Sinossi della 6′ Tavoletta del Libro Perduto di Enki
[B] “Primi Ominidi”
Questo è ora il racconto di come venne creato il Lavoratore Primitivo,
e di come Enki e Ninmah forgiarono l’Essere con l’aiuto di Ningishzidda.
Nella Casa della Vita, nell’Abzu, Enki spiegava a Ninmah come creare l’Essere.
Condusse Ninmah in un luogo fra gli alberi, era un luogo pieno di gabbie.
Nelle gabbie erano rinchiuse strane creature, nessuno aveva mai visto creature simili allo stato brado: le membra anteriori erano di un tipo, le membra posteriori appartenevano a un’altra creatura.
Enki mostrò a Ninmah creature di due tipi, dalle loro essenze unite!
Fecero ritorno alla Casa della Vita, Ninmah venne condotta in un luogo puro che rifulgeva di luce.
Nel luogo puro Ningishzidda spiegò a Ninmah i segreti dell’essenza della vita.
Di come si può combinare l’essenza di due specie, a lei mostrò.
Le creature nelle gabbie di rami d’albero sono invero anomale, mostruose! Così esclamò Ninmah.
E vero! Le rispose Enki. Per questo abbiamo bisogno di te, perché tu le renda perfette!
Come combinare le essenze, quanta di una e quanta dell’altra mettere insieme.
In quale grembo dare il via al concepimento, quale grembo dovrà procreare?
Per farlo si deve far ricorso alla tua conoscenza delle arti curative e di soccorso.
E necessaria la conoscenza di colei che ha partorito, di una madre!
Un sorriso illuminò il volto di Ninmah; ben si ricordava delle due figlie avute da Enki.
Con Ningishzidda esaminò le formule sacre che sul ME erano tenute segrete.
Gli chiese come questo e quello erano fatti.
Esaminò le creature rinchiuse nelle gabbie, contemplò le creature a due zampe.
Le essenze sono trasmesse da un maschio che feconda una femmina.
I due filamenti intrecciati si separano e si combinano così da creare un discendente.
Che un maschio Anunnaki ingravidi una femmina bipede, che possa nascere una combinazione dei due generi! Così disse Ninmah.
Abbiamo già fatto questa prova, ma senza successo! Così le rispose Enki.
Non c’è stato alcun concepimento, non c’è stata alcuna nascita!
Bisogna tentare di combinare le essenze in un altro modo. Così disse Ninmah. Bisogna trovare un altro modo per combinare i filamenti delle due essenze. Quello che è parte della Terra non deve essere danneggiato. Deve essere forgiato così da ricevere per gradi la nostra essenza. Si può tentare di ottenerlo solo poco per volta dalle formule del ME dell’essenza di Nibiru!
In un contenitore di cristallo Ninmah preparava una mistura, dolcemente vi depose l’ovulo di una femmina bipede. Fecondò l’ovulo con il ME che conteneva il seme degli Anunnaki. Reinserì l’ovulo nel grembo della donna bipede. Questa volta vi fu concepimento, una nascita era invero imminente!
I capi attesero l’epoca prevista per la nascita, con i cuori trepidanti attendevano il risultato.
II momento tanto atteso giunse, ma non vi fu nascita! Disperata, Ninmah praticò un taglio, con le pinze estrasse ciò che era stato concepito.
Era un essere vivente! Di gioia Enki urlò. Ci siamo riusciti!
Così esultò Ningishzidda. Nelle sue mani Ninmah teneva il neonato, ma lei non esultava: la creatura appena nata era tutta ricoperta di peli, le membra anteriori erano simili a quelle delle creature della Terra. Le membra posteriori erano più simili a quelle degli Anunnaki. Lasciarono che la femmina bipede allattasse il piccolo, che lo nutrisse con il suo latte.
La creatura cresceva rapidamente, un giorno di Nibiru era un mese nell’Abzu.
Il figlio della Terra divenne più alto, non somigliava però agli Anunnaki.
Le sue mani non erano adatte a tenere in mano strumenti, il suo parlare era soltanto un grugnito!
Dobbiamo riprovare ancora una volta! Così disse Ninmah. La mistura deve essere modificata.
Che io metta alla prova il ME, che io possa provare con questo o quel ME!
Assistita da Enki e Ningishzidda, il procedimento venne ripetuto.
Ninmah esaminò accuratamente le essenze nel ME.
Da una ne prelevò un frammento, da un’altra ne prelevò un altro.
Poi nel contenitore di cristallo fecondò l’ovulo di una femmina terrestre.
Vi fu il concepimento, al momento giusto vi fu la nascita!
Questa creatura somigliava di più agli Anunnaki.
La fecero allattare dalla madre, attesero che la creatura appena nata si sviluppasse.
Il suo aspetto era affascinante, le sue mani forgiate per tenere strumenti.
Controllarono i suoi sensi, scoprirono che non funzionavano.
Il neonato della Terra non era in grado di sentire, la sua vista era incerta.
Molte volte ancora Ninmah modificò la mistura, mille frammenti prese delle formule del ME.
Un Essere aveva piedi paralizzati, un altro stillava il seme.
Un altro aveva mani tremanti, un altro ancora aveva il fegato che mal funzionava.
Uno aveva mani troppo piccole per raggiungere la bocca, un altro aveva polmoni non adatti alla respirazione.
Enki era deluso dai risultati.
Non riusciamo a ottenere un Lavoratore Primitivo. Così diceva a Ninmah.
Con questi esperimenti tento di scoprire in questi Esseri ciò che è buono e ciò che non lo è!
Così disse Ninmah a Enki. Il mio cuore mi sprona a proseguire.
Ancora una volta preparò la mistura, ancora una volta il neonato non era perfetto.
E se il difetto non fosse nella mistura? Così le chiese Enki.
E se l’impedimento non fosse né nella femmina, né nelle essenze?
Forse manca proprio ciò di cui la Terra stessa è fatta?
Non usare contenitori fatti con i cristalli di Nibiru, plasmali con l’argilla della Terra!
Queste parole rivolse Enki a Ninmah, illuminato da grande saggezza.
Forse è necessaria la mistura stessa della Terra, la mistura di oro e rame!
Così Enki, Colui Che Conosce le Cose, la incitò a utilizzare l’argilla dell’Abzu.
Nella Casa della Vita Ninmah creò un contenitore, con l’argilla dell’Abzu lo forgiò.
Gli dette la forma di un bagno purificatore, così da creare al suo interno la mistura.
Dolcemente introdusse nel contenitore di argilla l’ovulo di una femmina terrestre, di una femmina bipede.
Introdusse nel contenitore l’essenza della vita estratta dal sangue di un Anunnaki.
L’essenza fu creata in base alle formule del ME; frammento dopo frammento venne aggiunta nel contenitore.
Poi depose l’ovulo così fecondato nel grembo di una femmina terrestre.
Ecco il concepimento! Ninmah annunciò con gioia. Attesero il momento previsto per la nascita.
Al momento previsto la femmina terrestre entrò in travaglio.
Stava nascendo una creatura, un neonato!
Con le sue stesse mani Ninmah estrasse la creatura: era un maschio!
Nelle sue mani teneva il bambino, ne esaminò l’aspetto; era l’immagine stessa della perfezione.
Nelle sue mani teneva il bambino;
Enki e Ninghishzidda erano presenti. I tre capi scoppiarono in risate gioiose.
Enki e Ningishzidda si congratulavano L’uno con l’altro dandosi gran manate sulle spalle.
Enki abbracciò e baciò Ninmah. Le tue mani lo hanno forgiato! Enki le disse con gli occhi scintillanti.
Affidarono la creatura alla madre affinché lo allattasse; cresceva più rapidamente di quelle su Nibiru. Di mese in mese il bambino compiva progressi, crebbe costantemente fino a svilupparsi.
I suoi arti erano perfetti, ma non sapeva parlare. Non sapeva parlare, emetteva solo grugniti e mugolìi!
Enki riflettè sul problema, esaminò tutte le fasi della creazione, ripensò alla mistura.
Di tutto ciò che abbiamo provato e modificato, solo una cosa non è stata mai cambiata! Così disse a Ninmah: L’ovulo fecondato è sempre stato impiantato nel grembo di una femmina terrestre. Forse questo è l’ultimo ostacolo! Così disse Enki. Ninmah guardò Enki, lo osservò con sconcerto.
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