamento, simile ad un cristallo splendente, disteso sopra le loro teste >>

Qui abbiamo una chiara e precisa descrizione di quei tempi di qualcosa simile ad un cristallo splendente, noi avremmo detto un casco o oblò riflettente, difatti se immaginiamo un casco da astronauta ci rendiamo subito conto di come la visiera di vetro del casco rifletta come uno specchio.

<< e sotto il firmamento vi erano le loro ali distese l’una di contro all’altra ciascuno ne aveva due che gli coprivano il corpo. Quando essi si muovevano io udivo il rombo delle ali simile al rumore di grandi acque come il tuono dell’Onnipotente come il fragore della tempesta come il tumulto d’un accampamento. Quando poi si fermavano ripiegavano le ali >>

Sicuramente Ezechiele stava ammirando questi esseri che si accingevano a scendere sul terreno con le loro tute dotate di qualche sistema di propulsione ad “endoreattori”… << ciascuno ne aveva due che gli coprivano il corpo >> quindi ogni tuta era dotata di due endoreattori localizzati ai fianchi delle tute che con il loro movimento dall’alto al basso permettevano a questi esseri di muoversi liberamente in aria.

<< Ci fu un rumore al di sopra del firmamento che era sulle loro teste >>, qui Ezechiele sente subito un altro rumore e ci parla di un altro “firmamento” ma questa volta non “disteso sulle loro teste”, ma bensì “sopra le loro teste”, come se per guardare abbia dovuto alzare lo sguardo….

<< E al di sopra della volta posta sulle loto teste, si scorgeva una specie di trono brillante come uno zaffiro, sul quale sedeva un essere simile ad un uomo >>

Ezechiele ci parla di una specie di trono che dall’alto sembra scendere in basso con sopra un essere che somigliava ad un uomo….forse Ezechiele stava osservando una specie di sedile con comandi direzionali come usano gli astronauti nello spazio o qualcosa di simile?

<< Era circondato da uno splendore il cui aspetto era simile a quello dell’arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia. Tale mi apparve l’aspetto della Gloria del Signore. Quando la vidi, caddi con la faccia a terra e udii la voce di uno che parlava >>

Ezechiele ci dice di essere entrato in un arcobaleno di colori e di esserne rimasto estasiato e dopo di aver sentito la voce di qualcuno che parlava.

Il tutto avvenne in forma telepatica infatti Ezechiele scrive: << Mi disse: “Figlio dell’uomo, alzati, ti voglio parlare”. Ciò detto, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava. >>

Nulla di strano se il giovane profeta, di fronte ad un tale spettacolo cade in preda ad uno shock per l’esperienza vissuta; parecchi giorni dopo infatti scrive: << Mi riunii agli esiliati che vivevano lungo il fiume Kebar, a Tel Abib. Rimasi con loro sette giorni, completamente sconvolto>>.

Ezechiele descrive nel suo libro i ripetuti incontri che ebbe con tale veicolo spaziale ed il suo equipaggio. Per due volte egli venne preso a bordo, per essere portato in un luogo lontano.

Nel 40° capitolo scrive:

<< Nel venticinquesimo anno della nostra prigionia, all’inizio dell’anno, al decimo giorno del mese, la mano del Signore venne verso di me, per portarmi laggiù; là essa mi ripose su di un’alta montagna, ove stavano edificando qualcosa di simile ad una città rivolta verso sud>>.

Ezechiele, che non può sapere dove in realtà è stato portato, pensa di trovarsi in una qualche regione di Israele. Davanti al tempio, sotto la porta di accesso, stazionava un uomo di aspetto “metallico”, che in mano aveva una squadra ed un cordoncino di seta.

Quanto segue nel libro di Ezechiele è una dettagliata descrizione, di numerose pagine, relativa ad una strana struttura provvista di mura esterne, atri, cortili, interni, porte di accesso, scale, camere e dell’intero tempio. Di tale edificio si sono avuti nel passato ripetuti tentativi di ricostruzione, ma essi fallirono per l’imprecisione dei dati forniti da Ezechiele in merito alle dimensioni complessive ed al perimetro e la mancanza di indicazioni relative all’altezza delle strutture.

Pertanto i teologi si sono sinora accontentati della versione ufficialmente nota, secondo la quale Ezechiele non si sarebbe trovato di fronte ad un tempio vero e proprio, ma alla visione del futuro tempio di Gerusalemme. Che queste siano conclusioni quanto meno frettolose e semplicistiche, è stato sinora ampiamente dimostrato. Una cosa è certa: il tempio di Ezechiele più che “visione”, pare un qualcosa di realmente esistito: le misure da lui riferite sono esatte, risultano tra loro coerenti e descrivono un grande edificio costruito in qualche regione del nostro pianeta intorno all’anno 580 a.c.

Ma la domanda che si pone è: dove si trova attualmente questa struttura? Certamente non in Israele, non a Gerusalemme e forse neppure nel Medio Oriente, in quanto in tal caso essa sarebbe già stata scoperta. Il tipo di edificazione fa pensare ad un complesso sito in qualche regione del Sud o del Centro America. Una simile scoperta avrebbe sensazionali implicazioni. E se il tempio veniva effettivamente usato dagli extraterrestri come base logistica, è possibile che nella sua zona di ubicazione ancora oggi siano reperibili resti delle strutture di ricovero dell’astronave, vale a dire delle vestigia di una tecnologia extraterrestre.

In tal modo la ricerca del tempio di Ezechiele potrà affermarsi come uno dei più straordinari ed importanti compiti per la futura paleoastronautica.

Un esempio è il libro “Chariots of the gods” (I carri degli dèi) dello svizzero Erich von Daniken (ciò vale anche per il film che è stato tratto dal suo libro). L’autore sosteneva che il libro biblico di Ezechiele, al capitolo 1 conterrebbe una descrizione di dischi volanti provenienti dallo spazio che visitano la terra. Mentre recentemente alcuni studiosi (tra cui Josef F. Blumrich della NASA) si sono occupati di questo passo della Bibbia e hanno concluso che il carro visto da Ezechiele era un elicottero formato da una cabina poggiata su quattro sostegni, ciascuno dei quali munito di ali rotanti un vero e proprio turbine.


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FONTE ==> http://www.art-litteram.com/index.php?option=com_content&view=article&id=60%3Ai-nefilim-il-popolo-dei-razzi-fiammeggianti&catid=31%3Alo-scrigno-dellarcano&Itemid=36&showall=1

 

GIONA: BALENA O SOTTOMARINO?

GIONA: BALENA O SOTTOMARINO?

GIONA

Nella Bibbia troviamo frequentemente riferimenti ad oggetti strani che ci portano ad immaginare ad oggetti volanti artificiali.

Giona, probabilmente, era figlio di Amittai profeta in Ninive in Mesopotamia (Iraq).
Il racconto di Giona è uno dei più corti della Bibbia, composto da soli 4 capitoli di 48 versetti, ma non per questo meno interessante.
Il profeta Giona è menzionato nel II° Libro dei Re ed è contemporaneo di Gereboamo II (783-743) quarto re di Israele della dinastia JEHU.

Nel Capitolo 1 il Signore comanda a Giona di andare a predicare in Ninive, ma egli disobbedisce all’ordine e si dirige verso Tarsis.
La città biblica di Tarsis era conosciuta come “la città delle navi” proprio per la flotta navale di Re Salomone, ed è ancora oggi una località oggi sconosciuta.

Si presuppone però che Tarsis potrebbe essere una località a nord di Cipro, dato che Giona, dovette prendere una nave sulle coste di Giaffa in Canaan, località marittima a pochi km a sud dell’attuale Tel Aviv.
Tarsis è presente sin dal libro della Genesi mentre l’ultima citazione temporale è appunto nel libro di Giona.

Ma veniamo al racconto….nel capitolo 1 leggiamo: “Il Signore parlò a Giona figlio di Amittai..Va a Ninive la grande città e parla chiaro ai suoi abitanti. Io so che è gente perversa”.
Ma Giona non ne voleva sapere di andare e quindi si diresse dalla parte opposta verso Tarsis appunto.

Leggiamo….:”C’era a Giaffa una nave diretta verso quella città. Egli pagò il prezzo del viaggio e s’imbarcò con i marinai. Ma il Signore mandò sul mare un forte vento che scatenò una grossa tempesta. Tutti pensarono che la nave stesse per sfasciarsi. I marinai ebbero paura e ciascuno chiese aiuto al suo Dio. Per non affondare gettarono in mare il carico della nave. Giona, invece, era sceso nella stiva e dormiva. Allora gli chiesero:’Dunque sei tu la causa di questa disgrazia? Che cosa fai qui? Da dove vieni? Qual’è il tuo paese? Qual’è il tuo popolo? Io sono ebreo, rispose Giona, e credo nel Signore, Dio del cielo, che ha fatto la terra e il mare”.
Quindi raccontò che si era imbarcato per fuggire lontano dal Signore.

Leggiamo….:”Gli uomini si spaventarono e gli dissero…Hai commesso un’azione terribile. Intanto la tempesta aumentava, e i marinai gli chiesero…che cosa dobbiamo fare di te perchè il mare si calmi e noi possiamo salvarci? Giona rispose…gettatemi in acqua così il mare si calmerà e vi salverete.
I marinai invece, remando con tutte le loro forze, tentarono di portare la nave a una spiaggia; ma non ci riuscirono perchè la tempesta infuriava sempre di più.
Buttarono Giona in mare e la tempesta si calmò”.

Da questo ultimo passo potremmo dedurre che la tempesta era stata provocata artificialmente.

Nel capitolo II leggiamo: “Il Signore fece venire un gran pesce per inghiottire Giona. Giona rimase nel ventre del pesce tre giorni e tre notti. Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore, il suo Dio, e disse….Io ho gridato al Signore, dal fondo della mia angoscia, ed egli mi ha risposto.
Tu mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare; la corrente mi ha circondato, tutte le tue onde e tutti i tuoi flutti mi hanno travolto. Le acque mi hanno sommerso; l’abisso mi ha inghiottito; le alghe si sono attorcigliate alla mia testa. Sono sprofondato fino alle radici dei monti; Poi il Signore diede un nuovo ordine e il pesce vomitò Giona sulla terraferma.
Dalla Bibbia ebraica di Gerusalemme invece leggiamo:” Il Signore disse al pesce, che sgorgasse Giona in su l’asciutto; e così fece”.

GIONA 2

Nel Capitolo III Giona si dirige verso la città di Ninive, per essere emissario della sua divinità così come gli era stato ordinato.

Possiamo ipotizzare che la “Balena”, che ha inghiottito Giona per tre giorni e tre notti e che lo ha portato in fondo agli abissi circondandolo di onde e alghe e che lo ha “risputato” sulla costa dopo averlo portato fino alle “radici dei monti” e avendo modo di dialogare da dentro il “ventre”, poteva benissimo trattarsi di un sofisticato sottomarino?

E che per gli uomini di allora, non conoscendo e contemplando questi oggetti, identificarlo con una balena era il modo più facile per descrivere ciò che stavano osservando?

Sono tanti i racconti biblici che descrivono oggetti dalla elevata tecnologia.

Leggende e cronache dei tempi antichi riferiscono di navi volanti, sfere, scudi e altri grandi oggetti che uscivano dal mare e dai grandi laghi.

Il MAHABHARATA, ad esempio, la grande storia di BHARATA, uno dei testi sacri più importanti della religione induista, è pieno di descrizioni, anche minuziose, di oggetti volanti, i “VIMANA”, per passare dai greci Nereo e Poseidone, al romano Nettuno, ai gernami Hler e Frigg, che abitavano in palazzi posti sotto la superficie del mare e si muovevano grazie a veicoli sottomarini.

Anche la mitologia cinese descrive un grande pesce che combattè, presso Lei-Chou, contro il Dio della tempesta.

La balena di Giona descritta nell’Antico Testamento, ricorda semplicemente un avanzatissimo sommergibile.

 

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FONTE ==> MISTERI E VERITA’

MOSE’ E LA “GLORIA” DI YAHWHE

MOSE’ E LA “GLORIA” DI YAHWHE

 

MOSE' SINAI 1Sappiamo che Mosè parlava con il suo Elohim (Dio) chiamato “Yahwhe” sul monte Sinai, e in un incontro particolare Mosè fa una richiesta precisa al suo Dio, quello di dare un segno della sua potenza, di modo da far capire a tutta la gente che lo seguiva che era in grado di mantenere tutte quelle promesse che egli aveva fatto e quindi convincerli a seguirlo nel deserto. Mosè quindi chiede espressamente che, se deve persuaderli, dovrebbe vedere personalmente questa sua potenza, quella che tradizionalmente viene sempre indicata come la “Gloria di Dio”. In realtà dalle traduzioni bibliche Mosè dice a Yahwhe << Mostrami il tuo “Kavod”>>, che in termini ebraici significa letteralmente “qualcosa di pesante”, un oggetto potente e pesante che non ha niente a che vedere col significato astratto di Gloria. Questo Kavod è talmente pesante e potente che Yahwhe dice a Mosè che quando glielo farà vedere non potrà passargli vicino altrimenti morirebbe a causa della potenza dell’oggetto (Esodo 33,18-23).

E qui si pone una prima riflessione sulla questione…..possibile che la Gloria di Dio uccide? Potremmo rispondere a primo avviso di si…..ma se è possibile che Dio non riesca a controllare gli effetti devastanti della sua Gloria? Evidentemente no…..non ne aveva le capacità e quindi è da ritenere che quando Yahwhe passava con il suo Kavod vicino ad un uomo questi ne moriva, e Dio stesso non era in grado di controllare e gestirne la potenza. Yahwhe  era cosciente di questa cosa, tanto e vero che dice a Mosè di nascondersi in una fenditura della roccia quando passerà accanto a lui (Esodo 33,22), e qui ci viene da supporre che la roccia sia più potente della “Gloria di Dio” in quanto capace di fermare gli effetti mortali del suo Kavod.

Ci viene anche da supporre che questa “Gloria” non era sempre a disposizione del “Dio” in quanto alla richiesta di Mosè di mostrargli un segno, Yahweh risponde << Tieniti pronto per domani mattina:…>>. Quindi la cosa andava programmata, e quando Dio si fece vedere con questa sua Gloria, il popolo che era ai piedi della montagna udì forti rumori e vide grosse nubi, quindi oltre ad uccidere se le stavi vicino faceva anche molto rumore

Ma torniamo all’incontro: sappiamo che, nonostante l’espediente della roccia, Mosè ne esce comunque toccato da questi effetti, e quando ridiscese il monte, il suo popolo vede sul suo volto gli effetti dell’esposizione al Kavod, poiché era bruciato in viso. E sappiamo anche che in seguito Mosè doveva coprirsi il volto con un velo quando stava all’aperto, e lo poteva scoprire solo quando stava in tenda o di notte. (Esodo 34)

Quindi possiamo affermare che la “Gloria di Yahweh” non è altro che un potente veicolo con chissà quali effetti, capace di poter procurare bruciature a parti scoperte del corpo,  o peggio ancora di uccidere chiunque ne entri in contatto diretto.

 

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FONTE ==> MISTERI E VERITA’

UFO NELLA BIBBIA

UFO NELLA BIBBIA

UFO BIBBIA

Negli ultimi tempi stiamo sorprendentemente apprendendo dal Vaticano che l’esistenza di civiltà extraterrestri è perfettamente compatibile con Dio e quindi con la dottrina cristiana, ma di certo non viene assolutamente accettata la “tesi” che una di queste sia scesa migliaia di anni fa e che ci abbia creato; questo infatti andrebbe a contrastare col “credo” dell’Unico Dio nostro creatore, e che di conseguenza farebbe crollare tutto il sistema.

Ma “purtroppo” per loro, la Bibbia, come gli altri testi sacri antichi, è piena di riferimenti ad “oggetti” strani che ci portano ad immaginare ad “oggetti” volanti arificiali, descritti, come meglio potevano, da popoli senza cognizione scientifiche.

Nuvole luminose, carri volanti, serpenti piumati, colonne e sfere di fuoco, non sono altro che dischi, sigari e sfere volanti, in altre parole UFO.

I primi a sostenere ufficialmente che le sacre scritture contenessero episodi UFO furono l’astronomo statunitense Morris Jessup e lo scienziato sovietico Matest Agrest; come ad esempio nella circostanza che riguarda la distruzione di Sodoma e Gomorra, descritta da un osservatore dell’epoca che nominò “zolfo” e “fuoco”, e che richiama a alla nostra mente un’esplosione nucleare, ed in particolarmodo la descrizione dell’onda d’urto che spazzò via i giacimenti di salgemma del Mar Morto ed infine ha investito la moglie di Lot trasformandola in una “statua di sale”.

Ma andiamo nello specifico:

EZACHIELEIl più famoso e ceramente meglio descritto è il “carro celeste” che apparve nel deserto al patriarca Ezechiele e che poi lo trasportò a Gerusalemme; questo veicolo, che ci dicono sia la “Gloria di Dio”, poteva muoversi in tutte le direzioni per mezzo di ruote concentriche e poteva anche sollevarsi verticalmente da terra.

Recentemente alcuni studiosi, tra cui Josef F. Blumrich della Nasa, si sono occupati di questo passo della Bibbia, concludendo che il “carro” visto da Ezechiele era probabilmente un elicottero formato da una cabina poggiata su quattro sostegni, ciascuno dei quali munito di ali rotanti.

ELIA 2AUn’altro mortale che ebbe il privilegio di salire al cielo fù il profeta Elia, che fu sollevato da terra da un “carro di fuoco”, un “turbine di vento”; ma l’evento non fu improvviso ed inaspettato ma anzi accuratamente preparato. Fu detto ad Elia di andare a Beth-El “la casa del Signore” in un determinato giorno, e tra i suoi discepoli si era già diffusa la voce che egli stava per essere “assunto” in cielo. Quando chiesero se l’evento fosse la verità, gli fu risposto che si, in effeti <<oggi il Signore porterà via il Maestro>>…<<Quindi apparve un carro di fuoco, e cavalli di fuoco…ed Elia salì al cielo portato da un turbine di vento>>.

Poi abbiamo il profeta Giona che venne inghiottito da un “grosso pesce” per tre giorno e tre notti, e <<Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore suo Dio>>…<<E il Signore comandò al pesce ed esso rigettò Giona sull’asciutto>>.

Ma oltre al “pesce” di Giona, la Bibbia ci parla che di un’alro mostro marino, ssia il serpente alato Leviatan, che viene descritto con un corpo cilindrico capace di muoversi in acqua, come un mezzo anfibio, ed in cielo (come una specie di portaerei) per lanciare piccoli ordigni.

MOSè fuocoUn’altro personaggio biblico che fu più volte testimone diretto della visione della “Gloria” di Dio fu certamente Mosè, che ad indicargli la via dell’esodo fu una misteriosa “colonna di fuoco”, che di giorno assomigliava ad una nube; o ancora sul monte Sinai, dove Mosè chiede a Yahweh di fargli vedere la sua “Gloria”, << Ma tu non potrai vedere il mio volto, perchè nessun uomo può vedermi e restare vivo…quando passerà la mia Gloria, ti coprirò con la mano finchè sarò passato…e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere>> .

Ma la Gloria non è fatta di luce e soavità e si espande da tutte le direzioni??….come mai se la guardi dal da vanti muori??!!

Ma andiamo avanti!

kos1Mosè narrava anche che il Signore (Yahweh) discendeva dal cielo con il suo “Cherubino” <<si librava in volo su ali di vento>> e da qui possiamo palesemente dedurre che i “cherubini” erano veri e propri “carri celesti”, altro che angeli santificati; inoltre si spostava da un luogo all’altro con la sua “Gloria”, o come propriamente trascritto dai testi antichi originali, si spostava sul suo “KAVOD”.

Per secoli il significato di questa parola ci viene spiegata ed infiocchettata come il “peso dell’essere”, “l’essere trascendente di Dio” ecc.. ma in realtà il suo vero e letterale significato è “oggetto pesante o grosso”.

E qui è d’obbligo nominare il prof. Mauro Biglino che da anni ormai si occupa dell’argomento e che ha tradotto letteralmente l’antico testamento direttamente da Codice Masoretico (dal quale derivano le Bibbie che ognuno di noi ha a casa).

Sulla parola Kavod egli afferma:

<<Da alcuni anni sostengo che il termine biblico Kavod – che viene tradotto con “gloria” dagli esegeti teologi – indica in realtà “oggetto pesante” con cui Yahweh si muoveva e sicuramente combatteva.

Stessa affermazione fa il Dr. Jeff Benner, fondatore dell’Ancient Hebrew Researc Center.

Questo ovviamente non viene accettato dagli esegeti giudaico-cristiani che devono sostenere la presenza nella Bibbia del Dio spirituale e della sua presunta “gloria”.>>

Poi abbiamo la parola RUACH, che ci viene tradotta come “Spirito”, ma che in realtà significa ” ciò che si sposta nell’aria” o ” aria che si sposta rapidamente”; indica inoltre il volo classico dei rapaci che si fanno trasportare dall’aria senza muovere le ali.

ruachQuesta parola non è originaria ebraica, ma è stata presa dalla cultura Sumero-Accadica, una lingua sillabica dove RUACH è scritto RU.A e le due sillabe sono rappresentate da due figure ben distinte per la rappresentazione di RU.A.

Il secondo versetto della Genesi ci dice infatti che << In principio…e lo spirito (Ruach) di Dio (Elohim) aleggiava sulle acque>>, e i Sumeri ce lo raffigurano nello stesso modo.

Infine vi è la parola MERKAVA’ che significa “carro/strumento per trasportare uomini e merci” (oggi abbiamo un bell’esemplare di carro armato con questo nome!!…alla faccia della gloria di dio!!)

Quindi, se uniamo i 3 termini, Kavod, Ruach e Merkavà, con il loro significato reale, “oggetto pesante” “che si sposta nell’aria” e che “trasporta uomini o meci”, possiamo benissimo pensare ad un aereo o a un elicottero; il concetto è lo stesso.

Per concludere, possiamo affermare che è alquanto evidente l’analogia tra le descrizioni bibliche e gli avvistamenti moderni; questi veicoli, chiamati “carri”, “uccelli volanti”, “turbini di vento” ecc…, che erano in grado di alzarsi in volo ed emettere luce brillante, erano senza dubbio delle macchine volanti!

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I CARRI DEGLI DEI

I CARRI DEGLI DEI

CARRI DEGLI DEI

Riferimenti ad oggetti volanti non identificati, o UFO nel termine propriamente letterale, la nostra storia moderna ne è piena; ma forse pochi di noi sanno che non sono una caratteristica solo di questo secolo, o di questo continente.

Provando ad osservare minuziosamente i quadri sacri che troviamo in giro per le chiese e nei musei
e a leggere più attentamente i Testi Antichi, e sopratutto accantonando i riferimenti vari dell’interpretazione soggettiva canonica che l’uomo ha operato nei secoli, potremmo arrivare ad una conclusione tutt’altro che sacrale e direi anche fantasiosa, ma che piuttosto porta alla luce trasparenza e veridicità.

In tutte le cronache dell’antichita del mondo si parla di questi Dei che “miracolosamente” si alzano dalla terra per salire in cielo emettendo una luce brillante e facendo molto rumore e che vagano a loro piacimento da un luogo all’altro.
Ma era davvero un miracolo? Oppure questi presunti “Dei” avevano un qualcosa con cui spostarsi? Magari una macchina volante?

Sta di fatto che TUTTE le culture dell’antichità chiamarono queste apparizioni “Carri degli Dei”, ed altre varianti:
Immagine Carri, Gloria, Shem, ecc.. sono quindi una costante sia negli episodi canonici che in tutte le altre ideologie e credenze in linea e non con quelle dominanti e maggiormente diffuse, ed aventi tutti quanti le stesse specifiche oggettive che oggi possiamo riscontrare negli UFO.

Ma da dove nasce l’archetipo di queste cosiddette manifestazioni soprannaturali? Sono davvero accadute?

Secondo uno studioso americano, Joseph Campbell, questi sarebbero solo dei semplici miti legati alla vita di tutti i giorni di specifiche tribù o popolazioni (concetto che ci propinano ormai da secoli), ma forse o più sicuramente, potremmo affermare che qualcosa di reale e tangibile avrebbe comunque dovuto generare quell’IDEA di apparizioni totalmente estranee a quelle singole culture; ossia una tribù, che viveva in modo semplice di coltivazione o di caccia e che si spostava con carretti e cavalcature, è molto improbabile o meglio impossibile, che si sarebbe inventata dal nulla certi “oggetti volanti splendenti e rumorosi”, possiamo quindi affermare che queste tribù “semplicemente” LI abbiano visti di persona, e di conseguenza li avrebbero descritti con le sole parole che conoscevano, come carri, nubi, uccelli, ecc…

Ma se quindi questi “carri celesti” erano comuni a tutti gli abitanti di quelle epoche e visibili nella vita di tutti i giorni, cosa centrano con la religione?

Centrano e come!
Dato che ad un certo punto questi personaggi sono spariti nel nulla lasciando dietro di loro solo una scia di ricordi e speranze, ecco che spunta fuori la Religione con i suoi sacerdoti che, come ha fatto con tantissime altre situazioni, per manipolare e controllare le società, ha inserito anche questi “Ufo” nel suo contesto sacro interpretandoli col suo misticismo come il transito di una “nube divina” e trasformandoli infine come manifestazioni soprannaturali.


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