BIBBIA: Copiata e Riveduta

BIBBIA: Copiata e Riveduta

Il Cristianesimo conta  il 17,7% della popolazione mondiale, e come tutti sanno la Bibbia è la fonte della conoscenza di Dio. Forse tu sei uno di quelli che costituisce il 32% della suddetta popolazione, che non loda o disprezza, ma semplicemente rispetta la cosiddetta Bibbia; e sicuramente, pensi che questi “libro sacro” sia “l’originale” e “ispirato da Dio”, una morale e persino un esempio da seguire!

La verità è che le sacre scritture sono un plagio di testi più antichi di quelli cristiani chiamati culti barbarici.

Scritti zoroastriani dieci secoli prima della creazione della Bibbia, hanno parlato di come Ormuz abbia creato il mondo e i primi due esseri umani in sei giorni e si sia riposato il settimo. I nomi di questi due esseri umani erano Adama ed Evah.

 

L’epopea di Gilgamesh parla di come viene creato l’uomo, e che dopo avrebbe abitato in un paradiso, e di come verrà creata una donna che in seguito gli darà da mangiare un “frutto” per il quale sarà costretto a lasciare il paradiso. Tutto questo 1600 anni prima della realizzazione della prima Bibbia.

 

Un uomo viene avvertito di un’imminente inondazione da parte di un dio e viene incaricato di costruire una grande nave per sopravvivere. Le dimensioni della nave sono di 120 cubiti, i materiali di costruzione sono in legno, tono e canne. Dopo l’alluvione l’uomo manda una serie di uccelli per trovare terra asciutta, quindi la barca si arena sulla cima di una montagna. Infine tutte le persone e gli animali possono andare via liberi dopo il sacrificio al dio che lo ha salvato. Ora, anche se questi dettagli sembrano essere stati presi direttamente dal Libro della Genesi, sono in realtà scritti nella storia di Utnapishtim, che si trova nell’epopea di Gilgamesh, 16 secoli prima della Bibbia.

Ci sono un certo numero di sorprendenti somiglianze tra il Libro dei Proverbi della Bibbia e le Istruzioni di Amenemope. Si ritiene che tutti i testi superstiti delle Istruzioni di Amenemope, furono composte durante la dodicesima dinastia (1990 a.C. al 1780 a.C.). Vi è stato un ampio dibattito su questo argomento, ma gli studiosi moderni concordano sul fatto che vi siano sufficienti prove convincenti a sostegno dell’originalità di questi Testi.

Nella Bibbia, i dieci comandamenti furono dati a Mosè sul monte Sinai e furono scritti su tavole di pietra, apparentemente per mano di Dio stesso. Si pensava che questo avvenisse intorno al 1490 aC Tuttavia, quando si esamina il capitolo 125 del Libro Egiziano dei Morti (circa 2600 aC), sembra che possa aver avuto un po ‘di ispirazione. Il libro egiziano dei morti legge i dieci comandamenti 3000 anni prima della prima bibbia. (Leggi qui l’Articolo)

Esiste un’interessante correlazione tra i Gathas di Zarathustra Yasna (i testi sacri degli zoroastriani) e il capitolo della Creazione e il Libro di Isaia nell’Antico Testamento. Ciò può essere attribuito in gran parte all’influenza che i mesopotamici hanno impresso sugli israeliti durante il periodo in cui gli israeliti vivevano a Babilonia. È interessante notare che il libro di Yasna pone domande a cui viene data risposta direttamente nel libro di Isaia. Ci sono molti esempi di influenze zoroastriane, ma questo è molto convincente.

L’idea di “Angeli” e “Demoni” non è originariamente biblica, bisogna dire che ci sono stati diversi modi in cui l’ebraismo e il cristianesimo sono stati influenzati dallo Zoroastrismo. Uno degli esempi principali è l’esistenza, la struttura e la gerarchia di angeli e demoni. Secondo gli studiosi, gli

zoroastriani furono i primi a credere negli angeli, l’idea di Satana e la battaglia in corso tra le forze del bene e del male. È interessante notare che l’arte di Zoroastro ritrae il profeta Zarathustra come circondato dallo stesso alone di luce in cui spesso vengono raffigurate figure cristiane.L’esistenza di un paradiso per il bene e un inferno per il cattivo è stato gia descritto molto prima della creazione della Bibbia, parlando di testi del Mitraismo persiano centinaia di anni prima.

Il Nuovo Testamento cita in Matteo l’esistenza di una Trinità composta dello Spirito Santo + Padre + Figlio, ma quello che pochi sanno è che di questa trinità ne hanno già parlato i testi egiziani (come a Menfi con Ptah/Sekhmet/Nefertum; o a Tebe con Amon/Mut/Khonsu) e quelli Sumeri (triade cosmica formata da An/Enlil/Enki, o la triade astrale formata da Nanna/Utu/Inanna; o ancora Ishtar/Baal/Tammuz;) migliaia di anni prima.

L’idea di “Messiah” o “Salvatore“, un semidio metà umano, metà divina, è venuto nel mondo per salvare l’uomo, ed è presente nelle prime religioni della storia, e il Nuovo Testamento è una raccolta di miti avatar come:

Hermes (200 anni A.C.)
Dionisio (500 anni A.C.)
Buddha (563 anni prima di JC)
Krishna (900 anni A.C.)

 

 

 

 

Mitra (600 anni A.C.)

 

 

 

 

Horus (3.000 anni A.C.)

 

 

Ercole (800 anni A.C.)
Tammuz (400 anni A.C.)

 

Adone (200 anni A.C.)

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FONTE:http://www.unsurcoenlasombra.com/la-biblia-es-un-plagio/

GLI “SHEM” E I RECINTI SACRI

GLI “SHEM” E I RECINTI SACRI

MU - MONETA DI BIBLO2

Il re sumero Gudea, festeggiando la costruzione del tempio in onore del suo dio Ninurta, scrisse che gli era apparso «un uomo fulgido come il cielo… con un elmetto sulla testa: certamente un dio». Durante questa apparizione, Ninurta, accompagnato da altri due “dèi”, stava in piedi dietro il suo “divino uccello di vento nero”. Come risultò poi evidente il tempio era stato costruito prevalentemente allo scopo di fornire una zona riservata, un riparo cintato e sicuro per questo “uccello divino”.
Per la costruzione del recinto, riferisce Gudea, furono necessarie travi enormi e grosse pietre importate da lontano. Solo quando l’Uccello divino” fu posto all’interno del recinto, il tempio fu considerato finalmente ultimato. Una volta la suo posto, l’”uccello divino” poteva “impadronirsi del cielo” e riusciva a “unire Cielo e Terra”. La sua importanza era tale che esso era costantemente sorvegliato da due “armi divine”, armi che emettevano fasci di luce e raggi mortali.

Negli antichi testi si trova anche la descrizione di alcuni veicoli usati per portare gli aeronauti nei cieli.

Gudea affermò che, quando l’uccello divino si innalzava sopra le terre. «gettava luce sui muri di mattoni».

Il recinto protetto veniva chiamato MU.NA.DA.TUR.TUR (“la forte pietra dove riposa il MU”).
Urukagina, sovrano di Lagash, disse riguardo al “divino uccello di vento nero”: «Il MU che emana luce come un fuoco, io l’ho fatto alto e forte».
Analogamente, Lu-Utu, che regnò a Umma nel III millennio a. C., costruì un luogo per un mu, «che emana una specie di fuoco», per il dio Utu, «nel luogo consacrato all’interno del suo tempio».
Il re babilonese Nabucodonosor II, vantandosi di aver ricostruito il recinto sacro di Marduk, disse che all’interno della fortificazione, fatta di mattoni bruciati e onice lucente:

<< Ho innalzato la testa della barca ID.GE.UL. Il Carro del principato di Mardul; La barca ZAG.MU.KU, che si vede avvicinarsi, la suprema viaggiatrice tra Cielo e Terra, ho chiuso nel mezzo del recinto, schermandone tutti i lati.>>

ID.GE.UL, il primo nome utilizzato per descrivere questa “suprema viaggiatrice” o “Carro di Marduk”, significa letteralmente “alto fino al cielo, luminoso di notte”. 
ZAG.MU.KU, il secondo nome con cui viene citato il veicolo riposto nello speciale recinto, significa “lo splendente MU fatto per andare lontano”.

Abbiamo le prove che un mu – un oggetto conico, dalla sommità ovale – era effettivamente contenuto nel recinto sacro, quello più interno, dei templi dei Grandi Dei del Cielo e della Terra.
MU - MONETA DI BIBLOSu un’antica moneta trovata a Biblo (la biblica Gebal), sulla costa mediterranea dell’odierno Libano, è raffigurato il grande Tempio di Ishtar. Sebbene la moneta lo mostri com’era nel I millennio a. C., possiamo comunque ritrovarvi gli elementi base dell’originario tempio di millenni prima, visto che gli antichi usavano ricostruire infinite volte i templi nello stesso luogo e secondo gli stessi criteri del piano originario
Dalla figura si vede che il tempio era diviso in due parti.
Anteriormente vi era la struttura principale, imponente con il suo ingresso a colonne;
dietro c’è una corte interna, o “area sacra”, nascosta e protetta da un muro alto e massiccio.
Il tempio si trovava in posizione sopraelevata ed era raggiungibile solo salendo una scala.
Al centro dell’area sacra vi è una speciale piattaforma fatta di travi incrociate (sul modello, per intenderci, della Torre Eiffel), che sembra fatta apposta per sostenere un peso ingente.
E su questa piattaforma sta l’oggetto di tutto questo apparato protettivo, un oggetto che non può essere altro che un mu.
Come la maggior parte delle parole sillabiche sumeriche, mu aveva un significato primario: “ciò che sale dritto”.
Nell’uso comune, poi, il termine assumeva una trentina di sfumature diverse, da “alture” a “fuoco”, da “comando” a “periodo di tempo circoscritto”, fino a significare, in tempi più recenti, “ciò per cui uno è ricordato”.

Un inno a Inanna/Ishtar e ai suoi viaggi sulla Barca del Cielo dimostra che il mu era il veicolo con il quale gli dei giravano in lungo e in largo per il cielo:

<<Signora del Cielo: Ella indossa il suo Abito del Cielo E arditamente sale verso il Cielo. Al di sopra di tutte le terre abitate Ella vola nel suo MU. La Signora che nel suo MU Gioiosamente vola fino alle vette celesti. Al di sopra di tutti i luoghi in pace Ella vola nel suo MU.>>

É provato che i popoli del Mediterraneo orientale avevano visto tali oggetti simili a razzi non soltanto nei recinti dei templi, ma addirittura in volo.

MU - GLIFI ITTITIAlcuni glifi ittiti, per esempio, mostravano, sullo sfondo di un cielo stellato, missili in volo, razzi montati su rampe di lancio e un dio all’interno di una camera radiante.

Parlando dei recinti più interni dei templi o dei viaggi celesti degli dei, o persino dei casi in cui furono dei mortali a salire al cielo, i testi mesopotamici usano il termine sumerico mu o i suoi derivati semitici shu-ma (“ciò che è un mu”), sham o shem. Poiché queste parole indicavano anche “ciò per cui uno è ricordato”, il termine assunse gradualmente il significato primario di “nome”, e così è stato pressoché universalmente tradotto, anche quando lo si trovava in testi antichissimi in cui il termine veniva chiaramente usato nella sua accezione originaria, quella di “oggetto usato per volare”.

Così G. A. Barton (The Royal Inscriptions of Sumer and Akkad, «Le iscrizioni reali di Sumer e Akkad») fissò quella che divenne l’incontestata traduzione dell’iscrizione trovata sul tempio di Gudea:
«Il suo MU abbraccerà le terre da un orizzonte all’altro»  è diventata «Il suo nome riempirà tutte le terre».
Un inno a Ishkur, che esaltava il suo «“MU che emana raggi” in grado di arrivare fino al Cielo», è stata parimenti tradotta con «Il tuo nome è radioso e raggiunge lo zenith del Cielo».
Alcuni studiosi, poi, intuendo che mu e shem potessero indicare un complemento oggetto e non un “nome”, lo trattarono come un suffisso o una struttura grammaticale che non richiedeva traduzione, e così hanno completamente evitato il problema.

I traduttori biblici, che hanno indiscriminatamente tradotto shem con “nome” ogni volta che si sono imbattuti nel termine, non hanno evidentemente tenuto conto di un illuminante studio pubblicato più di un secolo fa da G. M. Redslob (in Zeitschrift der Deutschen Morgenlandischen Gesellschaft) nel quale l’autore affermava, a ragione, che i termini shem eshamain (“cielo”) derivano dalla radice shamah. Che significa “ciò che è rivolto in alto”.
Quando l’Antico Testamento ci dice che re Davide “fece uno shem” per affermare la sua vittoria sugli Aramei, diceva Redslob, certamente non “fece un nome”, bensì un monumento rivolto verso il cielo.
 
Una volta compreso che mu e shem in molti testi mesopotamici non vanno tradotti con “nome”, ma con “veicoli celesti”, si leggono sotto un’altra luce anche molte altre antiche storie, compreso l’episodio biblico della Torre di Babele. ===>>> BABELE

La terminologia sumerica per indicare gli oggetti connessi al volo celeste non si limitava al me indossato dagli dèi o al mu rappresentato dai loro “carri” conici.

MU - APINI testi sumerici che descrivono la città di Sippar ci dicono che essa aveva una parte centrale nascostaeprotetta da mura possenti, al cui interno si trovava il tempio di Utu, “una casa simile a una casa nei cieli”. In un cortile interno del tempio, anch’esso protetto da alte mura, stava «eretto verso l’alto, il possente APIN» (“un oggetto che si apre da sé la via”, secondo i traduttori). Un disegno trovato presso la collina del tempio del dio Anu a Uruk rappresenta tale oggetto. 

Qualche decennio fa avremmo avuto non poche difficoltà a capire di cosa si trattava, ma oggi sappiamo che esso è un razzo spaziale a diversi comparti, in cima al quale sta il conico mu, o cabina di comando.
Le prove che gli dèi di Sumer possedessero non soltanto “camere volanti” per aggirarsi nei cieli più vicini alla Terra, ma anche vere e proprie navicelle a razzo a diversi comparti emerge anche dall’esame dei testi che descrivono gli oggetti sacri del tempio di Utu a Sippar. Vi si dice infatti che alla corte suprema di Sumer i testimoni dovevano prestare giuramento in un cortile interno, vicino a una porta attraverso la quale potevano vedere tre “oggetti divini”: la “sfera d’oro” (forse la cabina dell’equipaggio?), il GIR e l’alikmahrati, un termine che letteralmente significa “avanzatore che fa muovere il veicolo”, cioè quello che noi oggi chiameremmo motore.
É più che probabile che ci troviamo di fronte a un riferimento alle tre parti di una navicella a razzo, con la cabina a modulo di comando a una estremità, i motori all’altra estremità e il gir al centro. Quest’ultimo era un termine molto utilizzato con riferimento a voli spaziali. Le guardie che Gilgamesh incontrò presso “il luogo di atterraggio” di Shamash erano chiamati uomini-gir; nel tempio di Ninurta, l’area interna sacra, la più sorvegliata, si chiamava GIR.SU (“dove compare il gir“). É ormai universalmente riconosciuto che gir era un termine utilizzato per descrivere un oggetto appuntito. Uno sguardo attento alla rappresentazione pittorica del termine ci consente di capire meglio la sua natura “divina”: ciò che vediamo, infatti, è un oggetto allungato, a forma di freccia, suddiviso in diverse parti scompartimenti:MU - freccia

Il fatto che il mu potesse rimanere sospeso da solo nei cieli più vicini alla Terra, o volare sopra la terraferma quando era attaccato a un gir, o ancora diventare il modulo di comando di un apin a comparti plurimi testimonia l’alto livello di ingegneria che gli dèi di Sumer, gli Dèi del Cielo e della Terra, avevano raggiunto.
A questo punto, se riguardiamo l’insieme dei pittogrammi e degli ideogrammi sumerici, non possiamo più avere dubbi sul fatto che chiunque abbia tracciato quei segni conosceva bene forme e funzioni dei razzi e delle relative scie di fuoco, dei veicoli simili a missili e delle “cabine” celesti.
MU - bocca del razzoKA.GIR (“bocca del razzo”)

indicava un gir o razzo pinnato, contenuto in una struttura sotterranea simile a un pozzo.

 

MU - dimora divinaESH (“dimora divina”)
era la camera o modulo di comando di un veicolo spaziale


MU - ascendenteZIK (“ascendente”)

 

Era forse un modulo ascendente in fase di decollo?

Diamo un’occhiata, infine, al segno pittografico che indicava gli “dèi” in lingua sumerica. La parola era composta da due sillabe: DIN.GIR. Abbiamo già visto che cosa significava il simbolo di GIR: un razzo pinnato a due comparti. DIN, la prima sillaba, significava “virtuoso”, “puro”, “luminoso”. Unite, dunque, le due sillabe DIN.GIR indicavano il concetto di “virtuosi degli oggetti luminosi, appuntiti”, o, più esplicitamente, “i puri dei razzi fiammeggianti”.
Questo era il segno pittografico per din:

MU - dinViene subito in mente un motore a reazione che sprigiona fiamme dalla parte posteriore, mentre quella anteriore è stranamente aperta. Proviamo ora a “scrivere” dingir combinando i due segni pittografici: scopriremo che la coda del gir pinnato si inserisce perfettamente nell’apertura frontale deldin!

MU - dingirEd ecco dunque lo sbalorditivo risultato: ci troviamo davanti a una vera navetta spaziale con razzo propulsore, munita di un modulo di atterraggio perfettamente agganciato: un meccanismo, dunque, non dissimile da quello dell’Apollo 11!

Si tratta di un veicolo a tre comparti collegati fra loro: il comparto propulsore contiene i motori, quello centrale i viveri e gli equipaggiamenti, mentre la conica “camera del cielo” ospita gli individui chiamati dingir, gli dèi dell’antichità, gli astronauti di tanti millenni fa.
A questo punto, possiamo avere ancora dei dubbi sul fatto che quando i popoli antichi parlavano dei loro Dèi del Cielo e della Terra intendevano riferirsi letteralmente a individui in carne e ossa, che erano scesi sulla Terra dal cielo?
Persino gli antichi compilatori dell’Antico Testamento, che dedicarono la Bibbia a un unico Dio, ritennero necessario ammettere la presenza sulla Terra, in tempi antichissimi, di tali entità divine.


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FONTE ==> http://www.art-litteram.com/index.php?option=com_content&view=article&id=60%3Ai-nefilim-il-popolo-dei-razzi-fiammeggianti&catid=31%3Alo-scrigno-dellarcano&Itemid=36&showall=1


 

GLI DEI DELLA BIBBIA

Gli dèi della Bibbia

Negli elenchi di divinità mesopotamiche, compilati dagli Assiri intorno al 1000 aC, figurano circa 2000 nomi; altrettanti se ne contano in Egitto.
A volte le nuove e le vecchie divinità si sono fuse in una sola figura, a volte si sono “specializzate” differenziandosi in più figure, hanno cambiato nome o hanno moltiplicato le proprie competenze.

inanna-ishtarPer fare un solo esempio, Inanna (Ishtar), una delle principali divinità sumerico-assiro-babilonesi, era considerata la dea del sesso, delle prostitute, dell’amore, della fecondità femminile, della guerra, delle tempeste, del tuono, dei magazzini, della lana, della carne, del calendario, della pioggia, della fertilità, dei datteri, della morte, dei disastri, degli incendi, della gioia e delle lacrime, dell’amicizia e dell’ostilità.

Mai prima del cristianesimo, che si sappia, un popolo ha cercato di imporre ad altri i propri dèi; al contrario, gli dèi stranieri sono stati aggiunti a quelli tradizionali. Così è stato anche nella regione di Canaan, dove gli Israeliti erano presenti probabilmente prima del 1200 aC ed avevano adottato i culti di alcune importanti divinità: il dio-toro era presente in Egitto (col nome di Apis) ed in tutto il Vicino Oriente (come immagine di Baal e di Yhwh).
In Canaan il dio El è descritto come un vecchio, padre dell’umanità e di tutte le specie, dotato a volte di due grandi corna di toro.
El è anche uno dei nomi del dio della Bibbia ebraica (tradotto in italiano con Dio); le sue immagini come dio-toro sono chiamate “vitelli”, ma si riferiscono anche ad Yhwh e forse ad Api.
 Il sommo sacerdote Aronne costruisce un vitello d’oro, gli erige un altare e proclama che “domani sarà festa in onore dell’Eterno” (cioè di Yhwh, Esodo 32,5)
 
Il re Geroboamo istituisce il culto di due “vitelli” d’oro nei templi di Dan e di Betel, con sacerdoti e festa annuale: “O Israele, ecco i tuoi dèi, che ti hanno fatto uscire dal paese d’Egitto! (…) e il popolo andava fino a Dan per presentarsi davanti a uno di quei vitelli.” (1Re, 12:28-30).
 
Il culto del “vitello” venne mantenuto anche dal virtuoso re Jeu, che”non abbandonò i vitelli d’oro che erano a Betel e in Dan”. Da notare che fu premiato da Yhwh: “perché ti sei compiaciuto di fare ciò che è giusto ai miei occhi (…) i tuoi figli – fino alla quarta generazione – siederanno sul trono di Israele” (2Re, 10:28-30).
 
Si legge anche come l’eroe Sagmar sconfisse 600 Filistei usando “un pungolo per buoi”. Strano strumento di guerra, ma la traduzione esatta del testo è probabilmente “per mezzo del dio-toro” (per le possibilità d’interpretare il testo ebraico in diversi modi, v. testi biblici)
 
El (“il più alto”) era un antichissimo dio siriano (circa 2500 aC) presente in tutta l’area semitica, fino al nord della Mesopotamia (Hurriti). In Palestina era messo in relazione con l’egiziano Ptah (dio della capitale Menfi), del quale il dio-toro Apis (altrettanto antico di El) era un’incarnazione.
Per i Fenici era padre di Dagan, quindi nonno di Baal, forse identificabile con Baal-Ammone, suprema divinità di Cartagine.
Nella Bibbia ebraica compare circa 2000 volte come Eloah (plurale Elohim), El, Elahh.
Si trova al primo posto in tre liste di divinità ugaritiche (Siria), chiamato ripetutamente “El il toro” o “dio-toro”, abu bani ili (“padre degli dei”, gli Elohim) e abuadami (“padre dell’uomo”, v. l’Adamo della Bibbia).
In un inno hurrita è chiamato “El dell’alleanza”, cosa che lo collega al cananeo “Baal del patto” ed alle numerose “alleanze” di Yhwh-El-Elah-Elohim con gli eroi della Bibbia.
Sembra che a volte sia stato fuso con Baal.
In un testo ugaritico, Yhwh è citato come “figlio di El”. Giacobbe acquistò dal padre di Sichem un pezzo di terra, dove piantò la tenda e dove eresse un altare e lo chiamò “El, Dio d’Israele” (Genesi 33:20).
 
baal02Baal (Bel, Belo, El), altra figura centrale della religione ugaritica, era una delle divinità principali di Siriani, Fenici, Assiri, Babilonesi ed Israeliti. In Canaan era Baal Berit (Baal del patto), a cui era dedicato il tempio di Sichem, dove poi fu adorato anche Yhwh. E’ probabile quindi che l’altare eretto da Giacobbe in realtà fosse dedicato a Baal, poi “aggiustato” come El.
Citato 63 volte nella Bibbia, sempre come divinità alla quale il popolo ebreo rimane ostinatamente fedele, ma forse anche con il significato generico di “idolo” e con intenzione dispregiativa.

asherah02Asherah, citata 6 volte nella Bibbia (Asera), “sposa” di Baal e di Yhwh, è la Madre semitica che compare in numerosi testi in accadico e in ittita, dove è chiamata “creatrice degli dèi (Elohim)” ed è una delle diverse versioni della divinità conosciuta soprattutto come la fenicia Astarte (citata 43 volte nella Bibbia), l’egiziana Qadesh, la sumera-assira Inanna-Ishtar o la siriana Anath. In Grecia prese i nome di Afrodite, a Roma quello di Venere.
Questo personaggio, che nel perbenismo dei testi moderni è definito come dea “dell’amore”, era in realtà la dea del sesso a oltranza. Nei suoi templi si praticava laprostituzione sacra, che risale ai Sumeri (almeno dal 2000 aC), usanza cara anche agli Israeliti che poi fu proibita dalla Bibbia (Deuter. 23:17; 1Re 14:24, 15:12, 22:46; 2Re 23:7).
La Bibbia dice che era venerata dagli Ebrei come Astarte e come “Regina del cielo”.
“Non vedi che cosa fanno nelle città di Giuda e nelle strade di Gerusalemme? I figli raccolgono la legna, i padri accendono il fuoco e le donne impastano la farina per preparare focacce alla Regina del cielo” (Geremia, 7:17-18)
 “(…) bruceremo incenso alla Regina del cielo e le offriremo libazioni come abbiamo già fatto noi, i nostri padri, i nostri re e i nostri capi nelle città di Giuda e per le strade di Gerusalemme” (geremia, 44:17)
 La Regina del cielo è superiore ad Yhwh, un buono a nulla che non ha saputo evitare le carestie e le sconfitte in guerra: …allora avevamo abbondanza di pane, stavamo bene e non vedevamo nessuna calamità; ma da quando abbiamo smesso di offrire profumi alla regina del cielo e di farle delle libazioni, abbiamo avuto mancanza di ogni cosa; siamo stati consumati dalla spada e dalla fame.
E le donne aggiunsero: “Quando noi donne bruciamo incenso alla Regina del cielo e le offriamo libazioni, forse che senza il consenso dei nostri mariti prepariamo per lei focacce con la sua immagine e le offriamo libazioni?” (Geremia, 44:18-19)
 

anath01Anath, anche lei moglie, ma anche sorella, di Baal, è nota soprattutto dai testi di Ugarit, dove in origine appare anche come vergine guerriera. Più tardi il suo culto e il suo stesso nome si fusero con quelli di Astarte. Infatti la si ritrova associata a Yhwh nel tempio di Elefantina, evidentemente come variante della coppia Yhwh-Asherah.
Fino all’epoca della riforma, a Gerusalemme veniva celebrato annualmente ilmatrimonio sacro tra Yhwh e Anat, interpretati rispettivamente dal sommo sacerdote e da una donna, forse una prostituta sacra (Raphael Patai, Man and Temple, citato da Belloni, pag. 62).

Ci sono dunque diversi elementi di analogia tra Baal e Yhwh, che hanno in comune le mogli, i templi e l’animale sacro; e sembra che il culto di Baal sia sopravvissuto per secoli, nonostante la sanguinosa opposizione dei sacerdoti di Yhwh.

APIS- DIO TOROApi o Apis era una delle più antiche divinità egiziane (3000 aC), un toro nero che poi fu considerato l’incarnazione di Ptah, protettore della capitale Menfi. E’ possibile che la sua figura abbia contribuito alla rappresentazione di Baal come dio-toro; se si accetta l’ipotesi che alcune tribù israelite provenivano dall’Egitto, potrebbe essere lui il “vitello d’oro” fabbricato da Aronne (v. sopra) mentre suo fratello Mosè si è assentato per parlare con Yhwh (Esodo, 32:5)

Moloch_the_godMolok (Moloch, Moloc, Molek) è una divinità cananea inventata dai redattori della Bibbia per attribuirle i sacrifici umani che in realtà erano compiuti dagli Ebrei in onore di Yhwh.
Altre invenzioni della Bibbia sembrano essere gli “abominevoli” Milcom (la versione ammonita di Moloch) e Chemosh, divinità analoga dei Moabiti. Di costoro non si hanno notizie da altre fonti. Il re Salomone aveva fatto erigere templi a questi dèi cannibali, come pure ad Astarte (2Re, 23:13, 1Re, 11:7). Molok era invece il nome del rito, le cui vittime erano bambini molto piccoli, che ad un certo punto venne proibito.

Nella Bibbia, Elohim compare circa 2000 volte. E’ un plurale maschile, e significa “gli Dèi”. In diverse occasioni viene usato per indicare collettività come gli angeli della corte celeste (Salmo 138,1) o i “figli di Dio” (Giobbe 1,6; 29,1; 89,7). Compare anche nelle forme singolari (Eloah, El, Elahh). Viene interpretato in diversi modi: per es. “colui che esiste di per sè”, oppure “colui che è forte e incute timore”, oppure “la loro potenza”. Per i devoti ebrei, questo nome è troppo sacro per essere pronunciato
A volte il plurale non è stato nascosto: Dio disse: “facciamo l’uomo, con la nostra immagine, a nostra somiglianza” […] “Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi” (Genesi 1,26; 3,22)
La trovata della “immagine e somiglianza” diventò abbastanza imbarazzante quando Darwin (1871) dimostrò che i primi uomini somigliavano molto alle scimmie. Non si sa fino a che punto i credenti ne furono turbati, ma il rischio che ne emergesse l’ipotesi di un dio-scimmia con le corna da toro provocò una certa agitazione negli ambienti ecclesiastici.
 Yhwh compare circa 7000 volte ed è il “tetragramma” (quattro lettere) che è proibito pronunciare; non risulta che questo nome sia stato usato in altre religioni ed il suo significato, che sembra analogo a quello di “essere” o “esistere”, è stato reso con espressioni del genere “io sono chi sono”, oppure “io sono colui che è”. 
yahweh_asherahNei templi di Kuntillet Ajrud (Sinai) e di Lachis (costa della Palestina) il nome di Yhwh compare solo due volte, e in entrambi i casi per invocare la benedizione sua, di Asherah, di El e di Baal (tutte divinità cananee).

In un graffito del tempio di Taanach (Israele settentrionale) due figure in piedi sono accompagnate da un’iscrizione, interpretata nel senso che si tratta di Asherah e del suo consorte Yahweh.
Adonai: compare 439 volte. Significa “Eterno” ma viene tradotto anche con “Signore”. Non potendo pronunciare nè Elohim nè Yhwh, quando leggono questi termini i devoti se la cavano dicendo Adonai. Se si ammette l’ipotesi che almeno una delle tribù israelite (Beniamino) proveniva dalla Siria, Adonai potrebbe essere Adon, dio siriano del ciclo morte/rinascita che era adorato anche dai Fenici e che corrisponde all’egiziano Osiride ed al greco Adonis (Adone a Roma).
 

arca dell'alleanzaAngeli: in generale, appaiono come divinità minori al servizio di Yhwh. Va notato che non sono stati creati dagli Elohim (la Genesi li ignora completamente). 
Intesi in questo senso, provengono certamente dalla mitologia babilonese. in cui i cherubini sono sfingi alate messe a guardia dei templi, come fanno anche gli Ebrei nell’Arca dell’Alleanza e nel tempio di Gerusalemme; nelle raffigurazioni cristiane gli angeli sono identici a quello rappresentato in un bassorilievo della biblioteca di Assurbanipal (650 aC).
A quanto pare, queste divinità minori erano di sesso maschile ed apprezzavano le grazie delle donne mortali: Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero (…)
C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo – quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi” (Genesi, 6:2-4)
Degli Angeli ebbe modo di occuparsi anche la chiesa cristiana, quando nel Concilio di Efeso (431) stabilì che essi erano dotati di tre paia (!!!) di ali piumate: per volare, per velarsi il volto e per nascondere il proprio sesso, sul quale però i venerabili Padri conciliari non riuscirono a mettersi d’accordo: imperdonabile ignoranza della Genesi, che già aveva chiarito tutto. Conclusero che comunque il loro sapore era squisito.
In Mesopotamia, come poi anche in Grecia e quasi dappertutto, questi “matrimoni” misti erano frequenti: in genere i re si vantavano di essere figli o sposi di qualche divinità. Esempi celebri sono il re Gilgamesh, il pastore Dumuzi (Tammuz), Ercole, il re Minosse, Castore e Polluce, Elena di Troia, il re Creso, Enea, Achille.
 L‘Angelo del Signore invece è la forma umana sotto cui Yhwh si manifesta in alcune occasioni: si presenta inizialmente come messaggero, ma d’improvviso si mette a parlare in prima persona come dio.
L’Angelo ferma Abramo che sta per sacrificare Isacco, poi gli dice:Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio” (Genesi, 22:10)
Un angelo preannuncia ai genitori la nascita di Sansone; alla fine del colloquio, il futuro padre dice a sua moglie:Noi moriremo certamente, perché abbiamo visto Dio” (Giudici, 13:22)
Analoghi episodi si trovano in Genesi 16:7 e 21:18 (Agar e Ismaele), in Genesi, 19:1-21 (Lot e la distruzione di Sodoma), in Giudici, 6:11-23 (Gedeone).

…Alla faccia del “Dio” unico!!

FONTE ==> http://www.webalice.it/gangited/_A/Bibbia_B1.html

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LA MOGLIE DI YAHWEH

LA MOGLIE DI YAHWEH 

Tre miliardi di persone guardano al loro Dio trascendente, creatore dell’Universo, onnipotente e metafisico ricercando in esso quei precetti di una spiritualità destinata alla salvezza della loro anima e del loro spirito, adeguandosi ai dogmi e agli insegnamenti delle grandi religioni monoteistiche mondiali. Questi sono cristiani, musulmani ed ebrei e il loro Dio è Yahweh.

asherah02Ciò che questi tre miliardi di individui non sanno è che il loro dio trascendente e metafisico… aveva dei genitori… e sposò sua madre. Qualcosa questo che non coincide con l’idea di un dio appartenente alla sfera spirituale metafisica.

Nel corso dei millenni, i Traduttori Biblici hanno oscurato una divinità che nei tempi antichi veniva messa alla pari del “nostro Creatore”: Asherah, una divinità femminile della fertilità che godeva delle stesse attenzioni da parte dei suoi adoratori.

Francesca Stavrakopoulou, ricercatrice del dipartimento di Teologia e Religione all’università di Exeter, ha indagato la connessione tra Yahweh e Asherah, cercando di svelare i motivi per cui la divinità femminile sia scomparsa quasi completamente dalla narrazione biblica.

“Forse lo conoscete come Yahweh, Allah o Dio, ma su un solo punto concordano ebrei, musulmani e cristiani, i popoli delle tre grandi religioni abramitiche: c’è un solo Dio” dice Stavrakopoulou. “E’ una figura solitaria, unica, creatore universale, non un Dio tra tanti…o forse è quello che ci piace credere. Dopo anni di ricerca specializzata nella storia e nella religione di Israele, sono giunta alla conclusione, che alcuni potrebbero giudicare scomoda, che Dio avesse una moglie”.

Stavrakopoulou basa la sua teoria su testi antichi, amuleti e statuette scoperte prevalentemente nella città costiera di Ugarit, elementi che mostrerebbero che il culto di Asherah sia stato parecchio diffuso tra le popolazioni israelite del tempo.

La teoria di una divinità femminile adorata parallelamente a Yahweh non è nuova: già nel 1967 Raphael Patai, orientalista e antropologo propose l’idea di un “doppio culto” di Yahweh e Asherah. Patai, ricercatore di fama internazionale che lavorò per le Nazioni Unite come direttore di progetti di ricerca antropologica in Siria, Libano e Giordania, Asherah sarebbe stata la “regina dei cieli”, come viene chiamata nel Libro di Geremia.

L’ipotesi che Dio potesse avere una moglie fu avanzata in passato da Patai e da altri ricercatori sulla base di un’iscrizione risalente all’ VIII° secolo a.C., e di riferimenti all’interno della Bibbia stessa. “L’iscrizione era una richiesta di benedizione” dice Stavrakopoulou. “L’iscrizione chiede una benedizione da Yahweh e Asherah”. Era la prova che presentava Yahweh e Asherah come una coppia divina. 

FRAMMENTO YAHWEHQuesto frammento ceramico è stato datato all’VIII sec. a.C recante sopra la rappresentazione di tre figure e un’iscrizione di richiesta di benedizione. Negli anni sessanta, durante uno scavo in una località remota del Sinai, denominata Kuntillet ‘Ajrud, è stata ritrovata una parete di anfora rotta che, con ogni probabilità, fu riutilizzata da un mercante o da un semplice viaggiatore come “foglio” su cui scrivere una richiesta di protezione,durante il suo tragitto, alle divinità.
Questo frammento, fortunatamente fotografato e documentato e di cui si è riuscito a realizzare una copia, è stranamente scomparso! Cosa c’era di tanto sconvolgente su questo manufatto riutilizzato?

Una richiesta di protezione durante il viaggio rivolta a Yahweh (il Dio della Bibbia) e alla sua paredra Asherah e due delle tre figure erano queste due divinità.

Qui si apre un mondo di discussioni, e ognuno potrebbe utilizzare tale frammento o copia a suffragare le proprie convinzioni, unica nota stonata è: come mai tale frammento e scomparso e l’archeologo di Tel Aviv è visto come un “simpatico vecchietto dalle idee un po’ balzane?”.
La sparizione da, ovviamente, adito a dei sospetti. Inoltre solo ora è stata ritrovata una manciata di altre iscrizioni, e tutte ci aiutano a rafforzare l’idea che il Dio della Bibbia avesse una moglie e che quindi le idee dell’archeologo di Tel Aviv non fossero così ‘balzane’.

FRAMMENTO YAHWEH- ASHERALa stessa Bibbia sembrerebbe confermare il culto di Ashera nel Libro dei Re, in cui si cita una statua di Asherah  nel Tempio di Yahweh a Gerusalemme. A questa statua venivano offerti oggetti di tessuto prodotti dal personale femminile del Tempio. Il testo usa anche il termine “asherah” in due sensi, per riferirsi ad un oggetto religioso, o per definire il nome della divinità. “Molte traduzioni in inglese preferiscono tradurre ‘Asherah’ con Albero Consacrato” dice Wright. “Questo sembra essere parzialmente dovuto ad un desiderio moderno, ispirato chiaramente dalla narrativa biblica, di nascondere Asherah dietro ad un velo ancora una volta”.
“Asherah non è stata completamente cancellata dalla Bibbia dai suoi editori maschili” dice J. Edward Wright, presidente del The Arizona Center for Judaic Studies e del The Albright Institute for Archaeological Research. “Alcune sue tracce rimangono, e basandosi su queste tracce, sulle prove archeologiche e sui riferimenti a questa dea nei testi provenienti dai territori confinanti con Israele e il Regno di Giuda, possiamo ricostruire il suo ruolo nelle religioni del Levante meridionale”.

Asherah non è una divinità che appartiene alle sole religioni abramitiche: nota anche come Ishtar e Astarte, era una divinità potente e celebrata in molte culture, dai Fenici ai Babilonesi, e le cui origini risalirebbero a ben oltre un millennio prima di Cristo. Le sue tracce si possono trovare in testi ugaritici risalenti a un periodo precedente al 1200 a.C., testi che la definiscono con il suo nome completo “Colei che cammina sul mare”. Ricorda qualcosa, non vi pare?

“I riferimenti alla dea Asherah nel Vecchio Testamento sono rari, e sono stati pesantemente modificati dagli antichi autori che hanno messo raccolto i testi sacri” aggiunge Aaron Brody, direttore del Bade Museum e professore associato alla Pacific School of Religion.

Brody è convinto del fatto che gli antichi israeliti fossero politeisti, con solo una piccola minoranza che venerava solo Yahweh prima degli eventi storici del 586 a.C., anno in cui venne distrutto il Tempio di Gerusalemme, cosa che secondo Brody “portò ad una visione più universale del monoteismo: un solo dio non solo per il Regno di Giuda, ma anche per le altre nazioni d’Israele”.

Nella rivisitazione del pantheon ugaritico cananeo lo stesso Brody riconosce la figura di Asherah, la moglie di El, come particolarmente affascinante. Una figura che i redattori e i traduttori dell’Antico Testamento hanno lentamente fatto scomparire nonostante le numerose statuine della dèa ritrovate e risalenti al Regno di Israele e a quello di Giuda a testimonianza, proprio, della popolarità di Asherah tra gli israeliti con il loro presunto monoteismo.

El (אל, אלהים) è uno dei tanti nomi di Dio nell’Antico Testamento. Gli autori si riferiscono a lui sia con El che con Yahweh (יהוה, oppure אדני). Pur di non citare Asherah (אשרה) nelle traduzioni, ovvero per nascondere la moglie della maggiore divinità israelita del nascente monoteismo, i traduttori si sono arrampicati sugli specchi.

Nella Bibbia ci sono circa 40 citazione del sostantivo Asherah (‘SHRH, אשרה). Ma sono state mascherate.
Ecco alcuni esempi:
Geremia, 7,17/18 “Non vedi che cosa fanno nelle città di Giuda e nelle strade di Gerusalemme? I figli raccolgono la legna, i padri accendono il fuoco e le donne impastano la farina per preparare focacce alla Regina del cielo…
 Geremia, 44:17 “…bruceremo incenso alla Regina del cielo e le offriremo libazioni come abbiamo già fatto noi, i nostri padri, i nostri re e i nostri capi nelle città di Giuda e per le strade di Gerusalemme…
Geremia, 44,18/19 “…allora avevamo abbondanza di pane, stavamo bene e non vedevamo nessuna calamità; ma da quando abbiamo smesso di offrire profumi alla regina del cielo e di farle delle libazioni, abbiamo avuto mancanza di ogni cosa; siamo stati consumati dalla spada e dalla fame.
E le donne aggiunsero: Quando noi donne bruciamo incenso alla Regina del cielo e le offriamo libazioni, forse che senza il consenso dei nostri mariti prepariamo per lei focacce con la sua immagine e le offriamo libazioni?”

Abbiamo detto più sopra come Asherah nel libro di Geremia venisse definita “Regina dei cieli” esattamente come si presentò l’entità riconosciuta universalmente come la Madonna di Fatima. Bene, a partire da questa premessa, siamo certi che l’entità apparsa fosse davvero la madre di Gesù Cristo? Ella ha parlato di un figlio, adirato nei confronti degli uomini per i loro comportamenti… sembrerebbe essere Enlil, oppure Enki, deluso dal mancato raggiungimento del suo progetto di sviluppo della civiltà umana, iniziato subito dopo il Diluvio.
La Madonna di Fatima potrebbe allora essere stata Ishtar? Inanna? O addiritura Nammu, che nei miti sumeri si rivolge al fratello Enki dicendo: «… O fratello mio, svegliati dal mio letto, dal mio sonno, fai ciò che è saggio, modella i servi per gli Dei, affinché possano produrne il loro pane…»

O ancora potrebbe essere la nostra Asherah, moglie e madre di Yahweh, un Elohim adirato da migliaia di anni per un torto subito decine di migliaia di anni fa, subito dopo il Diluvio. Un errore di valutazione da parte di Enki ed Enlil che costò la vita a più di 35 milioni di persone, uomini, donne, bambini uccise durante le guerre di Yahweh. Tante sono le vittime dei genocidi perpetrati direttamente dal “dio” adorato da tre miliardi di persone…

Che i templi israeliti fossero adibiti al culto contemporaneo di diverse divinità risulta dalla Bibbia, dove questo sacrilegio viene spostato a tempi recenti per essere attribuito alla corruzione del popolo ebreo (Geremia, 7:30) e specialmente di alcuni re (2Cronache, 28:1; Geremia, 32:34).
Il fatto, però, risale almeno a circa il 700 aC ed è attestato da prove archeologiche (cocci e graffiti su intonaco, in cui Yhwh viene invocato insieme ad altri dèi) e dalle immagini trovate nel tempio di Taanach, dove è rappresentata la coppia divina Yhwh-Asherah. Intorno al 400 aC, nel tempio di Elefantina Yhwh era tranquillamente adorato insieme a diverse divinità cananee, senza che le autorità di Gerusalemme muovessero obiezioni.
Del resto, di tutte le popolazioni cananee, compresi i Giudei e con la sola eccezione dei Fenici, non si sa praticamente nulla. Il loro contributo all’enorme patrimonio archeologico del Vicino Oriente consiste in pochissimi bronzetti votivi, in figurine di una donna munita di tamburello ed in grossolane statuette che vengono interpretate come immagini della dea Asherah (la moglie di Yhwh).
 La coppia Yhwh-Asherah è in un tempio di Taanach (Israele settentrionale). 

In breve, l’invenzione del monotesimo ebraico dalle divinità cananee ha portato con sé anche Asherah; consorte di El, moglie di Yahweh. La sposa del Dio di ebrei e cristiani.

FONTE ==> http://www.progettoatlanticus.net/2013/04/la-moglie-di-yahweh.html

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