11′ Tavoletta [A] “Prima Guerra della Piramide”

Sinossi della 11′ Tavoletta  del Libro Perduto di Enki
[A] “Prima Guerra della Piramide”

Questo è ora il racconto della prima Guerra della Piramide scatenata da Horus e Seth per il comando della Seconda Regione.

Quando giunse a conclusione il primo Shar dopo il Diluvio, la tregua pacifica venne scossa da un avvenimento inatteso.
Non fra Marduk e Ninurta, né fra i clan di Enki ed Enlil nacque la disputa.
Fra i figli di Marduk, spalleggiati dagli Igigi, la tregua venne violata.
Quando su Lahmu Marduk, Sarpanit, i loro figli e le loro figlie erano in attesa del Diluvio, i due figli, Osiride e Seth, si invaghirono delle figlie di Shamgaz, capo degli Igigi. Quando sulla Terra fecero ritorno, i due fratelli sposarono le due sorelle.
Osiride scelse quella che si chiamava Iside, Seth scelse quella che si chiamava Nebat.

– Osiride, con Marduk, suo padre, scelse di dimorare nelle Terre Scure.
– Insieme a Shamgaz Seth costruì la propria dimora; la costruì nei pressi del Luogo dell’Atterraggio, dove abitavano gli Igigi.

Shamgaz era preoccupato dei domini sulla Terra: dove saranno padroni gli Igigi? Così Shamgaz incitava gli altri Igigi;
di questo, ogni giorno, Nebat parlava a Seth. Restando con suo padre, Osiride sarà il solo successore, le terre fertili lui solo erediterà! Così ogni giorno Shamgaz e Nebat, sua figlia, ripetevano a Seth.
Padre e figlia tramarono come mantenere la successione nelle mani del solo Seth.

In un giorno fausto organizzarono un banchetto; vi invitarono gli Igigi e gli Anunnaki.
Anche Osiride, nulla sospettando, giunse per far festa con il proprio fratello.
Nebat, sorella della sposa, preparò le tavole, preparò anche gli sgabelli.
Si fece bella, suonando la lira, cantò una canzone al potente Osiride.
Seth tagliò davanti a lui succulenta carne arrostita, col coltello salato gli servì i bocconi più prelibati.
Shamgaz gli offrì vino novello, contenuto in un grande calice; per lui preparò una mistura.
Gli offrì una grande coppa, veramente capiente, ricolma di elisir di vino.
Osiride era di buon umore, in allegria si alzò e cantò, suonando i cembali cantò.
Poi, sopraffatto dalla mistura di vino, cadde a terra.
Portiamolo via affinché possa godere di un buon riposo!
Così dissero i padroni di casa agli altri invitati. Condussero Osiride in un’altra stanza, lo deposero in una bara. Chiusero la bara, sigillandola bene, poi la gettarono in mare. Quando Iside venne a conoscenza di quanto era successo, a Marduk, padre di suo marito, rivolse i suoi lamenti: Osiride è stato brutalmente condannato a morire negli abissi del mare, in fretta dobbiamo trovare la bara!
Cercarono in mare la bara di Osiride, la trovarono vicino alla riva della terra bruna.
All’interno della bara, rigido giaceva il corpo di Osiride, dalle sue narici il soffio vitale si era ormai allontanato.
Marduk gli lacerò gli abiti, la fronte gli cosparse di cenere. Figlio mio! Figlio mio! Così urlò Sarpanit gemendo e piangendo; incommensurabile era il suo dolore, immenso il suo cordoglio. Enki, sconvolto, piangeva: La maledizione di Caino si è ripetuta! Così, straziato dal dolore, disse a suo figlio. Iside levò un lamento fino ai cieli, per avere vendetta e un erede fece appello a Marduk: Seth deve essere condannato a morte.
Che con il tuo seme io possa concepire un successore. Che attraverso il tuo nome possa essere ricordato il suo, che la stirpe possa sopravvivere!
Questo, ahimè non può essere! Così disse Enki a Marduk e a Iside: Il fratello che pure ha ucciso, del fratello deve continuare la stirpe. Per questo si deve risparmiare la vita di Seth, col suo seme devi concepire un erede di Osiride!
Iside era confusa da questi scherzi del fato; sconvolta, decise di sfidare le regole. Prima che il corpo di Osiride fosse avvolto in un sudario, per essere conservato in un luogo sacro, dal fallo di Osiride Iside estrasse il suo seme vitale.
Con esso Iside si fecondò, affinché nascesse un erede, un vendicatore di Osiride.
Così Seth parlò a Enki e ai suoi figli, a Marduk e ai suoi fratelli:
Io sono l’unico erede e successore di Marduk, Io sarò il Signore della Terra dei due Canali!
Al cospetto del consiglio degli Anunnaki Iside si oppose alla rivendicazione: sono incinta del seme di Osiride.
Per sfuggire all’ira di Seth, si nascose fra i giunchi del fiume insieme al figlioletto.
Chiamò il figlio Horus, lo allevò perché potesse vendicare il padre. Seth era perplesso;

Shamgaz non abbandonò le proprie ambizioni.
Di anno terrestre in anno terrestre gli Igigi e i loro discendenti dal Luogo dell’Atterraggio si insediarono in altre terre. Si avvicinarono sempre più ai confini di Tilmun, la regione sacra di Ninharsag. Gli Igigi e i loro Terrestri minacciarono di invadere il Luogo dei Carri Celesti.

Nelle terre brune Horus, grazie ai rapidi cicli vitali della Terra, crebbe in fretta fino a diventare un eroe. Horus venne adottato da Gibil suo prozio, da lui venne istruito e addestrato.
Gibil creò per lui dei sandali alati, affinché fosse in grado di librarsi in volo come un falco.
Per lui Gibil fabbricò un arpione divino, le sue frecce erano come fulmini. Negli altipiani del sud Gibil gli svelò i segreti del metallo e della sua lavorazione. il segreto di un metallo chiamato ferro, Gibil rivelò a Horus.

Con esso Horus fabbricò delle armi, radunò un esercito formato da Terrestri leali. Marciarono verso nord per sfidare Seth e gli Igigi, terre e fiumi attraversarono.

Quando Horus e il suo esercito di Terrestri raggiunsero i confini di Tilmun, la Terra dei Missili, così Seth sfidò Horus:
Il conflitto è fra noi e noi due soltanto, combattiamo corpo a corpo!
Nei cieli sopra Tilmun, a bordo del suo Turbine di Vento, Seth attese Horus per combattere con lui.
Quando Horus si librò in cielo, dirigendosi verso di lui come un falco, Seth gli sparò contro un dardo avvelenato, come la puntura di uno scorpione abbatté Horus.
Nel vedere ciò Iside levò un urlo al cielo, chiamando in aiuto Ningishzidda. Ningishzidda discese dalla sua barca celeste, giunse per salvare l’eroe, come aveva chiesto la madre. Con poteri magici Ningishzidda trasformò il veleno in sangue benigno.
Al mattino Horus era già guarito, era tornato dal regno dei morti! Poi, Ningishzidda consegnò a Horus una Colonna Fiammeggiante: come un pesce celeste, con le pinne e la coda infuocate, i suoi occhi mutavano colore, dal blu al rosso e poi nuovamente al blu.
A bordo della Colonna Fiammeggiante Horus si librò in volo verso il trionfante Seth.
In lungo e in largo si diedero la caccia; feroce e spietato fu il combattimento.
All’inizio venne colpita la Colonna Fiammeggiante, poi con il suo arpione, Horus colpì Seth.
Al suolo Seth si schiantò, Horus lo legò.
Quando Horus si presentò al cospetto del consiglio, tenendo prigioniero lo zio, essi videro che era accecato, i suoi testicoli erano schiacciati, si reggeva in piedi come un cosa vecchia, ormai inutile.
Che Seth, cieco e senza eredi, continui vivere! Così disse Iside al consiglio.
Che finisca i suoi giorni come un mortale, fra gli Igigi, così il consiglio ne decretò il fato.
Horus venne dichiarato vincitore, il trono del padre poteva così ereditare.
La decisione del consiglio venne incisa su di una tavoletta di metallo, nella Sala degli Archivi venne conservata.
Marduk, nella sua dimora, fu soddisfatto della decisione; gli eventi lo avevano addolorato: pur se Horus era figlio di Osiride, sangue del suo sangue, discendeva pur sempre da Shamgaz, lgigi.
Non gli era stato concesso un regno, uno a lui destinato, così come era usanza fra gli Anunnaki.
Avendo perso entrambi i figli, Marduk e Sarpanit cercavano conforto l’uno nell’altra. Nel tempo era nato loro un altro figlio, lo chiamarono Nabu, Colui Che Porta la Profezia.

CONTINUA ==> Sinossi della 11′ Tavoletta  del Libro Perduto di Enki [B] “Dumuzi e Inanna”

==> LIBRO PERDUTO DI ENKI

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